Tiene la destra croata e guadagna qualche contea, l’opposizione socialdemocratica si aggiudica Fiume e la regione quarnerina, mentre alla guida di Zagabria resta ancora Milan Bandić
Ancora una volta l’ha spuntata. Milan Bandić, il sindaco di Zagabria in carica quasi ininterrottamente dal 2000, ha superato domenica anche l’ostacolo dei ballottaggi. Con il 51% delle preferenze, contro il 46% della candidata liberal-democratica Anka Mrak Taritaš (Partito popolare croato, Hns), Bandić ha ottenuto un nuovo mandato, che lo porterà fino al 2022.
Ex esponente di punta del Partito socialdemocratico (Sdp, da cui è stato espulso), coinvolto in diversi scandali ed arrestato per corruzione nel 2014, prima di essere liberato qualche mese più tardi in cambio di una cauzione di quasi 2 milioni di euro, Bandić è uno dei politici più controversi della Croazia, ma nella “sua” capitale gode di un innegabile sostegno popolare.
“Continuità, responsabilità e coerenza”, sono state le parole chiave che il vecchio e nuovo sindaco di Zagabria ha scandito all’indomani della vittoria, promettendo che nei prossimi 4 anni la sua amministrazione ristrutturerà 5mila facciate di edifici cittadini e rimetterà in moto, entro due anni, la funivia che porta al monte Sljeme.
Le città principali
A Spalato, seconda città del paese, Željko Kerum non ha invece potuto fare queste promesse post-voto. Altro personaggio dal passato discusso nel panorama politico nazionale, proprietario della catena di supermercati “Kerum” ed ex sindaco della città dalmata tra il 2009 e il 2013, Željko Kerum non è riuscito a ritornare in sella, malgrado il buon risultato ottenuto al primo turno e le previsioni della vigilia. Domenica si è fermato al 44% dei voti, perdendo contro il candidato dell’Hdz Andro Krstulović Opara, che l’ha spuntata col 46%.
In linea con i sondaggi, è stata invece la vittoria di Vojko Obersnel a Fiume. Sindaco uscente, in carica dal 2000, quest’esponente del Partito socialdemocratico (Sdp) ha ottenuto un solido 55% contro il 42,7% di Hrvoje Burić (Hdz). Il capoluogo quarnerino, tradizionale roccaforte della sinistra, resta dunque nelle mani dell’Sdp e in quelle di Vojko Obersnel, che può ora puntare, come Bandić a Zagabria, al 2022.
Le altre città principali hanno regalato vittorie e sconfitte perlopiù simboliche a tutti i partiti. A Osijek - la quarta città più popolosa della Croazia - il sindaco uscente Ivan Vrkić (indipendente, ma sostenuto anche dall’Sdp) ha ottenuto uno schiacciante 62,7%, con cui ha facilmente battuto la candidata Hdz Ivana Šojat, ferma al 33,8%.
A Dubrovnik, è toccato invece all’uomo dell’Hdz, Mato Franković, vincere con un consistente 58%. Significativi, infine, i risultati a Knin e Metković. Nella città simbolo dell’operazione Oluja e della guerra d’Indipendenza e perciò cara alla destra croata, l’Hdz ha sorprendentemente perso. La candidata conservatrice Josipa Rimac (in passato prima cittadina di Knin) lascia infatti il suo posto all’indipendente Marko Jelić.
A Metković, invece, dove è iniziata la carriera politica del leader di Most Božo Petrov, il suo fronte indipendente ha perso, proprio a favore dell’Hdz con cui ha rotto a livello nazionale. Una sconfitta certo simbolica, in una cittadina di 16mila abitanti, ma che non può che far piacere al Primo ministro Andrej Plenković.
Rimpasto di governo o nuove elezioni?
Dal risultato di queste elezioni amministrative - aveva dichiarato proprio il premier - dipenderà il futuro del governo centrale, in crisi dopo la già menzionata rottura tra Hdz e Most. Plenković, che deve scegliere tra un un rimpasto di governo o delle elezioni anticipate, ha incassato domenica un risultato tutto sommato positivo, specialmente per quanto riguarda le contee.
In tutte le unità amministrative regionali in cui era andato al ballottaggio, l’Hdz ha vinto, costruendo quel tradizionale ponte “blu” (il colore del partito) che dall’estremo sud della Dalmazia arriva fino alle sponde del Danubio nell’est della Slavonia.
L’elettorato di riferimento non ha dunque tradito la destra croata e Plenković si conferma alla guida del partito più forte della Croazia, ottenendo persino un paio di contee in più rispetto al 2013, assicurandosi Spalato e Dubrovnik ed imponendo a Most la cocente sconfitta di Metković.
Diversa la situazione in seno all’opposizione. Il partito socialdemocratico (Sdp) deve constatare un risultato sotto le aspettative e rimette già in discussione la leadership di Davor Bernardić, eletto a fine novembre 2016 alla successione dell’ex premier Zoran Milanović.
L’Sdp fa bene solo a Fiume e nella regione quarnerina, così come in alcune contee attorno a Zagabria. Il Partito popolare croato (Hns), tradizionale alleato dei socialdemocratici, deve invece fare i conti con la sconfitta di Anka Mrak Taritaš nella capitale e con le divisioni interne al partito, che nei giorni scorsi è stato menzionato dalla stampa come un possibile nuovo alleato dell’Hdz in un nuovo governo a guida Plenković.
Insomma, nonostante l’insidioso caso di Zlatko Hasanbegović - l’ex ministro della Cultura Hdz espulso dal partito e capace di ottenere a Zagabria l’11% dei voti con una sua candidata sindaca - la formazione di Plenković tiene e può ora immaginare con meno difficoltà un ritorno alle urne su scala nazionale.
Se il premier deciderà per le elezioni anticipate, la Croazia si troverà a rinnovare per la terza volta in meno di due anni il proprio parlamento.