Non si sa ancora nulla del drone militare caduto lo scorso 11 marzo su un quartiere di Zagabria, se non che proveniva dall'Ucraina. La vicenda ha però palesato grandi lacune nel sistema di difesa croato
(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle, 15 marzo 2022)
L’unico punto indiscutibile riguardante la caduta di un drone militare a Zagabria lo scorso 11 marzo è che questa vicenda ha suscitato una confusione inedita tra i vertici dello stato croato, peraltro già noti per la loro propensione a reagire a situazioni critiche in modo caotico e confuso. Oltre a provocare una valanga di ipotesi frettolose sulla funzione del velivolo in questione – di cui si sa con certezza solo che è arrivato dall’Ucraina o da zone vicine – l’incidente ha risollevato anche la questione della palese inerzia della Nato.
Tuttavia, a suscitare preoccupazione dell’opinione pubblica croata non è stato tanto lo scarso interesse dimostrato dall’Alleanza atlantica per la caduta di un drone militare nella capitale di uno stato membro della Nato, quanto piuttosto l’improvviso emergere del fatto che la Croazia non è in grado di proteggersi da minacce di questo tipo, e soprattutto la polemica sulla possibilità che il drone contenesse una bomba, presumibilmente esplosa durante la caduta del velivolo. In un primo momento il governo croato ha confermato questa ipotesi, affermando che la bomba pesava 120 chilogrammi, per poi precisare che l’ordigno conteneva 40 chilogrammi di esplosivo. Nel frattempo, alcuni esperti indipendenti hanno smentito questa versione dei fatti, ritenendola inverosimile.
Sistema di difesa antiaerea obsoleto
L’incompetenza dimostrata dal governo croato di fronte ad una potenziale minaccia alla sicurezza come quella rappresentata dal drone schiantatosi a Zagabria di certo non fa ben sperare. “Sono ormai anni che cerco di attirare l’attenzione sul fatto che l’esercito croato non dispone di attrezzature adeguate, è come se non esistesse. Ora dicono che il servizio militare obbligatorio non è stato definitivamente abolito, ma che la questione è ancora in sospeso. Pare che anche la nostra difesa antiaerea sia ‘in sospeso’”, spiega Pavle Kalinić, esperto di sicurezza ed ex capo dell’unità per situazioni d’emergenza della città di Zagabria.
“Tecnicamente parlando, il sistema di difesa croato non è cambiato dai primi anni Ottanta del secolo scorso. Abbiamo un sistema di difesa antimissile con un raggio d’azione fino a quattro chilometri, non di più, è quasi come se non avessimo alcun sistema difensivo”, afferma Kalinić, aggiungendo che il governo croato si è dimostrato incompetente su tutti i fronti, dalla difesa all’economia. “Dopo la proclamazione dell’indipendenza, il debito pubblico della Croazia ammontava a 4,2 miliardi di dollari. Oggi ammonta a 65 miliardi di euro. Lo stato ha venduto tutto quello che poteva vendere. Ci si era sfrozati tanto di entrare nella Nato, ma una volta raggiunto questo obiettivo, nessuno si è minimamente preoccupato della situazione dell’esercito croato”.
Serve un’Europa più unita
Kalinić sostiene inoltre che la Nato si sia dimostrata una tigre di carta e che l’Unione europea debba essere più unita e meglio organizzata. “Serve un esercito comune europeo. Altrimenti l’Unione europea rimarrà una colonia americana, e la Croazia una sub-colonia dell’UE. La Nato difende gli interessi degli Stati Uniti e non quelli dell’UE, tanto meno quelli della Croazia”, afferma Kalinić.
Anche Božo Kovačević, analista politico ed ex ambasciatore croato a Mosca, è dello stesso parere. “I sistemi di difesa antimissile dei paesi membri della Nato non garantiscono una sicurezza adeguata. Questo incidente [riguardante la caduta del drone a Zagabria] è una grave sconfitta per la Nato e per la Croazia. I nostri politici hanno reagito in modo del tutto inadeguato. È chiaro che dovevano aspettare i risultati della perizia e solo dopo pensare, insieme alla Nato, come spiegare la vicenda all’opinione pubblica. Con le loro affermazioni non hanno invece fatto altro che alimentare ulteriormente il panico”, spiega Kovačević.
Stando alle sue parole, la situazione dell’UE per quanto riguarda l’unità e la compatezza è tutt’altro che rosea. Negli ultimi tre decenni, dalla fine della Guerra fredda, l’Europa ha perso tante occasioni per diventare realmente unita. Questo per diversi motivi, soprattutto economici, ma le conseguenze di questa mancata unità stanno diventando evidenti anche sul piano militare. “L’Unione europea non è mai diventata una vera unione politica in grado di elaborare una politica estera e di difesa comune. Le illusioni su una presunta autonomia strategica e sul rafforzamento della soggettività internazionale dell’UE si sono dissipiate con lo scoppio della prima grave crisi”, sostiene Kovačević.
Kovačević sottolinea inoltre che l’attuale struttura dell’UE è messa in discussione, soprattutto dalla posizione della Nato. “Dopo la decisione di Putin di invadere [l’Ucraina], gli Stati Uniti hanno riconfermato la loro autorità all’interno della Nato, così come il proprio dominio politico sull’Europa che continua a dipendere, anche dal punto di vista energetico, dalle decisioni prese da Washington”. Anche Kovačević concorda con chi in questi giorni ha più volte affermato che la mossa di Vladimir Putin andrebbe a vantaggio degli Stati Uniti. “[Putin] crede di lottare contro gli Stati Uniti, ma in realtà agisce in loro favore”, conclude Božo Kovačević. All’interno di questo complesso quadro geopolitico la Croazia fa non poca fatica a perseguire i suoi interessi vitali.