Ivan Turudić, appena eletto dal parlamento croato alla guida della Procura generale croata, ha scelto la sua prima intervista per attaccare l’EPPO, la Procura europea che ha avviato indagini per corruzione nei confronti di diversi ministri del governo Plenković. L'opposizione protesta
"Non sono sicuro che avremmo dovuto adottare quell'istituzione, molti paesi non ce l’hanno". La prima dichiarazione alla stampa del nuovo procuratore generale croato ha già scatenato una bufera. Ivan Turudić, appena eletto dal parlamento croato alla guida del DORH (la procura generale croata), malgrado le polemiche e la resistenza dell’opposizione, ha scelto la sua prima intervista per attaccare l’EPPO , la Procura europea. I procuratori europei, ha detto Turudić, "si prendono cura degli interessi finanziari dell’UE" e "il loro potere è sovrastimato". Non sono però "molti" i paesi membri che non hanno aderito alla cooperazione rafforzata e non hanno aderito all’EPPO: su 27 solo 5 non partecipano (Ungheria, Polonia, Irlanda, Svezia e Danimarca).
Può sembrare un battibecco per addetti ai lavori, ma in Croazia – dove l’EPPO ha recentemente avviato delle indagini per corruzione nei confronti di diversi ministri e membri del partito al governo, dopo che il DORH sembrava aver ignorato i fatti – si tratta invece di una questione altamente politica. Da quando è arrivato al potere nel 2016, il premier conservatore Andrej Plenković ha dovuto sostituire ben trenta ministri e sottosegretari, proprio perché coinvolti in scandali di corruzione e abuso di potere rivelati dalla stampa. Ora Plenković ha di fatto imposto il nuovo procuratore generale e si appresta ad approvare una legge che criminalizza la pubblicazione non autorizzata di contenuti di indagine. C’è da preoccuparsi?
Un nuovo procuratore tra le polemiche
Mercoledì scorso il Sabor, il parlamento croato, ha approvato con 78 voti a favore, 60 contro e due astenuti la nomina del giudice dell’alta corte penale Ivan Turudić a procuratore generale croato. La sua candidatura era stata avanzata dal governo. Già da prima che il parlamento si esprimesse sul suo conto, Turudić era considerato dall’opposizione come un giudice vicino all’HDZ, il partito del primo ministro Plenković. Ma negli ultimi giorni alcune intercettazioni pubblicate dal quotidiano Jutarnji List hanno esacerbato ulteriormente lo scontro politico. Alla vigilia del voto in parlamento, infatti, il giornale ha mandato in stampa alcuni messaggi scambiati su Whatsapp tra il 2016 e il 2020 tra Turudić e Josipa Rimac, ex sottosegretaria di Stato in quota HDZ, poi arrestata per corruzione e oggi sotto processo.
I messaggi raccontano una relazione stretta, a tratti intima, e costellata di scambi di favori, molto lontana insomma dalla relazione «superficiale» di cui Turudić aveva parlato quando intervistato al riguardo dalla stampa o incalzato dall’opposizione durante l’audizione al Sabor. In passato, inoltre, Ivan Turudić si era incontrato anche con Zdravko Mamić, il direttore esecutivo della Dinamo Zagabria, condannato per evasione fiscale e oggi latitante in Bosnia Erzegovina. Insomma, per l’opposizione, si tratta di comportamenti indegni per un giudice e tantomeno per il procuratore generale della Croazia.
Per questo, il partito di opposizione Možemo (Possiamo) ha organizzato un sit-in davanti al parlamento la notte antecedente il voto, mentre le altre formazioni hanno usato toni duri per criticare la scelta del governo. "La Croazia sta affondando in un pericoloso fango antidemocratico", ha dichiarato il deputato socialdemocratico (SDP) Davorko Vidović, mentre per il presidente della Repubblica Zoran Milanović, eletto anch’egli in quota SDP, "l'HDZ ha eletto all'unanimità questo perdigiorno. Questa è la prima volta dai tempi del compagno Tito che il partito elegge il procuratore generale".
Secondo l’opposizione, il premier Plenković vuole restringere l’autonomia del sistema giudiziario croato e assicurarsi, anche tramite la nuovissima “legge bavaglio”, che non ci siano in futuro nuove inchieste e fughe di notizie sui casi di corruzione legati al suo esecutivo. Al contrario, il Primo ministro ha parlato di "voyeurismo giudiziario" da parte della stampa croata nella pubblicazione delle intercettazioni tra Turudić e Rimac, e ha definito le critiche dell’opposizione contro il nuovo procuratore generale "un tentativo di danneggiare politicamente il governo" in un anno di grandi elezioni per la Croazia.
Opposizione unita?
Questo è infatti uno dei risvolti più interessanti dell’intera vicenda. Di fronte al caso Turudić, i due principali partiti progressisti dell’opposizione – Možemo e l'SDP – sembrano aver messo da parte i vecchi rancori. All’indomani dell’approvazione della nomina di Turudić a procuratore generale, queste due formazioni assieme ad altri sei partiti di opposizione – dal centro alla sinistra – si sono presentati uniti di fronte alla stampa. "La Croazia è un paese democratico e non permetteremo che segua il percorso su cui Vučić sta portando la Serbia", ha dichiarato il leader dell’SDP Peđa Grbin. In un’intervista alla televisione N1, Sandra Benčić di Možemo ha ammesso che la sua formazione sta discutendo con l’SDP di possibili liste comuni in alcune circoscrizioni elettorali. Quest’anno si voterà in Croazia per le europee, le elezioni politiche e, a fine anno, anche per le presidenziali.
Tuttavia, siamo ancora lontani da un vero e proprio fronte unito contro l’HDZ di Plenković, che rimane il favorito. Secondo un recente sondaggio realizzato dalla televisione RTL, l’HDZ otterrebbe oggi il 25% dei voti, contro il 16% per l’SDP e il 9% circa per Most (destra) e Možemo. Il movimento patriottico (DP) di estrema destra e all’opposizione viaggerebbe attorno all’8%. Il capo di stato Zoran Milanović, che probabilmente cercherà un secondo mandato a fine anno, rimane il politico più popolare con il 19% circa dei consensi, seguito dal premier Andrej Plenković con il 16%.