La Croazia si prepara alle elezioni tra visite vaticane e standards imposti dalla UE. Tra la Comunità Democratica Croata (HDZ), al 20% nei sondaggi, e i socialdemocratici dell'SDP, al 15%, decisivo sarà il ruolo del Partito Nazionale Croato (HNS)
I leaders della coalizione di governo hanno dichiarato, dopo essersi incontrati la settimana scorsa, che le elezioni parlamentari in Croazia si terranno alla metà del prossimo autunno.
"C'è molto da fare fino ad allora - ha dichiarato il primo ministro Ivica Racan - e una delle questioni principali consisterà nell'adattare circa 50 leggi che devono adeguarsi agli standards europei. Si tratta di una condizione fondamentale da raggiungere per ottenere una valutazione positiva alla richiesta della Croazia di adesione alla UE."
Racan ha anche dichiarato che sia il governo che il parlamento devono dedicarsi interamente a questo obiettivo, indipendentemente dalla campagna elettorale che praticamente è già in corso.
"Entrare a far parte della Unione Europea rappresenta un interesse nazionale per la Croazia", ha detto Racan. Racan ha annunciato le prossime elezioni solo due giorni dopo che il parlamento ha approvato la legge elettorale, dichiarando che saranno i cittadini croati a decidere il risultato. Per quanto ci siano state molte diverse proposte prima che la nuova legge venisse introdotta, si tratta infatti del primo caso in cui i cittadini croati voteranno seguendo lo stesso meccanismo elettorale per due volte di fila. Dal 1991, quando la Croazia divenne indipendente, al 2000, anno delle ultime elezioni, il processo elettorale è sempre stato regolato da una legge diversa. Il governo in carica modificava di volta in volta la legge per avere le più alte possibilità di essere rieletto.
Questa legge ha ora subito delle modifiche di minore entità. La differenza più rilevante è che le minoranze nazionali in Croazia saranno rappresentate da otto membri del Parlamento, e non più da cinque come fino ad ora. L'aumento è dovuto al fatto che la minoranza serba avrà ora tre seggi garantiti in Parlamento. Si tratta di una condizione imposta dalla Unione Europea. Il numero totale dei parlamentari dovrebbe tuttavia rimanere lo stesso (151), perché la diaspora avrà verosimilmente solo un rappresentante in Parlamento e non sei come oggi. Il numero dei rappresentanti della diaspora nel Parlamento dipenderà da quante persone della diaspora parteciperanno alle elezioni.
La Croazia si trova quindi già in fase pre-elettorale, in un clima che si intensificherà dopo la visita del Papa. Karol Woityla si recherà infatti per la terza volta in Croazia all'inizio di giugno, e gli affari politici del Paese probabilmente resteranno immutati fino ad allora. Ma si può già avvertire che le cose cambieranno una volta che il Pontefice sarà partito e l'equilibrio dei poteri sulla scena politica comincerà a mutare.
Secondo recenti sondaggi, il partito di opposizione Hdz raccoglie attualmente circa il 20% delle simpatie dell'elettorato, mentre l'Sdp il 15%. Entrambi i partiti sono ben consapevoli che potrebbero non riuscire a formare un governo indipendente e cercheranno di attrarre partners nella coalizione prima delle elezioni. I socialdemocratici (Sdp) saranno sicuramente soddisfatti se riusciranno a formare una coalizione con il Partito Croato dei Contadini (Hss) e forse anche con il Partito Nazionale Croato (Hns) che, diversamente dall'Hss, quasi sicuramente non accetterebbe di entrare in una coalizione con l'Hdz.
Molti osservatori concordano sul fatto che proprio la decisione dell'Hss (le cui proiezioni di risultato nelle prossime elezioni non sono molto alte, oscillando tra il 6 e il 10%) potrebbe essere l'elemento determinante nelle prossime elezioni. L'Hss - che attualmente fa parte della coalizione di governo guidata dai socialdemocratici - sta considerando attentamente le forze in gioco, evita di esprimere le proprie posizioni, e probabilmente attenderà fino all'inizio del processo elettorale per annunciare se sceglierà l'Sdp o l'Hdz come alleato.