Il punto della situazione sul percorso europeo della Croazia in attesa del rapporto annuale della Commissione. Zagabria spera di concludere i negoziati di adesione entro il 2009, dichiarato dall'UE come anno dei Balcani Occidentali
Di Augustin Palokaj, 9 ottobre 2008, Jutarnji list , (titolo orig. "Zadnji izvještaj EK o napretku Hrvatske")
Traduzione per Osservatorio Balcani: Maria Elena Franco
Fra trenta giorni la Commissione europea pubblicherà il rapporto annuale sul progresso della Croazia insieme al nuovo pacchetto per l'allargamento. Come negli anni scorsi, alla vigilia di questa pubblicazione sono molte le congetture sul suo contenuto. Coloro che redigono il rapporto, risponderanno ufficialmente a tutti gli interrogativi dicendo soltanto che, "come sempre, il rapporto sarà obiettivo."
Inoltre, come è stato dichiarato anche in precedenza, il governo croato sa esattamente cosa è stato fatto finora, così che in questo documento non ci sarà alcuna sorpresa nemmeno per le autorità. Particolarmente importante, quest'anno, il fatto che potrebbe trattarsi dell'ultimo rapporto prima della conclusione dei negoziati di adesione per l'entrata della Croazia nell'Unione Europea.
Ovviamente sarà l'ultimo nel caso in cui vengano rispettate le previsioni più ottimistiche, che vedono il termine dei negoziati prima della fine del mandato di questa Commissione. Sulla base delle informazioni raccolte finora dagli interlocutori a Bruxelles, ovvero delle analisi accurate di quanto è accaduto nel corso dell'ultimo anno in Croazia, si può prevedere come sarà il Progress Report 2008.
Anno dei Balcani Occidentali
Fatta eccezione per la crisi causata dal rifiuto irlandese di ratificare il Trattato di Lisbona, tutti gli altri aspetti che interessano l'UE vanno a favore della Croazia e del suo obiettivo di una più rapida conclusione dei negoziati di adesione.
Questo, ora, è l'obiettivo non solo della Croazia, ma anche dell'UE. L'Unione vuole che il prossimo anno sia l'anno dei Balcani Occidentali. Ottimisticamente, ci si aspetta che la Croazia concluda la parte tecnica della negoziazione, che la Serbia forse possa ottenere lo status di paese candidato, e che questo obiettivo possa essere raggiunto anche da Albania, Montenegro e perfino Bosnia Erzegovina, mentre la Macedonia potrebbe ricevere una data per l'apertura dei negoziati. Ad alcuni di questi paesi l'UE potrebbe perfino abolire i visti.
In UE dicono che, tra tutti questi obiettivi, il più facile da raggiungere sia la chiusura dei negoziati con la Croazia. Si riconosce che, da quando questi sono iniziati, 3 anni fa, hanno attraversato delle fasi complicate, sia a causa dello scarso intervento sulle riforme nel Paese, sia - come si dice diplomaticamente a Bruxelles - per "imprevisti ostacoli politici". Si fa qui riferimento al blocco sloveno per la ZERP la Zona ittico-ecologica che era stata dichiarata dalla Croazia in Adriatico, ndt. Ora, però, nell'Unione Europea sono tutti d'accordo sul fatto che in Croazia, da parte delle autorità, ci sia una chiara voglia di soddisfare le condizioni mancanti per aprire i rimanenti capitoli di negoziazione e chiuderli entro il prossimo autunno.
Il nuovo pacchetto sull'allargamento dell'UE, la cui pubblicazione è attesa per lo stesso giorno del Progress Report, potrebbe contenere anche il giudizio della Commissione per cui, ufficialmente, la Croazia potrebbe concludere i negoziati entro la fine del 2009, ma alla condizione che per tale data abbia soddisfatto i criteri rimanenti. Questo è importante per la Commissione europea anche perché a fine ottobre avrà fine il suo mandato, e la conclusione dei negoziati con la Croazia costituirebbe uno dei successi del processo di allargamento. Con ciò si dimostrerebbe che l'allargamento dell'UE prosegue e che non è terminato con l'entrata degli ultimi 12 stati (10 nel 2004, Bulgaria e Romania nel 2007).
L'UE guarda al processo di allargamento come ad un "soft power" per la stabilizzazione a lungo termine dei Balcani Occidentali; allo stesso modo, la conclusione dei negoziati con la Croazia servirebbe come prova, anche per gli altri paesi della regione, che le promesse di un futuro europeo non sono solo semplici promesse, ma che si tratta di qualcosa di concreto. Questo, ora, è anche l'obiettivo politico di tutti gli stati membri dell'UE, in primis di Repubblica Ceca e Svezia, che si alterneranno alla presidenza nel 2009.
Corruzione preoccupante
Se il rapporto venisse pubblicato oggi, quasi sicuramente criticherebbe la Croazia per l'insufficiente lavoro di implementazione dei piani anti-corruzione, per il fatto che la corruzione continua ad essere un fenomeno preoccupante nel Paese, perché mancano risultati concreti delle azioni intraprese, e specialmente perché non sono stati processati i casi di sospetta corruzione agli alti livelli. Di certo questa constatazione si sarebbe desunta dalla formula "la situazione sta migliorando e sono stati fatti alcuni passi avanti nella lotta alla corruzione, ma è necessario potenziare questi sforzi".
La Croazia, però, ha ancora quasi un mese di tempo a disposizione per sistemare la situazione, cosa che faciliterebbe il lavoro a tutti. Gli incaricati europei che hanno preso visione del "materiale probatorio" inviato da Zagabria per stilare il Progress Report, ci dicono che l'UE è soddisfatta dei maggiori sforzi della Croazia, che nella lotta alla corruzione presenta "risultati tangibili ed evidenti". Molti elogi per il lavoro dell'Ufficio per la lotta alla corruzione e al crimine organizzato (USKOK), e in un certo qual modo anche per il lavoro della polizia, ma in base alle informazioni che si raccolgono sul campo da diverse fonti, i processi si inceppano troppo spesso nella magistratura.
Influenza politica sui mass media
A prova di ciò riportano anche le azioni intraprese a suo tempo contro i sospettati del Fondo croato per la privatizzazione, ma anche altri casi, anch'essi datati, che sono o lasciati in sospeso oppure sono vittime del lento corso della giustizia. Per questo in UE avvertono che non ci si lascerà impressionare dalle singole operazioni, ma si giudicherà sulla base dei risultati al termine di ciascun processo.
Nel rapporto si evidenzierà probabilmente anche il progresso fatto dalla Croazia in altri capitoli problematici quali la concorrenza. Riguardo a quest'ultimo punto, la situazione non è del tutto soddisfacente per l'UE. In Croazia ci sono ancora imprese privilegiate, e la corruzione e il lento lavoro del settore pubblico sono problemi aggiuntivi per gli investitori stranieri i quali, tramite i propri paesi, continuano ad inviare a Bruxelles informazioni sull'insufficiente apertura della Croazia agli investimenti.
Tali valutazioni arrivano principalmente dai paesi che sono ben disposti nei confronti della Croazia, come l'Austria. Probabilmente alla Croazia sarà fatto notare che non ha ancora risolto completamente il problema del tentativo di influenza politica sui media. Per quanto riguarda il capitolo sulla giustizia, pare che si dovrà ancora aspettare. A Bruxelles dicono che ci sono stati troppi piani d'azione differenti, troppi documenti sulle riforme, ma senza un miglioramento sufficiente della situazione. A questo si aggiungono i persistenti problemi relativi alla protezione dei testimoni e dei processi per i crimini di guerra.
La parte del rapporto relativa alla politica sarà decisamente positiva. Sicuramente sarà il Report migliore. Ma questo non è poi così importante per la Croazia, perché gli altri stati su cui lo stesso giorno la Commissione pubblicherà il suo rapporto sono la Turchia (che non si sa quando potrà completare i negoziati), la Macedonia (paese candidato ma che non ha ancora aperto i negoziati) e poi Serbia, Albania, Montenegro, Kosovo e Bosnia Erzegovina, che devono ancora fare il primo passo formale per la loro candidatura all'UE.
Il caso croato dimostra che essere il migliore nella regione non è sufficiente per entrare a pieno diritto nell'UE. Tuttavia, questo obiettivo ora è a portata di mano, con un po' di fatica ma anche con un po' di fortuna.