La scoperta di corpi che probabilmente appartengono a serbi nel villaggio di Paulin Dvor potrebbe sollevare questioni scottanti per la Croazia.
Abbiamo tradotto un articolo di Drago Hedl - IWPR
Agli inizi di quest'anno sono stati esumati 18 corpi nella regione della Lika, Croazia; su di essi sono state ritrovate alcune carte d'identità che dimostrano come con tutta probabilità si tratti di civili serbi uccisi durante la guerra tra Serbia e Croazia.
Fonti del Ministero degli Interni hanno confermato che i documenti, ritrovati sui corpi riesumati da una fossa comune, appartenevano a civili serbi uccisi dieci anni prima nel villaggio di Paulin Dvor.
Il caso ha fatto nascere scomodi paralleli con la scoperta, nel 1999 nell'est della Serbia, di corpi di civili albanesi uccisi in Kossovo e trasportati in celle frigorifero sino in Serbia e gettati nel Danubio.Come accaduto con i corpi dei kossovari anche quelli di Dvor sono stati portati in altri luoghi, diversi da quelli dove sono stati uccisi, quale tentativo di occultare l'evidenza dei massacri compiuti.
L'Istituto di medicina forense di Zagabria sta cercando di effettuare un riconoscimenti formale dei resti rinvenuti a Lika. "L'identità non può essere stabilita esclusivamente sulla base di documenti trovati al fianco dei corpi" ha affermato Ivan Grujic, a capo dell'ufficio del Governo che si occupa di persone scomparse o imprigionate aggiungendo poi che "la questione è molto delicata e non è nostro costume entrare pubblicamente nei dettagli mentre resta ancora da identificare con certezza l'identità dei corpi riesumati".
Diversamente da altri cittadini della Croazia di origine serba quelli di Paulin Dvor erano rimasti leali a Zagabria durante la guerra. Ma nella notte dell'11 dicembre del 1991 le truppe croate hanno marciato nelle strade del paese ed hanno rinchiuso in una casa 18 serbi ed un croato di origini ungheresi. La maggior parte degli altri 168 abitanti era già riuscita a fuggire.
Secondo gli agenti di polizia che allora compirono le indagini sull'accaduto le truppe croate si sarebbero vendicate dopo che un loro commilitone era stato ucciso in un villaggio vicino da un cecchino serbo. Sarebbero entrati nella casa dove erano imprigionati i 18 cittadini di Paulin Dvor e, prima di farla saltare, avrebbero falcidiato i presenti. Solo un corpo è stato poi rinvenuto, quello di Dara Vujnovic, "impacchettato" in una scatola di munizioni. Ma le indagini si erano fermate lì per insufficienza di prove.
Il villaggio è poi stato conquistato dalle truppe dell'Esercito federale yugoslavo e da milizie paramilitari serbe ed è rientrato sotto il controllo croato solo nel gennaio 1998 in seguito ad un accordo intercorso tra Serbia e Croazia.
I fatti avvenuti a Paulin Dvor sono stati riportati in modo dettagliato in un libro curato da Vojin Dabic e Ksenija Lukic dal titolo "Crimini senza punizione" pubblicato in inglese nel 1997. Vengono dati i nomi e le date di nascita delle vittime ed inoltre viene descritto come i corpi fossero stati trasportati lontano dal luogo di massacro con un camion dell'esercito croato.
Il Pubblico Ministero di Osjek ha dichiarato ad IWPR che aveva "informalmente sentito" che i resti rinvenuti a Lika appartenevano a gente di Paulin Dvor ma che non avrebbe commentato oltre. Il Ministero degli interni ha confermato che squadre di polizia a Osijek e Zagabria stanno conducendo indagini sulla vicenda.
Quest'indagine pubblica potrebbe risultare scomoda per l'ex comandante dell'esercito nell'area di Osijek, il generale Karl Gorinsek, che, nel novembre del 1991, aveva ordinato che tutti i villaggi serbi fossero "messi sotto supervisione" - cioè controllati dai militari croati.
Di nazionalità slovena, Gorinsek, ha abbandonato l'Esercito yugoslavo per combattere al fianco dei croati. Fu sostituito dopo un costoso e infruttuoso tentativo di liberare la regione di Baranje nella primavera del 1992 e si ritirò subito dopo. L'ex-generale vive ora a Zagabria ed è un membro attivo del Partito Liberale, componente dell'attuale coalizione di Governo in Croazia.
In seguito alla riesumazione dei 18 corpi anche il Tribunale dell'Aja si sta attivando. IWPR è venuto a sapere che la polizia non solo sta effettuando indagini sui diretti responsabili del massacro ma anche su chi diede l'ordine di trasportare lontano i corpi.
La scoperta potrebbe definitivamente distruggere il mito - promosso dall'ex-leader Franjo Tudjman - che i croati non sono stati responsabili di atrocità avendo combattuto una guerra esclusivamente difensiva. Ma diviene sempre più probabile che non solo le truppe croate abbiano commesso crimini di guerra ma abbiano anche tentato di coprirli.