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Costrette a nascondersi, uccise, imprigionate. È questo il destino di molte lesbiche nel Caucaso del Nord. Il primo passo, per iniziare ad affrontare la questione, è riuscire a dire di esistere

30/05/2018 -  Ekaterina Petrova*

(Pubblicato originariamente da OC Media il 17 maggio 2018)

Donne. Donne del nord del Caucaso. Donne lesbiche o transgender del nord del Caucaso. La società crede che non esistano. Secondo alcune leggi non dovrebbero esistere. E queste leggi vengono rispettate in modo sacrosanto. Nel contesto di questa regione, questo vale anche per altri “problemi” simili, nel contesto russo e in quello internazionale, non c'è spazio per le donne del Caucaso del Nord, per le lesbiche, le bisessuali o le donne transgender di queste zone.

Secondo la società, i diritti delle donne di questa regione, non sono un argomento su cui vale la pena perdere tempo, energie o denaro. Qui, si crede che la donna sia di proprietà dell'uomo e che debba limitarsi ad essere soddisfatta di questo. È anche pericoloso aiutare una donna – l'uomo non perdonerebbe mai alcun tipo di interferenza nella sua “proprietà”. Ma soprattutto, la donna stessa non permetterebbe mai che i suoi problemi diventassero pubblici – la società non lascerebbe mai in pace la sua famiglia.

Ci sono racconti di donne fuggite dalla Cecenia e sono state fatte ritornare dai loro parenti riassicurandole del fatto che non sarebbe successo loro niente. Ma, se qualcuno al di fuori della famiglia, avesse scoperto quanto accaduto, la famiglia sarebbe stata sottoposta a grandissima pressione, sia da parte della società, sia da parte delle autorità.

La Rete russa per la tutela dei diritti LGBT ha reso pubblico un caso: R.S. sarebbe morta improvvisamente lo scorso giugno dopo aver tentato, senza successo, di scappare dalla propria famiglia. Le cause della morte rimangono incerte e hanno fatto emergere diverse domande.

Storie come queste vengono chiamate solitamente "delitti d'onore". Ma non è altro che un modo per giustificare l'omicidio suggerendo che sarebbe stato commesso per delle buone ragioni. Non si sa dove risieda l'onore nell'omicidio di una persona, specialmente nell'omicidio di una donna completamente dipendente da qualcuno e a cui era già stata tolta la libertà.

Alcune volte, casi di omicidio riescono ad arrivare in tribunale, ma questo non aiuta al raggiungimento della giustizia. Un esempio è costituito dalle parole usate da un avvocato per difendere un padre responsabile della morte della figlia che non avrebbe indossato il velo e avrebbe accettato doni e regali da uomini sconosciuti. "I costumi e le tradizioni non possono essere soppresse e scavalcate da un codice penale", ha sostenuto l'avvocato.

Doppiamente deboli

Nel 2015, la fondazione Heinrich Böll ha pubblicato uno studio a riguardo della situazione delle donne nel Caucaso del nord. Ha dimostrato che i casi di violenza domestica sono estremamente diffusi in questa regione, mentre il movimento per i diritti delle donne è molto limitato. Molte donne inoltre, non avrebbero alcun accesso alle finanze delle rispettive famiglie.

Le donne LGBT sono quindi doppiamente deboli. Alcune ricerche indicano che il principale ostacolo per le donne che cercano di scappare dal Caucaso del Nord, risiede nel fatto che non hanno alcun tipo di indipendenza finanziaria, né hanno la libertà di muoversi e spostarsi dove vogliono. Mentre gli uomini possono contare sull'aiuto finanziario dei loro amici, o su un supporto quando si trasferiscono in altri paesi, le donne non hanno queste possibilità. In una società con delle differenze di genere così profonde, le donne possono essere amiche solo di altre donne che, come loro, hanno a disposizione pochissime risorse. Al contrario degli uomini, le donne non possono trasferirsi in altre regioni per lavorare o per studiare. Nel Caucaso del Nord, è proibito che le donne non sposate lascino la casa della famiglia e ci sono pochissime eccezioni, tutte in contesti familiari piuttosto progressisti.

Alcune attiviste per i diritti hanno sostenuto che nel Caucaso del Nord, la vita sarebbe in realtà più facile per donne lesbiche e bisessuali piuttosto che per gli uomini omosessuali. Chiunque sappia come solitamente funzionano le dinamiche della discriminazioni, sarebbe più propenso a sostenere il contrario. Ma i problemi delle persone che appartengono a categorie vulnerabili risultano quasi "invisibili" e per questo abbiamo l'impressione che non abbiano alcun tipo di difficoltà. Le donne LGBT del Caucaso del Nord fanno parte di ben tre categorie vulnerabili: non sono eterosessuali; sono donne; appartengono a una cultura e ad una società in cui i diritti delle donne sono limitati, e se il loro atteggiamento non si sposa con il paradigma della "brava ragazza", la loro vita è in pericolo.

Rimanere invisibili per molte donne lesbiche nel Caucaso del Nord è una questione di sopravvivenza.

Nel 2017, i media non hanno praticamente mai parlato dei problemi delle donne LGBT in questa regione. Questo in parte per questioni di sicurezza. Ciò nonostante, secondo la rete russa per la tutela dei diritti LGBT, questo non ha impedito alle autorità cecene di perseguire alcune donne tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018.

Le donne devono credere che vi è qualcuno, al di fuori del loro gruppo, interessato davvero ai loro problemi, perché questo le incoraggerà ad iniziare a parlare in maniera più aperta a proposito delle sfide che devono affrontare. È necessario che si capisca: loro esistono veramente ed hanno una serie di identità che solo apparentemente sono contraddittorie.

Le stime dicono che statisticamente circa il 5% della popolazione è omosessuale. Dunque vi sono circa 70.000 persone omosessuali nella sola Cecenia. Di queste, la metà sono donne.

Attivisti russi ed internazionali, hanno riferito che la situazione nel nord del Caucaso è critica. Ma la parte più conservatrice della società di queste zone non è d'accordo. I conservatori sono disgustati dalle nuove tendenze: maggior accesso alle informazioni; più potere ed indipendenza per le donne; dal fatto che sempre più spesso sono le donne a sollevare casi di divorzio e a rifiutare anche di risposarsi una seconda volta; e che si stia addirittura iniziando a parlare di persone Queer.

Resta una tematica marginale nel Caucaso del Nord, ma adesso se ne sta iniziando a parlare in maniera abbastanza diffusa. La situazione non è molto diversa rispetto ad altre parti del mondo: ma finché non si parla di questi problemi ad alta voce, di fatto "non esistono". In queste condizioni difficilmente è possibile credere che la situazione possa cambiare.

Prospettive future

Evacuare e far scappare in altri paesi persone omosessuali in pericolo è indubbiamente un gesto nobile e giusto, ma è necessario andare oltre. Molti dei rifugiati hanno dichiarato che non avrebbero mai lasciato le loro case se non si fossero trovati in una situazione di tale pericolo per le loro vite.

Penso che la società russa, in particolare la comunità LGBT, debba reagire in maniera più forte alle persecuzioni nei propri confronti. È necessario creare un sistema di assistenza per le donne lesbiche tenendo conto anche delle specificità della loro situazione. Per fare questo, è anche importante studiare il problema in profondità e andare oltre gli stereotipi secondo cui "le donne nel Caucaso del Nord hanno tradizionalmente un ruolo di secondo piano".

Anche la partecipazione delle donne è necessaria - dobbiamo raccontare come è strutturata la vita nella regione, com'è la situazione vista dall'interno, dare visibilità ai problemi e ai pericoli e discuterne per individuare delle soluzioni a queste questioni.

Credo che in questo contesto le esperienze di sopravvivenza delle donne omosessuali del Caucaso del nord abbiamo un valore inestimabile. Si tratta di esperienze di consapevolezza ed accettazione di se stesse, ma per poter essere se stesse, è necessario incorrere in rischi ed elaborare tecniche originali garantirsi l'incolumità. Sono certa che più le donne e le ragazze omosessuali che hanno avuto questo tipo di esperienza, entreranno a far parte di associazioni che tutelano i diritti LGBT, più potremmo espandere la nostra lotta. Ma è difficile fare una previsione su quando questo avverrà.

La situazione dei diritti umani in Russia sta cambiando. Le pressioni da parte delle autorità aumentano, ma anche l'opposizione a queste pressioni cresce sempre di più. Gli approcci di queste forme di ribellione sono diversi, e vengono inventate nuove tecniche di opposizione che iniziano a portare i primi risultati. Espandere questi approcci anche ai problemi delle persone Queer del Caucaso arricchirebbe le pratiche dell'intero movimento Queer russo e aiuterebbe a costituire reti di sostegno e aiuto anche in altre regioni del paese.

 

L'autrice: Ekaterina Petrova è una psicologa ed attivista per i diritti LGBT. Nata a Nalcica, capitale della Repubblica Autonoma russa di Kabardino-Balkaria, ha guidato diversi progetti per la Rete russa per difesa dei diritti LGBT.