Zoran Milanović © Jure Divich/Shutterstock

Zoran Milanović © Jure Divich/Shutterstock

Durante una conferenza stampa del Partito socialdemocratico, il presidente della Croazia Zoran Milanović ha annunciato a sorpresa che sarà lui a guidare l’opposizione alle legislative del 17 aprile, e che si dimetterà dalla carica solo dopo averle vinte

18/03/2024 -  Giovanni Vale Zagabria

“Nella vita di ognuno di noi, ci sono momenti in cui bisogna uscire dalla nostra zona di comfort e smettere di essere normali e consueti. Quell'ora ha bussato alla mia porta il giorno dell'imposizione di Turudić. Adesso è tempo di sellare i cavalli”.

Venerdì 15 marzo, il presidente della repubblica Zoran Milanović ha scosso il mondo politico croato come raramente era successo prima. Intervenendo ad una conferenza stampa del Partito socialdemocratico (Sdp) con le parole riportate qui sopra, Milanović ha annunciato che sarà lui a guidare, alle imminenti elezioni legislative, la coalizione dell’opposizione contro il premier conservatore Andrej Plenković (Hdz), al potere dal 2016 e alla ricerca di un terzo mandato.

Qualche ora prima, il capo di Stato aveva ufficializzato la data del voto, scegliendo mercoledì 17 aprile, ovvero la prima data disponibile ad un mese esatto dallo scioglimento del Sabor. Infine, in un comunicato pubblicato successivamente, Milanović ha anche precisato che non intende dare ora le dimissioni da presidente, ma che lo farà dopo la vittoria alle legislative, di cui è certo.

Democrazia a rischio

Il motivo della candidatura a sorpresa del presidente sta, secondo le sue stesse parole, nell’imposizione da parte del governo del nuovo procuratore generale Ivan Turudić. A inizio febbraio, questo giudice dell’alta corte, considerato dall’opposizione come vicino al governo, è stato nominato dal Sabor a capo della procura di stato tra mille polemiche.

Per l’opposizione – e quindi anche per Zoran Milanović che nel 2020 è stato eletto presidente in quota Sdp – si è trattato di un grave attacco all’indipendenza del sistema giudiziario e quindi alla democrazia stessa, ovvero un tentativo dell’esecutivo conservatore di mettere a tacere le inchieste che negli ultimi anni lo hanno martoriato (da quando è arrivato al potere nel 2016, il premier Plenković ha dovuto sostituire trenta ministri e sottosegretari proprio perché colpiti da scandali di corruzione o abuso di potere).

Non sono solo i partiti di sinistra a criticare la mossa del governo, anche i giudici della Corte costituzionale non hanno approvato la nomina di Turudić, tanto che qualche giorno fa ne hanno boicottato la cerimonia di insediamento.

Insomma, Plenković avrebbe intrapreso una svolta illiberale e per questo bisogna intervenire d’urgenza. Milanović lo aveva peraltro già annunciato. Il giorno dell’elezione del nuovo procuratore generale, il capo di stato, infuriato contro il governo, aveva promesso: “I fiumi della giustizia scorreranno in primavera”. Venerdì scorso, il presidente ha ripetuto quella frase: “I fiumi della giustizia stanno arrivando. Vivremo in una Croazia migliore, più giusta”.

Entusiasmo, disagio e sconcerto

L’annuncio di Milanović è esploso venerdì come un meteorite nel panorama politico croato, causando una pioggia di reazioni, ma anche un lungo silenzio da parte dell’Hdz che si è espresso solo un paio d’ore dopo la conferenza stampa del capo di Stato.

“Finalmente sono cadute le maschere – ha detto venerdì pomeriggio il Primo ministro Andrej Plenković in trasferta a Osijek – altro che presidente al di sopra delle parti, avevamo un leader dell’opposizione nascosto e ora abbiamo un presidente calcolatore che pensa di non perdere. Ma dimostreremo a Milanović che lui e l'Sdp perderanno per la terza volta”.

Il premier ha proseguito dicendo che, dietro a questa “mossa dettata dal panico”, c’è “un tentativo di far uscire la Croazia dalla NATO e dall'Unione Europea e di metterla nelle mani della Russia”, una tesi che Plenković aveva avanzato già a metà febbraio, all’indomani della manifestazione dell’opposizione contro la nomina del giudice Turudić, definendo l’evento “un raduno filo-russo della sinistra radicale”.

Esultano invece i deputati vicini all’Sdp, che sperano di cavalcare il fatto che secondo i sondaggi, Zoran Milanović è oggi il politico più popolare nel paese. “Andrej Plenković è spacciato”, ha detto ad esempio il deputato Bojan Glavašević.

“Il presidente ha reagito in modo eccellente”, ha commentato l’ex capo di stato Sdp Stipe Mesić, spiegando che “se la democrazia viene violata in modo brutale, come è avvenuto con l’elezione di Turudić, se le regole di una società democratica non si applicano più, deve esserci una reazione”.

Fuori dall’Sdp, c’è però più cautela. Sandra Benčić, la coordinatrice di Možemo – la formazione ecologista papabile alleata dell’Sdp in caso di sconfitta di Plenković – ha ad esempio affermato: “Io al posto di Milanović, avrei prima di tutto dato le dimissioni”.

La decisione di non dimettersi immediatamente ha infatti suscitato non pochi malumori. Per l’analista politico Žarko Puhovski, intervistato dalla televisione N1 , “Milanović è arrivato alla conclusione che l'opposizione non può fare a meno di lui, il che probabilmente è vero, ma non sono sicuro di quanto possa fare con lui. E sono abbastanza sicuro che ciò violi i suoi obblighi di presidente. Sarebbe stato giusto che si fosse candidato presentando le dimissioni”. “Vuole essere arbitro e giocatore allo stesso tempo”, ha aggiunto Puhovski.

Anche l’associazione Gong, che da oltre trent’anni monitora lo stato della democrazia in Croazia, ha detto in un comunicato che “l’ingiustizia e il sequestro delle istituzioni da parte dell’Hdz non dovrebbero essere risolto attaccando il sistema politico, ma secondo procedure democratiche”. Gong ha invitato la Corte costituzionale a esprimersi sulla vicenda e sabato i giudici hanno fatto sapere che si riuniranno lunedì 18 marzo per verificare la costituzionalità della decisione di Milanović.

Ieri a Zagabria si è riunito il 20° congresso dell’Hdz ed è stata una nuova occasione per attacchi da entrambe le parti. Molti esponenti dell’Hdz hanno sostenuto che Milanović non può più essere presidente, mentre il capo di stato ha assicurato che non intende dimettersi per non dare “tutto il potere” all’Hdz. Nel caso di un suo passo indietro, infatti, spetterebbe al presidente del Sabor Gordan Jandroković fare le veci del presidente.

Nuovi equilibri

Secondo la stampa croata, l’Hdz continua ad aver un consistente vantaggio sull’Sdp: 26,5% contro il 17,9%, stando ai risultati di un recente campionamento realizzato per la televisione Rtl, prima però dell’annuncio di Zoran Milanović.

Un altro sondaggio, commissionato dall’opposizione , mostra un margine più ristretto: 26,8% contro il 21,6%. Nessuno mette però in dubbio che il politico più popolare (o sarebbe meglio dire meno impopolare) al momento è Zoran Milanović, a cui va il sostegno del 17,8% dei cittadini intervistati, contro il 16,1% di Andrej Plenković, secondo per popolarità.

Questa settimana sapremo dunque come la discesa in campo del capo di stato ha influenza l’elettorato croato. Quel che è certo è che a meno di un mese dal voto, la campagna elettorale croata si fa ora avvincente.