Nonostante i due turni di consultazioni tra i partiti politici e la presidente croata per individuare il nuovo esecutivo, nessun accordo è stato raggiunto per formare il governo. La possibilità di nuove elezioni è sempre più reale
Un mese dopo le elezioni parlamentari in Croazia, ancora non vi sono segnali positivi per la creazione di una maggioranza di governo. Le recenti consultazioni politiche hanno portato ad una situazione in cui il partito di centro sinistra che ha governato finora ha ottenuto 56 seggi in parlamento, mentre quello di opposizione di centro-destra 59 seggi: ago della bilancia per la formazione di un nuovo governo si è trovato ad essere il neonato MOST, con i suoi 19 seggi al Sabor di Zagabria. Nonostante nell’ultimo mese dalle fila di MOST siano usciti o si siano allontanati quattro deputati, il partito di liste indipendenti continua a mantenere una posizione decisiva per la formazione del governo.
Durante l’ultimo mese la coalizione di centro sinistra, guidata dal Partito socialdemocratico (SDP) e la coalizione di centrodestra, guidata dall’Unione croata democratica (HDZ) hanno avuto una serie di incontri con i membri di MOST. Ciò che MOST ha richiesto sin dall’inizio sono state riforme: riforme dell’amministrazione pubblica e dell’autonomia locale e regionale, riforme in ambito fiscale e monetario, riforme del sistema elettorale, ecc.
MOST ha creato anche un precedente nella storia della democrazia parlamentare croata e ha chiesto un governo di unità nazionale, insieme con l’SDP e l’HDZ. Una coalizione che, direttamente e indirettamente, è stata subito rigettata da HDZ e SDP: si è poi passati ai colloqui tra singoli partiti ai quali MOST ha riproposto le suddette riforme. Entrambi i partiti dominanti hanno inviato le rispettive risposte alle richieste di MOST, in cui dicono di essere d’accordo con oltre il 90% delle riforme proposte. Tuttavia, MOST ha continuato a rifiutare di scegliere uno dei due partiti con cui stringere la coalizione per formare il governo. Quindi la scorsa settimana per la prima volta è stata accordata una riunione congiunta con i due partiti maggiori e MOST, insieme ai rispettivi leader, il capo del governo e presidente del SDP Zoran Milanović, il presidente dell’HDZ Tomislav Karamarko e il presidente di MOST Božo Petrov. Ma due giorni prima dell’incontro, Ivan Lovrinović, membro di spicco e stratega economico di MOST, ha annunciato che MOST vuole il posto del capo del governo.
Ciononostante, all’incontro di lunedì scorso, che è stato trasmesso dal vivo dalla tv pubblica croata HRT e dai media elettronici, Petrov ha dichiarato che vuole a capo di un nuovo governo per le riforme una figura esterna ai partiti. MOST in quel caso otterrebbe il posto di vicepremier. Ma entrambi i partiti maggiori hanno visto mal volentieri la proposta di un premier esterno.
“Noi siamo i vincitori relativi, e vogliamo che ciò venga rispettato. Questa è una crisi, e riteniamo che come vincitori relativi abbiamo il diritto alla guida del governo. Ovviamente questo implica anche nuove consultazioni”, ha detto Karamarko, aggiungendo che può discutere anche della proposta di MOST, anche se la considera ingiusta.
“I cittadini hanno detto ‘basta’ al governo socialdemocratico, ed ora voi ci chiedete di sederci con loro e di amnistiargli gli ultimi quattro anni”, ha detto il leader dell’HDZ. Karamarko ha poi precisato che l’iniziativa MOST è lodevole, ma non naturale.
“Io continuo ad ascoltare. Non pretendiamo di essere i vincitori relativi, però abbiamo il sostegno del Sabor, anche se questo non basta. Avreste dovuto dire dal primo giorno che le cose stanno così”, ha detto Milanović.
“Difficile che la Croazia possa essere guidata da persone che non appartengono a un partito. Ho visto due governi di tale natura ed entrambi sono caduti: quello italiano e quello greco. Dopodiché si è arrivati ad un governo politico”, ha aggiunto Milanović.
Sorprese durante le consultazioni e i colloqui
All’incontro si è parlato anche della minaccia di una crisi costituzionale, perché nell’arco di sei mesi la Corte costituzionale potrebbe restare senza quorum, se il Sabor non prolungherà il mandato dei giudici in carica o non ne eleggerà di nuovi. Inoltre, siccome la finanziaria del prossimo anno non è stata adottata, la Croazia in aprile potrebbe avere seri problemi se non verrà approvato il bilancio del 2016. Milanović ha visto l’uscita da questa situazione nel tentativo di riunire il parlamento, anche solo per alcuni minuti e poi chiederne lo scioglimento, per fare in modo che la presidente Kolinda Grabar Kitarović possa indire nuove elezioni nell’arco di 60 giorni. Il deputato di MOST Robert Podolnjak ha subito precisato che su queste questioni è meglio consultare la Corte costituzionale.
Alla fine dell’incontro Petrov ha dato tempo una settimana a Milanović e Karamarko per presentare il proprio candidato extrapartito come nuovo premier.
Insieme con i lunghi colloqui tra i due parti maggiori e MOST, la presidente Grabar Kitarović lunedì scorso ha condotto un secondo giro di consultazione con i leader di tutti i partiti politici e i candidati individuali, per poter nominare la figura del nuovo premier. Il primo giro di consultazioni, dieci giorni fa, è finito in un nulla di fatto, perché né Milanović né Karamarko sono riusciti a raccogliere le firme di 76 deputati sui 151 totali del Sabor.
Le prime consultazioni hanno però portato qualche sorpresa e novità. Per prima cosa alla riunione con gli altri deputati delle minoranze nazionali, che in precedenza avevano appoggiato la coalizione guidata dall’SDP, non si è presentata Ermina Lekaj Prilaskaj, deputata della minoranza albanese, la quale ha motivato la sua assenza dicendo che deve ancora decidere chi sostenere. Ci si aspetta che alla fine sostenga l’SDP.
Sconcerto ancora maggiore quando uno dei deputati della minoranza serba e del Partito democratico autonomo serbo (SDSS) Mirko Rašković ha detto che non sosterrà la coalizione dell’SDP ma appoggerà quella opzione che garantirà la maggioranza al Sabor. Inoltre ha aggiunto che davanti a questa scelta è stato sottoposto a varie pressioni e minacce, motivo per cui la scorsa settimana è stato chiamato a colloquio nell’Ufficio per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata (USKOK). Dopo che i media hanno iniziato con le speculazioni su come Rašković avesse minacciato Karamarko, alcuni giorni più tardi si è saputo che Karamarko aveva firmato un documento per far ottenere a Rašković lo status di veterano di guerra croato.
Anche se Karamarko ha negato di aver siglato suddetto documento, il settimanale croato Telegram ha pubblicato una fotografia in cui si vede il documento in questione con la firma di Karamarko. Oltre a ciò, durante la consultazione della presidente con la delegazione di MOST - in cui c’erano Petrov, Pdolnjak, Lovrinović e il sindaco del piccolo comune dalmato di Primošten, Stipe Petrina – la Grabar Kitarović ha chiesto di poter parlare da sola per un po’ con Petrov.
Una mossa che ha scioccato Petrina, il quale ha chiesto subito a Petrov e alla presidente di comunicare a tutti di cosa avessero discusso. Nonostante dopo tre giorni Petrov abbia precisato che la presidente gli ha solo chiesto se era stato raggiunto un accordo per formare una coalizione con uno dei partiti maggiori, Petrina ha abbandonato MOST, e poco dopo altre due deputate di MOST hanno abbandonato il partito, che insieme al già escluso Dragan Prgomet hanno fondato il partito HRID. Quindi MOST è rimasto oggi con 15 deputati.
Probabili nuove elezioni
Nel giro di consultazioni con la presidente, terminato l’altro ieri, non ci sono state grandi sorprese, e nemmeno un segnale positivo per la formazione della nuova maggioranza parlamentare e quindi del governo. La coalizione dell’SDP è stata sostenuta da 6 deputati delle minoranze nazionali, mentre la rappresentante albanese ha ripetuto di non aver ancora deciso. La coalizione guidata dall’SDP è stata appoggiata inoltre anche dal deputato Radimir Čačić (ex ministro dell’Economia nel governo dell’SDP), dall’ex partner di governo Dieta democratica istriana (IDS) e da Petrina. Così facendo la coalizione dell’SDP è arrivata a 67 deputati, ma gliene mancano pur sempre altri 9 per formare una maggioranza.
Siccome nemmeno il secondo giro di consultazioni ha prodotto un possibile esecutivo, la Grabar Kitarović ha suggerito di avviare un terzo giro di consultazioni per l’inizio della prossima settimana. Annunciando poi che se anche il terzo giro di consultazioni finirà in un nulla di fatto saranno indette nuove elezioni e verrà nominato un governo tecnico di transizione. L’SDP, e il governo uscente, si oppone e ritiene che un governo del genere sarebbe anticostituzionale. Secondo i socialdemocratici un governo del genere può essere nominato solo quando il lavoro del governo è impossibilitato e non quando viene impedito, come nel caso in questione. Inoltre lo stesso Milanović afferma che prima che Grabar Kitarović indica le elezioni va comunque costituito il parlamento, con l’elezione del presidente del parlamento a maggioranza dei deputati. Lo scorso giovedì il parlamento si era già riunito, ma si è bloccato subito per l’impossibilità di eleggere il suo presidente.
Con tutte le questioni costituzionali in ballo, i negoziati e le consultazioni fallimentari, nuove elezioni (forse a breve, fra qualche mese) cominciano ad apparire uno scenario molto probabile.