Anche in Croazia si è diffuso il contagio di coronavirus, per ora sono 16 i casi accertati. Quarantena obbligatoria a chi proviene dall'Italia. Preoccupazione per le ripercussioni economiche sulla stagione turistica
La situazione si deteriora lentamente in Croazia riguardo al diffondersi del coronavirus (COVID–19). Il numero dei casi accertati è arrivato a quota 16, mentre il governo ha deciso in questo inizio di settimana di introdurre delle nuove misure preventive, imponendo tra le altre cose una quarantena obbligatoria a chi arriva dall’Italia. Le conseguenze economiche dell’epidemia sembrano essere per il momento contenute, ma c’è già chi pensa all’imminente stagione turistica che potrebbe patire molto di eventuali cancellazioni delle prenotazioni.
Sedici casi nel paese
Questo lunedì, il tredicesimo caso di Coronavirus in Croazia è stato confermato questo lunedì a Pola, a 14 giorni di distanza dalla registrazione del primissimo caso nel paese. Si tratta di un 40enne di Albona (Labin) ricoverato nel Reparto infettivo di Pola e che, stando a quanto riportato dalla stampa locale, avrebbe contratto il virus nell’albergo di una stazione sciistica del Trentino Alto Adige, dove lavorava. Martedì, altri tre casi sono stati segnalati, portando il numero complessivo a 16. Due sono ora gli ammalati a Pola, mentre i restanti 15 sono localizzati a Fiume (cinque, appartenenti alla stessa famiglia), Zagabria (cinque) e Varaždin (quattro). Di questi tredici contagiati, tre sono in condizioni gravi.
Nella maggior parte dei casi si tratta di persone contagiate in Italia, fatto che ha spinto le autorità croate a prendere questa settimana delle misure più rigide nei confronti dei nostri connazionali. Il primo caso registrato in Croazia riguarda infatti uno zagabrese che ha preso il virus durante un soggiorno a Milano e che ha successivamente infettato altre due persone a lui vicine. A Fiume, la prima persona ha ricevuto il contagio a Parma, entrando poi in contatto con altre tre persone. Infine, a Varaždin si ha il caso di un paziente che ha contratto il virus a Milano e il caso di un camionista che pure era in precedenza in Italia e ha in seguito contagiato altre due persone. Gli ultimi due casi recensiti, tuttavia, avrebbero un legame con l’Austria e con la Germania.
Controlli al confine e quarantena
Il legame tra la situazione sanitaria italiana e i casi registrati in Croazia ha dunque spinto le autorità croate a correre ai ripari questo lunedì. Durante una conferenza stampa, il ministro dell’Interno croato, Davor Božinović ha annunciato l’introduzione di una quarantena obbligatoria di 14 giorni per tutti i cittadini stranieri in arrivo da “zone rosse”. Nel dettaglio, i cittadini stranieri destinatari nel mirino delle autorità di Zagabria sono quelli provenienti dalle “zone rosse” di Cina, Corea del Sud e Italia.
Nel nostro caso, precisava lunedì sera l’Ambasciata italiana a Zagabria, si tratta di «tutti i cittadini provenienti dalla Lombardia e dalle province di cui al DPCM del 6 marzo» che verranno sottoposti a quarantena obbligatoria per 14 giorni, mentre "i cittadini provenienti dalle regioni di Alto Adige, Emilia Romagna, Marche, Piemonte e Veneto saranno sottoposti a obbligo di auto-isolamento domiciliare per 14 giorni". Lo stesso trattamento (auto-isolamento domiciliare) sarà imposto ai croati provenienti da queste zone (la situazione però è evoluta da quando il governo di Roma ha dichiarato tutto il territorio nazionale “zona rossa”, cancellando questo distinguo).
Durante la conferenza stampa, Božinović ha anche sconsigliato ai suoi connazionali di viaggiare nei paesi a rischio e ha raccomandato la sospensione di tutti gli eventi che prevedano la partecipazione di più di 1.000 persone (questa misura ha già avuto un impatto sul calendario di Rijeka/Fiume 2020 e lo stesso ZagrebDox di Zagabria è stato annullato). "In Croazia, la situazione epidemiologica è ancora calma. Per questo abbiamo deciso delle nuove misure preventive. Lo scopo è di preservare la salute pubblica nel paese", ha dichiarato il ministro della Sanità croato Vili Beroš.
Conseguenze economiche
Sempre nella giornata di lunedì, il premier croato Andrej Plenković ha parlato delle implicazioni economiche dell’epidemia, assicurando che per il momento non è necessaria alcuna modifica al budget nazionale. "Dobbiamo trovare una risposta comune europea considerata la natura globale ed europea di questo problema", ha dichiarato Plenković. Nei giorni scorsi, tuttavia, il ministro del Turismo Gari Cappelli ha avvertito che anche se "non ci sono state cancellazioni di massa" per il momento, "è importante attraversare [indenni, ndr.] i prossimi 40 giorni". "I giorni festivi di maggio ci daranno un importante indicatore, solitamente alberghi e campeggi sono pieni all’80%", ha detto il ministro, aggiungendo che "l’alta stagione non è compromessa, le prenotazioni non sono state cancellate, ma hanno rallentato per aprile, maggio e giugno". Per questo il ministro ha annunciato una settimana promozionale per i cittadini croati, in cui questi potranno beneficiare di uno sconto del 50% su oltre 100 strutture alberghiere e turistiche.
Il traghetto da Ancona
Le prime conseguenze delle nuove misure cominciano intanto a farsi vedere. Mercoledì mattina, Slobodna Dalmacija riportava che il traghetto in arrivo da Ancona - il Marko Polo - è stato bloccato al porto di Spalato. I 93 passeggeri sono stati fatti scendere a piccoli gruppi e controllati attentamente da polizia e personale sanitario. A ciascuno è richiesto di firmare un formulario in cui si indicano spostamenti e contatti avuti negli ultimi giorni e ci si impegna a rispettare l’auto-isolamento di 14 giorni. Agli italiani sarà invece imposta la quarantena o il ritorno immediato in Italia.