In difesa del fiume Una - foto Fondacija Atelje za društvene promjene - ACT

In difesa del fiume Una - foto Fondacija Atelje za društvene promjene - ACT

È vittoria per il fiume Una: un gruppo di cittadini e attivisti, supportati da personalità del mondo dello spettacolo e organizzazioni internazionali come Riverwatch, è riuscito a far sospendere i lavori di costruzione di una centrale idroelettrica. Il fiume è salvo, almeno per ora

05/09/2024 -  Giovanni Vale Zagabria

La ruspa è partita il 21 agosto sotto lo sguardo fiero e felice degli attivisti locali. Il fiume Una, presso la cui sorgente un investitore privato aveva avviato a inizio luglio la costruzione di una mini-centrale idroelettrica, è salvo, almeno per il momento.

“Questo successo è molto più della semplice sospensione di un cantiere”, ha detto Ulrich Eichelmann, il fondatore di Riverwatch, l’associazione austriaca che dal 2012 protegge i corsi d’acqua da simili progetti di dighe e centrali idroelettriche. “Quanto è accaduto – ha proseguito l’attivista – è un precedente per altri progetti idroelettrici sull'Una e sui suoi affluenti, progetti che non potranno più essere realizzati. E soprattutto, questa vittoria motiverà molte persone nei Balcani a lottare contro la distruzione della natura e la corruzione”.

"È un successo per far continuare a battere il Cuore Blu d’Europa”, ha concluso Eichelmann, citando il nome della campagna Save the Blue heart of Europe lanciata anche da Riverwatch nel 2020 e dedicata appunto ai Balcani.

All’arrembaggio nella Krajina

Il fiume Una avrà dunque vissuto due mesi intensi quest’estate. Che cos’è successo? Quello che purtroppo avviene spesso a molti corsi d’acqua nei Balcani. Un investitore privato, con le conoscenze e gli agganci giusti, ha ottenuto il permesso per costruire una mini-centrale idroelettrica sulla sorgente stessa del fiume, riconosciuto in Croazia come un monumento naturale idrologico dal 1968 e protetto in Bosnia Erzegovina come parco nazionale dal 2008 (il fiume, lungo circa 200 km, traccia il confine tra i due stati prima di gettarsi nella Sava).

Approfittando del fatto che la fonte si trova in una zona rurale, parzialmente disabitata ed economicamente depressa dell’ex Krajina, il suddetto investitore ha iniziato a scavare senza troppi avvertimenti a inizio luglio, lasciando per qualche giorno senz’acqua corrente gli abitanti locali, perlopiù di etnia serba. Quest’ultimo punto non è secondario, anzi, come ha notato il settimanale serbo Novosti in uno dei suoi ultimi numeri, è proprio nell’ex Krajina che gli investitori si lanciano all’arrembaggio delle risorse naturali, sicuri che i pochi serbi rimasti non riusciranno a farsi giustizia.

“Non direi che si può fare tutto contro i serbi, sarebbe esagerato”, ci ha detto il rappresentante dei serbi in Croazia Milorad Pupovac in una recente intervista, “ma ci sono persone che hanno potere e soldi e che possono assicurarsi una protezione per le loro attività illegali”. Nel Far West della Krajina, però, questa volta l’azzardo non è riuscito.

Un cantiere illegale a metà estate

Riepiloghiamo i fatti. Tra il 4 e l’8 luglio sulla sorgente del fiume Una sono apparsi operai e ruspe. Hanno delimitato l’area e cominciato a scavare. Sconcertati, gli abitanti locali hanno chiesto spiegazioni e organizzato le prime proteste. Si è scoperto in poco tempo che alcuni permessi di cui disponeva l’investitore erano in realtà scaduti e che in ogni caso un cantiere del genere non avrebbe potuto essere autorizzato in un sito protetto Natura 2000, com’è la sorgente del fiume Una.

Nel dettaglio, vale la pena di ricordare la ricostruzione fatta da Klimatski Portal , secondo cui la ditta appaltatrice dispone di un permesso di costruzione che risale al 2016 e che è stato prorogato nel 2019. “Tuttavia, il permesso ha una validità di due anni, cioè entro quel periodo l’investitore avrebbe dovuto iniziare i lavori, cosa che non ha fatto. Ha iniziato a lavorare solo all'inizio di luglio di quest'anno. In altre parole, i lavori sono iniziati senza un permesso di costruire valido”, scrive il portale climatico croato.

Anche l’autorizzazione ministeriale per la realizzazione della centrale idroelettrica non è più valida. Il permesso è stato rilasciato dal ministero dell’Ambiente nel 2013, quando uno studio di impatto ambientale non era stato ritenuto necessario. Da allora, però, le normative sono cambiate: dal 2014 “tutte le tipologie di centrali idroelettriche necessitano di uno studio di impatto ambientale”, prosegue Klimatski Portal, e dal 2019 l’area è protetta ulteriormente come parte della rete Natura 2000.

Insomma, l’infrastruttura avrebbe potuto essere realizzata solo se non ci fossero state proteste e se i lavori avessero potuto continuare nel silenzio generale. Sulle prime, nonostante l’animata opposizione degli abitanti locali, sembrava in effetti che le cose dovessero andare così, anche perché l’ispettorato ai lavori sembrava non reagire. Ma le cose sono rapidamente cambiate.

Mobilitazione

Mentre le autorità croate si rimbalzavano la palla della responsabilità, le proteste sulla sorgente dell’Una hanno assunto una dimensione nazionale e internazionale (in particolare con espressioni di sostegno anche dalla vicina Bosnia Erzegovina). Diverse associazioni e molte figure di primo piano si sono impegnate per la protezione del fiume. Ad agosto Darko Rundek e Mile Kekin (Hladno Pivo) hanno organizzato dei concerti sul luogo della sorgente.

Qualche giorno più tardi è arrivato l’attore Rade Šerbedžija, legato a questi luoghi perché originario di Bunić, una località poco lontana nella Lika. "La sorgente dell'Una è un tesoro mondiale inestimabile. Dobbiamo immediatamente fermare la sua devastazione, rimuovere la draga dal letto dell'Una e riparare il danno che è già stato fatto. Mi unisco al mio amico Rundek e a tutti i coraggiosi attivisti che difendono questo bellissimo fiume. Non rinunceremo all'Una!", ha scritto Šerbedžija sui social network.

Così, il 19 agosto, a meno di una settimana di distanza dalla comunicazione del Ministero delle Costruzioni, secondo cui non esistono le basi per vietare la costruzione della centrale idroelettrica, l'Ispettorato di Stato ha annunciato di aver avviato un procedimento amministrativo contro l'investitore e di aver vietato di compiere ulteriori "azioni e lavori legati alla costruzione della centrale idroelettrica”.

"A seguito della richiesta di un'ispezione da parte dell'Ispettorato di Stato, l'Istituto per la protezione dell'ambiente e della natura ha presentato un rapporto in cui si afferma che i lavori eseguiti hanno avuto un impatto dannoso sulla natura e che non si possono escludere ulteriori effetti negativi, sia sugli obiettivi di conservazione e di integrità dell'area e della rete ecologica, sia sulla biodiversità nel suo complesso", si legge nel comunicato dell’Ispettorato.

"Questo è un enorme passo avanti nella nostra lotta! Anche se non possiamo ancora crederci, questa è la prova che con forza e volontà possiamo sconfiggere la criminalità, la corruzione e fermare l'ecocidio", ha dichiarato l’associazione locale Una Srb , principale organizzatore delle proteste locali.

“Se i lavori saranno effettivamente sospesi e se questa sarà la decisione finale, i nostri prossimi passi dovrebbero essere riparare i danni, rimuovere la mini-centrale e altri elementi dannosi che minacciano l'ambiente nella valle dell'alto corso dell'Una e dei suoi affluenti. Dobbiamo anche lavorare su progetti per la protezione permanente di questa zona. La nostra lotta per l'Una non è finita, ma oggi è stata ottenuta una grande vittoria", ha concluso l’associazione.