Dall'Aja era arrivata la richiesta della consegna di Janko Bobetko, ex-generale dell'esercito croato. Zagabria aveva inizialmente rifiutato ma ora l'atmosfera sembra stia rapidamente cambiando.
Dopo la nota di protesta che l'Unione europea ha presentato al primo ministro Ivica Racan per la mancata collaborazione di Zagabria con il Tribunale penale internazionale nel caso del generale Janko Bobetko (Hina 11.10.2002), l'opinione pubblica croata ha ricevuto con sollievo la dichiarazione del Consiglio dei ministri Ue del 21 ottobre in cui non si fa menzione di possibili sanzioni.
Il caso Bobetko aveva provocato tensioni tra Zagabria e la comunità internazionale ed aveva portato il Foreign Office britannico alla decisione di rinviare la ratifica dell'Accordo di associazione e stabilizzazione tra la Croazia e l'UE. Tuttavia, dopo la visita del Procuratore capo del Tpi Carla del Ponte a Zagabria il 23 ottobre, sembra che la situazione di crisi possa risolversi senza particolari «minacce» o ultimatum da parte dei funzionari internazionali.
Così almeno emerge da alcuni segnali recentemente mandati dalla comunità internazionale al governo croato, anche se la situazione interna costituisce sempre una fonte di potenziali complicazioni del problema.
Un primo segnale è stato la dichiarazione del Consiglio dei Ministri UE, riportata dai giornali croati a grandi titoli sulle prime pagine. "Ue: non ci saranno sanzioni contro Croazia" è il titolo di Jutarnji list (22.10.2002), "Croazia senza sanzioni" scrive Novi list (22.10.2002), "Ue per la collaborazione con l'Aja" ma anche "Del Ponte: non denuncerò la Croazia all'Onu" sono i titoli di Vecernji list (22.10.2002).
Un ulteriore segnale positivo, secondo i media croati, è costitutito dalle dichiarazioni di Carla del Ponte rilasciate dopo l'incontro con il premier Ivica Racan e, in particolare, dal fatto che il Procuratore capo ha confermato che non denuncerà Zagabria al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia, la Del Ponte ha chiesto a Racan di ritirare i due appelli che Zagabria ha mandato al Tribunale dell'Aja per contestare alcune parti dell'atto di accusa contro Bobetko - tra cui quelle che definiscono l'operazione dell'esercito croato come "pulizia etnica" - dichiarando però che "a procura terrà conto dello stato di salute del generale" e che "tranne il caso Bobetko e Gotovina non ci sono seri problemi di collaborazione" (Novi list, 24.10.2002).
Il problema più grave nel caso dell'anziano generale Bobetko (83 anni) sembra sia il fatto che l'atto d'accusa non sia stato consegnato all'imputato. Questa è una delle obiezioni del Procuratore capo rispetto al comportamento del Governo, che in un certo senso starebbe agendo in veste di avvocato di Bobetko. Infatti, la procedura della legge croata richiede che il governo consegni l'atto d'accusa all'imputato attraverso la Magistratura, la quale in seguito decide se emettere un mandato di cattura o se non procedere - (eventualità che potrebbe essere tenuta in considerazione nel caso di gravi condizioni di salute dell'imputato.
Secondo i giornali Racan, dopo aver inviato due appelli all'Aja, sembra sia riuscito a convincere l'ex generale Bobetko ad accettare l'atto d'accusa e a ricoverarsi in ospedale; due condizioni che potrebbero garantire la sua non estradizione al Tpi. Ma il problema, stando alle dichiarazioni rilasicate da Racan in una conferenza stampa, è rappresentato dai "generali in pensione e altri protettori politici che annunciano di essere disposti a difendere con le armi l'estradizione di Bobetko" (Novi list, 23.10.20002). Tra questi i più noti sono il generale in pensione Ljubo Cesic Rojs e Andrija Hebrang, entrambi dall'ala estrema dell'HDZ (Comunità Democratica Croata) insieme al figlio del generale, Ivan Bobetko e ai suoi avvocati. "Questo gruppo sta agendo in un modo completamente irresponsabile - ha detto Racan - ma esistono modi per reagire a queste minacce".
Più passano i giorni più le dichiarazioni degli esponenti del governo sembrano mostrare sempre meno entusiasmo per la protezione di Bobetko. Il vice Premier - Goran Granic - ha dichiarato che "ormai il caso Bobetko è diventato un caso esclusivamente politico, a nessuno interessa più cosa succederà al Generale" (Agenzia di stampa "Hina", 29.10.2002). "La cosidetta 'protezione' del Generale è solo un messaggio politico con cui si cerca di far cadere il governo" ha detto Granic. Secondo il vice Premier il governo non tenterà più di contattare il generale, perché "non ha più senso". "Il governo non ha più niente a che vedere con l'atto d'accusa - ha concluso - ora il tribunale deve decidere quando e come consegnarlo all'Aja".
Il Premier Ivica Racan ha chiesto da parte sua un incontro con l'opposizione (Jutarnji list, 30.10.2002). "Chiederò all'opposizione più responsabilità e meno politica nei riguardi dell'atto d'accusa e degli avvenimenti attorno alla casa di Bobetko» ha detto Racan riferendosi ai prottetori del Generale che hanno più volte dichiarato di essere pronti a difenderlo con le armi, una tattica che sembra piacere in modo particolare all'anziano Generale (Nacional, 29.10.2002).
E mentre Bobetko o i suoi consiglieri politici si rifutano di trasferirlo in ospedale, il Ministro della Sanità - Andro Vlahusic - ha reso noto che le cure domiciliari a cui Bobetko è sottoposto, sono costate finora 200 mila kune (circa 28.000 Euro). "Abbiamo trasferito degli apparecchi dall'ospedale alla casa di Bobetko, un medico e quattro infermiere sono a sua disposizione 24 ore e non abbiamo l'intenzione di finanziare più di questo" ha concluso Vlahusic ammettendo che a qualsiasi altro paziente il Ministero non avrebbe mai concesso questo tipo di trattamento.