Di media le donne guadagnano fino al 20% in meno rispetto ai colleghi maschi, nonostante siano più istruite. Lo squilibrio maggiore è registrato nell'ambito manageriale. Tra i disoccupati le donne raggiungono il 60%. Nostra traduzione
Di Gabrijela Galić, 8 marzo 2007, Novi List (tit. orig. Žene obrazovanije, a lošije plaćene)
Traduzione a cura della redazione di Osservatorio Balcani
Il mercato del lavoro in Croazia, in alcuni segmenti, segue l'andamento dei livelli dell'Unione europea è così le donne per lo stesso lavoro svolto dai loro colleghi maschi ricevono paghe inferiori. Secondo una recente ricerca della Commissione europea, le donne europee per il medesimo lavoro sono pagate mediamente anche fino al 15 percento in meno dei colleghi. Le statistiche in Croazia mostrano che le donne hanno un guadagno medio mensile tra il 15 e il 20 percento più basso, nonostante siano più istruite.
Questa discriminazione finanziaria, però, aumenta col passare degli anni di lavoro delle lavoratrici, e così pure dei lavoratori, e la maggior differenza negli stipendi per il medesimo lavoro viene registrata nell'ambito manageriale. Nonostante soprattutto sindacati e organizzazioni non governative da anni mettano in guardia sul problema delle differenze di stipendio, nulla cambia.
Non va meglio nemmeno al livello dell'UE che nonostante l'impegno profuso non è riuscita a rovesciare il trend. A livello europeo le differenze maggiori tra le paghe degli uomini e delle donne - e ciò nell'ordine del 20-25% percento - sono registrate in stati come Cipro, Slovacchia, Estonia, Germania e Gran Bretagna. Le differenze minori negli stipendi, sotto il cinque percento, sono registrate a Malta e in Portogallo.
La Croazia non è un caso isolato
"È incredibile che per lo stesso lavoro gli uomini siano pagati meglio delle donne", afferma Mario Svigir, principale economista del SSSH Unione dei sindacati indipendenti della Croazia, egli afferma che proprio le donne potrebbero influire sul cambiamento di questo trend e con ciò sulla qualità dell'occupazione: perché quasi tutte le responsabili delle risorse umane sono donne.
La Croazia, per quanto concerne la differenza tra gli stipendi degli uomini e delle donne per lo stesso lavoro, non è un caso isolato, afferma Jasna Petrovic, coordinatrice regionale della Rete femminile della Confederazione internazionale dei sindacati. Petrovic ricorda che questa frattura in Croazia cresce più velocemente che negli altri paesi vicini.
"La Croazia nella sua legislazione non ha adottato, come la Slovenia o la Francia, una discriminazione positiva", sostiene Petrovic, aggiungendo che in tal caso le donne non avrebbero il 25% in meno di pensione rispetto agli uomini. Si potrebbe a suo avviso assegnare alle madri un anno di anzianità in più per ogni figlio. Se le donne non hanno uno stipendio equivalente a quello degli uomini che svolgono lo stesso lavoro la sua proposta è quella di andare loro incontro almeno nel periodo di maternità e di malattia per i figli.
Tipici impieghi femminili
"È necessario attivare un fondo speciale col quale versare, alle donne in maternità o in malattia per i figli, delle integrazioni rispetto allo stipendio che percepiscono quando lavorano", afferma Jasna Petrovic.
Le differenze maggiori tra gli uomini e le donne sono più evidenti proprio nella sfera economica. Le differenze di stipendio sono solo uno degli indicatori dello squilibrio nel mercato del lavoro. Questo tipo di squilibrio, inoltre, produce i cosiddetti "tipici impieghi femminili", in cui le paghe sono inferiori e comprendono l'educazione, i servizi pubblici, fino al commercio e alle industrie tessili.
In questi settori un'impiegata su due è sottoposta ad una qualche forma di discriminazione. Un dato interessante è che dall'inizio dell'anno in Croazia per la prima volta è aumentato il numero delle donne impiegate nell'amministrazione pubblica, cosa che però rinforza la tradizionale tesi secondo la quale le donne trovano impiego nei posti meno pagati.
Negli scorsi anni di mese in mese è andato incrementando il numero di donne disoccupate, senza però superare il 60% del totale. Quest'anno anche questa percentuale è satta superata. Sul totale di 299.083 persone disoccupate certificate dall'ufficio di collocamento, in gennaio le donne erano 180.50: il 60,04%. Il trend di aumento del numero delle donne disoccupate, in particolare quelle con più di 40 anni, è presente già da anni, ha ribadito ieri la presidentessa della Commissione parlamentare per l'equiparazione dei generi, Gordana Sobol, durante un incontro pubblico dedicato al ruolo delle donne nel mercato del lavoro.