Antoni in Piazza Ban Josip Jelačić a Zagabria - Maura Madeddu

Antoni in Piazza Ban Josip Jelačić a Zagabria - Maura Madeddu

Una protesta solitaria, ma carica di significato nel cuore della capitale croata Zagabria: è quella del giovane Antoni, deciso a salvaguardare la natura del monte Kozjak, alle porte di Spalato, dove un tunnel dovrebbe collegare la città dalmata all'autostrada

02/12/2024 -  Maura Madeddu Zagabria

Da qualche settimana, chiunque si trovi a passare per il centro di Zagabria può facilmente imbattersi in un ragazzo di vent’anni, Antoni, seduto ai piedi della statua dedicata a Josip Jelačić, con in mano un cartello che recita “Fermate la distruzione del Monte Kozjak” (Stop uništavanju planine Kozjak). Antoni viene da Solin, e le sue proteste sono iniziate intorno ad agosto, per poi proseguire ai primi di settembre, anche dinanzi al Sabor, alla riapertura dei lavori.

La protesta silenziosa di Antoni riguarda il progetto infrastrutturale attualmente in corso nel nord della Dalmazia, vicino a Spalato. Nello specifico, si tratta della costruzione di un tunnel che, attraversando il Monte Kozjak, collegherà la città all’autostrada tramite lo snodo di Vučevica. In aggiunta, il progetto prevede anche la realizzazione di un ponte tra Spalato e Kaštela, allo scopo di garantire un migliore accesso alla seconda città della Croazia.

Il principale investitore di questo progetto è China Road and Bridge Corporation (CRCB), impresa cinese che si è già occupata, tra l’altro, della realizzazione del Pelješki most, il ponte che collega la penisola di Pelješac [Sabbioncello] e il resto della Croazia senza passare dalla Bosnia Erzegovina, oltreché a essere incaricata della costruzione del quarto e quinto ponte sul Danubio a Novi Sad , in Serbia.

Il progetto relativo al Monte Kozjak ha origine nel 2004, anno in cui venne inaugurata l’autostrada che ancora oggi collega Zagabria alla costa dalmata. A quei tempi lo svincolo di Vučevica non era ancora stato pianificato, mentre oggi esso ricopre, secondo Antoni, un ruolo centrale nella faccenda del Monte Kozjak: la realizzazione di tale raccordo è guardata con sospetto, specie perché congiunge un comune molto piccolo, Dugobabe, all’autostrada. Dugobabe è poi il villaggio natale di due esponenti di spicco della politica croata: Ivo e Ante Sanader.

Ivo Sanader è stato Primo ministro croato tra il 2003 e il 2009, e sta attualmente scontando una condanna per corruzione e abuso di potere. Ante Sanader è stato invece prefetto della Contea Spalato-Dalmatina tra il 2005 e il 2013, nonché sindaco di Kaštela dal 1997 al 2005.

Durante il suo mandato da prefetto, Ante Sanader divenne proprietario di due appezzamenti di terreno, per un valore di 80.000 kune (circa 10.600 euro) proprio accanto all’uscita del nuovo tunnel autostradale.

Secondo un articolo di Nacional , il fatto che i terreni di Sanader non siano lungo il tracciato previsto per la strada o il tunnel non vincola Sanader a cederli alla Hravtske Ceste, l’ente che si occupa della gestione delle strade in Croazia.

Di conseguenza, Sanader potrà potenzialmente ricevere ingenti profitti da tutti i servizi turistici e non che verranno costruiti lungo la strada. Antoni ribadisce che fu proprio durante questo periodo che il progetto per il tunnel e la strada vennero inclusi nei piani della contea, con forti pressioni da parte della politica locale perché venissero costruiti quanto prima.

La firma del contratto che ha avviato definitivamente la costruzione del tunnel risale a circa un anno fa, mentre i lavori sono iniziati nell’agosto di quest’anno. Secondo il racconto di Antoni, nelle prime settimane i lavori non avevano intaccato più di tanto i pendii meridionali del monte né la sua flora e fauna.

La situazione ha subito un drammatico cambiamento nella notte tra il 28 e il 29 settembre, quando improvvisamente alcuni escavatori radunati presso quella che sarà l’uscita sud del tunnel, hanno iniziato a perforare il monte, senza che nessuno fosse stato preventivamente informato.

La mattina seguente, quando i cittadini sono arrivati sul posto, si sono trovati davanti a una serie di veicoli senza targhe e operai che lavoravano senza l’attrezzatura necessaria. Inoltre, ci sono voluti diversi giorni perché venissero installati i pannelli che segnalavano i lavori in corso.

Il secondo momento di svolta è avvenuto invece nella seconda metà di ottobre, quando ignoti, ancora una volta in piena notte, hanno devastato la proprietà privata di un cittadino totalmente ignaro.

L’accaduto è stato denunciato alla polizia e in risposta la compagnia responsabile ha condannato il fatto, ma la mancanza di effettive reazioni da parte delle autorità ha spinto i cittadini della zona a protestare a Spalato, davanti alla sede dell’assemblea locale.

Il progetto relativo al Monte Kozjak solleva poi tutta una serie di interrogativi e questioni collaterali. In primo luogo, secondo Antoni, la realizzazione del progetto non renderebbe in alcun modo più scorrevole il traffico verso Spalato. Esiste infatti già una strada a scorrimento veloce lungo la quale il percorso da Spalato a Zagabria dura solo cinque minuti in più di quanto non ci vorrebbe con la nuova strada.

In secondo luogo, Antoni riflette su chi userebbe effettivamente la nuova strada, dato che lo svincolo di Vučevica si trova tra altri due svincoli e in una zona che conta meno di 5000 residenti.

Infine, Spalato soffre da molti anni di code e congestione del traffico che sempre più spesso causano incidenti, anche mortali. Perché investire sulla costruzione del ponte, quando si potrebbe invece tentare di mettere in sicurezza le strade di Spalato?

Ho chiesto ad Antoni di raccontarmi quale sia l’accoglienza che sta ricevendo la sua manifestazione silenziosa. La sua risposta è stata duplice: da un lato le persone sono molto solidali con la sua campagna e spesso si fermano a chiacchierare con lui, scambiando le loro opinioni e chiedendogli di raccontare qualche dettaglio in più del tunnel attraverso il Monte Kozjak.

Dall’altro Antoni è consapevole che le sue richieste, e quelle dei cittadini di Spalato, sono per la maggior parte destinate a rimanere inascoltate. Secondo il giovane, sotto il governo dell’Unione Democratica Croata (HDZ), in Croazia i cittadini si sono sempre più abituati a una gestione corrotta della cosa pubblica, e rinunciano a qualunque protesta o tentativo di disobbedienza civile davanti all’autorità.

Ciò favorisce la prosecuzione di progetti dannosi per l’ambiente come quello del Monte Kozjak, perché i cittadini locali sono i primi a considerare la costruzione del tunnel inevitabile, e anche se consapevoli delle controversie legate al progetto sono generalmente restii a organizzare manifestazioni popolari contro di esso.

Infine, Antoni ha condiviso le motivazioni che l’hanno portato a intraprendere questa protesta solitaria. Il suo desiderio è principalmente quello di suscitare interesse tra i cittadini croati, anche grazie all’attenzione che la sua manifestazione sta attirando tra i media locali di Zagabria.