Le elezioni europee hanno sancito in Croazia una nuova vittoria per il Primo ministro conservatore Andrej Plenković, a poco più di un mese di distanza dalle legislative del 17 aprile, che lo avevano già visto uscire vincitore dalle urne. Affluenza al 21%, la più bassa dell’UE
Alle elezioni europee di domenica 9 giugno l’Unione democratica croata (HDZ, il partito guidato dal premier) è arrivata in testa, raccogliendo il 34,60% delle preferenze e conquistando ben la metà dei dodici eurodeputati assegnati alla Croazia.
Rispetto al 2019, l’HDZ ottiene due seggi in più. “Un successo magnifico”, ha commentato ieri sera il premier Plenković, che ha chiosato: “È bello vincere”.
Al potere dal 2016, il Primo ministro è infatti riuscito a battere il Partito socialdemocratico (SDP) praticamente in tutte le tornate elettorali a cui ha partecipato da allora.
Alle europee di domenica l’SDP è arrivato secondo con il 25,96% dei voti, assicurandosi quattro deputati europei, esattamente come nel 2019. Domenica sera, la capolista SDP, Biljana Borzan, ha festeggiato il risultato assicurando che “il Partito socialdemocratico è vivo e di successo”, contrariamente a quanto sostenuto dai suoi detrattori che parlavano di una formazione in crisi dopo la recente sconfitta alle legislative.
Durante una conferenza stampa lunedì mattina, tuttavia, il presidente dell’SDP Peđa Grbin ha annunciato un cambio di rotta, delineando nuove elezioni interne al partito e anticipando che non si candiderà alla successione di se stesso.
Altri due partiti hanno superato domenica la soglia di sbarramento e saranno rappresentati all’emiciclo di Strasburgo: il Movimento patriottico (DP) di estrema destra, che ha ottenuto l’8,82% circa, e il movimento ecologista e progressista Možemo (Possiamo) con il 5,92%. A entrambi sarà assegnato un seggio al parlamento europeo.
Il deputato eletto in quota DP è peraltro l’unico euroscettico o sovranista che rappresenterà la Croazia. A questo proposito, è interessante notare che il neoeletto eurodeputato croato di estrema destra, Stephen Bartulica (DP), è da qualche giorno al centro di una polemica legata al suo recente ingresso al Sabor, il parlamento di Zagabria, che potrebbe compromettere il suo trasferimento a Strasburgo.
Bartulica, nato nel Missouri e rientrato in Croazia negli anni Novanta, ha dichiarato allo Stato croato di guadagnare assieme alla moglie 3600 euro al mese e di spenderne quasi altrettanti in due mutui sottoscritti per altrettanti immobili acquistati di recente.
“Come fa Bartulica a vivere con 38 euro al mese?”, ha chiesto nei giorni scorsi il portale Index . Ad oggi il leader del Movimento patriottico, Ivan Penava, ha difeso Bartulica, assicurando che se dovessero emergere irregolarità, il neoeletto eurodeputato le saprà spiegare. Dopo aver assicurato di vivere grazie ai fondi donatigli dalla madre, Bartulica è arrivato domenica sera al quartier generale del partito su una Ferrari rossa…
Chi sale, chi scende
Se i risultati elencati finora sono tutto sommato in linea con le previsioni della vigilia e non si scostano molto dai risultati delle elezioni politiche di un mese e mezzo fa, alle europee di domenica c’è stato comunque spazio per un paio di sorprese.
La prima è rappresentata dal pessimo risultato conseguito dal partito conservatore Most che con il 4,02% non ha superato la soglia di sbarramento e non sarà più rappresentato al parlamento europeo. Most è un partito nato nel 2012 e che nel 2016 ha brevemente fatto parte della coalizione al governo, durante il breve mandato del Primo ministro Tihomir Orešković, sostenuto (oltre a Most) dall’HDZ. All’epoca Most aveva ottenuto oltre il 13% dei voti, domenica ha fatto tre volte peggio.
L’altra sorpresa è invece l’ottimo risultato ottenuto dalla lista indipendente “Gen Z”, rappresentante un gruppo di under 30 guidati dalla tiktoker Nina Skočak (26 anni). Con oltre il 4,06%, la lista Gen Z ha sfiorato l’ingresso al parlamento europeo. “È un piccolo miracolo politico”, ha dichiarato Nina Skočak dopo il voto, “questo risultato va oltre ogni aspettativa. Abbiamo dimostrato che i giovani sono interessati alla politica, sono interessati all’Europa e alle elezioni e che vogliamo sentire la nostra voce dove conta”.
Infine, escono dal parlamento europeo anche Ivan Vilibor Sinčić (ex Živi zid) e Mislav Kolakušić, che qualche mese fa avevano fondato assieme il partito Diritto e Giustizia, su modello dell’omonimo movimento polacco.
Bassa affluenza
Un altro dato interessante delle europee in Croazia è la bassissima affluenza registrata domenica. Appena il 21,34% degli elettori croati si è recato ai seggi per eleggere gli eurodeputati spettanti alla giovane repubblica, un minimo storico, nonché il peggior risultato in Europa: Lituania e Bulgaria figurano anch’esse in fondo alla classifica, ma hanno fatto meglio della Croazia, con un tasso di partecipazione alle urne rispettivamente del 29,94% e del 31,80%.
A giudicare dai risultati, la bassa affluenza ha premiato i partiti più strutturati: l’HDZ e l’SDP, gli unici in grado di mobilitare comunque una larga base di sostenitori. Con sei eurodeputati eletti tra le fila del Partito popolare europeo (quelli dell’HDZ) e quattro deputati scelti nel gruppo dei Socialisti e Democratici (quelli dell’SDP), la Croazia contribuisce nel suo piccolo ad alimentare la grande alleanza che ha finora sostenuto la presidente della commissione Ursula von Der Leyen.
Incassata questa seconda vittoria nell’arco di pochi mesi, l’HDZ di Andrej Plenković può ben sperare ora anche in vista dell’ultima tornata elettorale che aspetta la Croazia quest’anno: le presidenziali del prossimo dicembre. Con l’SDP in piena ristrutturazione, Plenković potrebbe riuscire a battere il capo di Stato uscente, Zoran Milanović, colpevole anche di una discutibile partecipazione alle ultime legislative in qualità di improvvisato candidato premier.
Ma prima di quest’ultimo appuntamento elettorale, rimane la questione sull’eventuale futuro europeo del premier croato, di cui la stampa locale parla già da anni. Plenković è pronto a lasciare Zagabria per un posto a Bruxelles?