Mai dal 1991 la crescita del prodotto interno lordo croato era stata così accentuata come nel 2002: +5,2%. Ma sono ancora lunghe le ombre di un'altissima
disoccupazione, di un export stagnante e di un debito estero incombente
Lo scorso anno il prodotto interno lordo è aumentato del 5,2% rispetto al 2001. Questo tasso di crescita è il più elevato da quando la Croazia ha raggiunto
l'indipendenza nel 1991. Il dato è stato reso pubblico dall'Istituto nazionale di statistica. L'aumento della produzione industriale è dovuto in gran parte
all'aumento sia del consumo interno (+6,6%) che degli investimenti (+10,1%).
L'attuale governo guidato da Ivica Racan utilizzerà senza dubbio questo
risultato positivo per avvantaggiarsi rispetto agli avversari alle prossime elezioni politiche che si terranno alla fine di quest'anno o all'inizio del
prossimo. Tanto più che la Croazia non sembra aver subito la recessione nella quale sono invece inciampate la maggior parte delle economie occidentali. Il
tasso di crescita croato è anche sensibilmente migliore di quello realizzato da altri Paesi in transizione che si ritrovano ad affrontare problematiche
economiche simili.
Il dato di crescita della produzione sarebbe senz'altro più rilevante se non si
riscontrasse contemporaneamente la permanenza di un debito estero ingente, di un alto tasso di disoccupazione ed una sostanziale stagnazione delle
esportazioni. Questi tre elementi rappresentano una sfida impegnativa per la ripresa dell'economia croata.
Nel solo 2002 il debito estero croato è aumentato di 4 miliardi di dollari. La somma totale di denaro che la Croazia deve ad investitori esteri ammonta ora a
15,2 miliardi di dollari, cifra preoccupante se si considera che rappresenta il 60% del prodotto interno lordo. Molti economisti ritengono che la Croazia non
solo è da considerarsi altamente indebitata ma che ben presto non sarà in grado di ripagare nemmeno parte di questi debiti.
E' poi particolarmente preoccupante che l'export croato non dia segni di ripresa. Un'inchiesta svolta tramite interviste a dirigenti delle 400 aziende
leader in Croazia ha messo in risalto come solo 30 di queste ultime esportino propri prodotti. Le altre sono orientate esclusivamente al mercato interno.
Il Governo croato è inoltre preoccupato delle cattive prospettive rispetto alla prossima stagione turistica. A causa delle incertezze in merito alla durata
della guerra in Iraq molti pacchetti turistici già prenotati dalle agenzie di viaggio internazionali sono stati cancellati. E questo è allarmante visto che
il turismo rimane la fonte principale di introito di valuta estera da parte della Croazia.
Ma il fattore economico che causa maggiori preoccupazioni al Governo è senza dubbio il tasso di disoccupazione che attualmente supera il 20%. Negli ultimi
mesi il numero di disoccupati è leggermene diminuito ma gli analisti invitano alla prudenza poiché il dato potrebbe non rispecchiare un effettivo aumento dei
posti di lavoro bensì potrebbe risultare dalla modifica dei criteri statistici utilizzati per l'individuazione dei disoccupati: tutti coloro i quali rifiutano
un lavoro non all'altezza delle proprie qualifiche o che non sono in cerca di lavoro non vengono infatti più considerati disoccupati.
La promessa sulla quale la coalizione di centro-sinistra basò la vincente campagna elettorale del 2000 fu quella della creazione di nuovi posti di
lavoro. Alcuni partiti della coalizione, quale ad esempio il Partito nazionale croato, arrivarono a prometterne 200.000 nel quadriennio di governo. Ma non vi
è alcun dato che possa confermare che questa promessa verrà mantenuta e la Croazia affronterà le prossime elezioni ancora con i suoi 360.000 disoccupati,
solo qualche migliaio in meno rispetto al 2000, quando l'attuale coalizione vinse l'HDZ alle elezioni.