Il successo degli anni '60, poi la dissoluzione della ex Jugoslavia. E lei che si ritrova troppo giovane per ricevere le provvidenze che lo stato offriva agli artisti e troppo vecchia per le nuove generazioni. E' morta dimenticata da tutti Ana Štefok, la Edith Piaf dei Balcani
Un quartiere popolare di Zagabria, un’anziana pensionata seduta al tavolino di un bar, accanto a lei due borse di plastica con un po’ di spesa, uno yogurt, due patate, mezzo burek. Il volto malinconico e segnato, lo sguardo spento, che fissa un punto lontano all’orizzonte.
Così un giornalista, uno degli ultimi ad averla intervistata, descrive il malinconico declino di Ana Štefok, diva croata della canzone degli anni ’60 e ’70, paragonata spesso a Edith Piaf per l’intensità della sua voce. Si è spenta la settimana scorsa, a 71 anni, ormai quasi una sopravvissuta di un mondo canoro che non esiste più.
Una stella
Ana Štefok inizia a cantare nei primi anni ’60. Anche se in Jugoslavia non c’è un’industria discografica vera e propria, paragonabile a quella italiana o inglese, la musica leggera jugoslava vive una stagione di grande creatività, tra festival, dischi e manifestazioni televisive; alcuni cantanti croati si affermeranno in questi anni anche a livello internazionale, come Ivo Robić o come Tereza Kesovija.
Ana Štefok, con la sua bella voce da soprano leggero, si afferma nel 1964 con “Balada”, vince nel 1968 il Festival Vas Šlager Sezone, per proseguire poi con tanti successi, “Exodus”, “Želim, malo nježnosti i ljubavi”, “Majko, nemoj plakati”, “Malo mira”. Sono canzoni melodiche ma con una certa attenzione allo stile pop del periodo, in un equilibrio tra elementi tradizionali e easy listening. Fisico longilineo, capelli biondi cotonati, abiti eleganti, Ana Štefok si fa notare anche per l’immagine raffinata.
Ana Štefok
Negli anni ’60 e ’70, anni in cui i cantanti jugoslavi godono di una notevole popolarità non solo in patria ma anche in molti paesi europei, sia del blocco occidentale che di quello orientale, Ana Štefok compie numerose tournée all’estero, incidendo dischi anche in altre lingue.
In mezzo al guado
Passano gli anni, cambia il gusto del pubblico, negli anni ’80 i cantanti melodici cominciano a passare di moda e piano piano Ana Štefok dirada le sue apparizioni canore. Quando nei primi anni ’90 crolla la ex Jugoslavia, Ana Štefok si trova anagraficamente “in mezzo al guado”: un po’ come succede negli stessi anni alla collega slovena Elda Viler, nonostante i tanti anni di attività, è ancora troppo giovane per aver potuto beneficiare delle provvidenze che lo stato offriva agli artisti dopo alcuni anni di onorata carriera, ma nello stesso tempo è considerata troppo vecchia per le nuove generazioni. Inoltre, a differenza dei cantanti “occidentali”, nella ex Jugoslavia anche i cantanti più famosi non godevano dello status di “divo”, e spesso affiancavano l’impegno canoro ad un altro lavoro, proprio perché la popolarità non garantiva necessariamente la sicurezza economica.
Negli anni ’90 Ana Štefok partecipa a qualche trasmissione televisiva, canta all’estero per beneficenza, la voce sempre bella, appena un po’ incrinata dal tempo che passa. Negli anni successivi le sue canzoni continuano a essere presenti nelle compilation dedicate agli anni ’60, così come sui canali video specializzati di Internet, ma è come se il tempo si fosse fermato a venti anni prima. L’età che avanza, i problemi familiari che si sommano ai problemi economici, la depressione sempre in agguato, la solitudine: piano piano la situazione di Ana Štefok diventa sempre più difficile, ma il suo pubblico non lo sa.
La solitudine
Ora la notizia della sua morte improvvisa ha bruscamente riportato Ana Štefok al centro delle cronache: definita dai giornalisti “diva”, “icona”, “leggenda della musica leggera”. Tanti commenti si chiedono perché un personaggio un tempo popolare, dall’immagine discreta ed elegante, abbia finito la sua vita nell’abbandono, con una piccola pensione, tentando invano di vendere l’appartamento per pagarsi una casa di riposo.
Ancora più tristi sono le polemiche seguite alla notizia: un’altra celebre cantante degli anni ’60 che aveva cercato di aiutarla, è stata accusata, da altre colleghe dei tempi d’oro, di averlo fatto per interesse, ma tra le righe sembra che tutti rimproverino agli altri e a se stessi soprattutto di non avere fatto qualcosa di più per lei.
Vengono in mente proprio le parole malinconiche di una bella canzone tradizionale, che Ana aveva inciso tanti anni fa, negli anni del successo: “Da smo se ranije sreli/bilo bi drukčije sve”, “Se ci fossimo incontrati prima, sarebbe stato tutto diverso”.