Reazioni in Croazia al processo a Milosevic. Un uomo minaccia di sparare su di un villaggio serbo. Si chiama Romeo Zec. Alcuni editorialisti ricordano altre tragiche vicende legate a quel cognome.
Slobodna Dalmacjia nel febbraio scorso riportava la vicenda di Romeo Zec. 32 anni, originario di Spalato. Il primo giorno del processo a Milosevic ha telefonato alla polizia dichiarando che era talmente scandalizzato che avrebbe guidato sino al villaggio di Otisic (un villaggio serbo nelle vicinanze di Spalato) ed avrebbe ucciso personalmente qualche serbo. La polizia ha preso le minacce seriamente ed ha appostato una volante sulla strada per Otisic. Un ora più tardi Romeo Zec è apparso alla guida della sua macchina e chiaramente ubriaco. Ha tentato di sfondare il posto di blocco colpendo un poliziotto. Quest'ultimo ha subito la frattura di entrambe le gambe. Si è poi scoperto che Romeo Zec aveva un curriculum criminale poco invidiabile: nove condanne per comportamento violento ed una ventina di altri crimini compresi furti, truffa, falsi allarmi.
Boris Dezulovic su un editoriale pubblicato per Globus, si chiedeva (22.02.02) cosa sarebbe potuto accadere se la polizia non avesse preso sul serio le minacce di Romeo Zec. Dezulovic si immagina questo "croato medio" che getta a terra il telecomando mentre sta guardando alla televisione Milosevic all'Aja, per poi constatare però che "Romeo Zec non è un croato medio".
Ricorda poi al lettore il tragico destino toccato ad un'altra famiglia: anch'essa portava il cognome Zec. Gli assassini, "probabilmente frustrati da altre immagini televisive provenienti questa volta dalla Conferenza di Pace dell'Aja, andarono a casa degli Zec e giustiziarono personalmente alcuni serbi". Gli assassini vennero poi assolti per un errore procedurale nonostante avessero confessato l'omicidio. Il pubblico ministero non presentò alcun appello alla sentenza. Uno degli assassini ha poi addirittura ricoperto la carica di ufficiale presso il reggimento delle guardie personali di Tudjman ed è stato decorato al merito militare. Due dei membri della famiglia Zec sopravvissero al massacro ed hanno ora citato per danni lo Stato. Gli è stato offerto un accordo extra-giudiziale, e la cifra per ripagare il danno verrà sborsata dai contribuenti croati.
Ma vi è un altro Zec coinvolto in queste tragiche vicende balcaniche. Adnan Zec originario di Ahmici, Bosnia, la cui famiglia fu uccisa da soldati con le uniformi dell'esercito croato nel 1993 e si ritrova ad essere frustrato ed arrabbiato come Romeo Zec ma sul versante opposto. Anche lui ha fatto causa allo Stato croato. Questa volta il risarcimento è stato finanziato attingendo dal budget a disposizione per garantire agli incriminati all'Aja la copertura delle spese giudiziarie.
Anche Marinko Culic, editorialista del Feral Tribune, ha ricordato in un suo editoriale sul processo a Milosevic uno dei killer della famiglia Zec. Qualsiasi cosa accaduta durante il regime di Tudjman è ora giustificata e difesa dalle nuove autorità seguendo i medesimi cliché della "santità della guerra in difesa della madre patria". "Rimane ancora poco chiaro" scrive Culic "cosa intendesse Tudjman quando durante la cerimonia per onorare Sinisa Rimac (uno degli assassini della famiglia Zec) affermò: devi continuare sulla via intrapresa". E Culic poi aggiunge "Questo è il modo nel quale viene svilita la credibilità di tutti i documenti presentati dal governo croato all'Aja contro Milosevic. Le prove contro Milosevic sono molto simili alle prove contro Tudjman. Paradossalmente sembra la Croazia non sia ancora pronta per una de-milosevizzazione, immaginate per quanto riguarda una de-tudjmanizzazione".