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Manca poco più di un mese alle elezioni e la campagna elettorale inizia già a surriscaldare il clima politico. 12 i candidati in lizza ma scarse le probabilità che il successore di Mesić venga eletto al primo turno. Gli analisti già pensano al ballottaggio del 10 gennaio 2010

23/11/2009 -  Drago Hedl Osijek

Le elezioni presidenziali in Croazia si terranno tra Natale e Capodanno, il prossimo 27 dicembre, ma nessuno crede che il successore di Stjepan Mesić verrà eletto quest'anno. Il terzo presidente della Repubblica croata, stato indipendente dal 1991, si conoscerà dopo la seconda tornata, il 10 gennaio 2010. Nessun sondaggio dell'opinione pubblica, infatti, indica uno dei 12 candidati come possibile vincitore al primo turno.

Lo scorso 16 novembre il Consiglio elettorale statale ha reso noti i 13 candidati alla presidenza che hanno raccolto le 10.000 firme (alcuni di loro molte di più) necessarie per legge per validare la propria candidatura, dando così inizio alla corsa elettorale. Subito si è ritirato Veljko Đakula, rappresentante della minoranza serba, di conseguenza sono rimasti in lizza 12 candidati, che nel prossimo mese visiteranno le principali piazze della Croazia dispensando promesse insieme a mele, arance, cappellini, accendini, palloni...Tutto questo allo scopo di non farsi sfuggire il mandato presidenziale quinquennale e di sostituire Stjepan Mesić a Pantovčak, l'elegante zona di Zagabria immersa nel verde alle pendici dello Slijeme. Il presidente uscente ha vissuto qui negli ultimi dieci anni i suoi due mandati, dopo aver vinto le elezioni del 2000 diventando il successore del primo presidente croato, Franjo Tuđman (morto alla fine del 1999).

Se si votasse in questi giorni e i sondaggi dell'opinione pubblica sul risultato delle elezioni fossero del tutto attendibili, il nuovo presidente croato sarebbe il candidato socialdemocratico Ivo Josipović (SPD). La sua vittoria arriverebbe al secondo turno, battendo il suo vecchio collega di partito Milan Bandić, sindaco di Zagabria, con una percentuale - sempre stando ai sondaggi - di circa il 10% di voti in più. Ma queste sono solamente proiezioni, manca più di un mese alle elezioni e le cose possono ancora cambiare.

Le elezioni presidenziali in Croazia non saranno interessanti solo per l'incertezza dell'esito. Una volta saputo il risultato si potrebbe arrivare anche ad una scossa interna ai due maggiori partiti del paese, l'Unione democratica croata HDZ, ora al governo, e il Partito Socialdemocratico SPD, il principale partito dell'opposizione. In entrambe i partiti è già avvenuta una cosa del genere: quando sono stati stabiliti i candidati alle presidenziali, Andrija Hebrang per l'HDZ e Ivo Josipović per l'SPD, gli altri che ambivano alla candidatura, scontenti di tale scelta, hanno deciso di lasciare il partito (o nel frattempo ne sono stati estromesso) e si sono messi in lizza come candidati indipendenti.

Anche se l'SPD ha deciso il suo candidato con elezioni interne (Ivo Josipović ha vinto con distacco su Ljubo Jurčić, candidato premier alle ultime elezioni parlamentari), il sindaco di Zagabria Milan Bandić ha lasciato il partito decidendo di presentarsi da solo alle presidenziali. Ci sono molte probabilità che siano proprio loro due ad incontrarsi al ballottaggio. Dal momento che Bandić ha molti sostenitori nell'SPD (lo segue, a detta di tutti, l'ala destra interna al partito), è facile che la sconfitta di Josipović, e la conseguente vittoria di Bandić, provochino una frattura interna al partito. Alcuni analisti ritengono che tale rottura (che pochi, in realtà, credono possibile) potrebbe intaccare seriamente la posizione attuale del presidente dei socialdemocratici, Zoran Milanović.

Ma nemmeno nell'HDZ le acque sono tranquille. Il suo candidato non è stato scelto con votazioni interne, ma su proposta dell'ex premier e presidente di partito, Ivo Sanader. La candidatura di Andrija Hebrang, ex ministro della Difesa nel governo di Tuđman e della Salute in quello di Sanader, è stata accolta con grande acclamazione al congresso del partito. Tuttavia, i due "insoddisfatti"dell'HDZ, Nadan Vidošević, presidente della Camera di Commercio croata, e l'ex ministro dell'Istruzione Dragan Primorac hanno deciso di candidarsi autonomamente. Entrambi sono stati estromessi dal partito.

Stando alle indagini sull'opinione pubblica, il candidato HDZ Andrija Hebrang, rappresentante del "nocciolo duro", non ha probabilità di vittoria e nemmeno di passare al secondo turno. I sondaggi gli attribuiscono l'8-10% dei voti (rispetto al 25-27% del candidato SPD Josipović). A Nadan Vidošević, uno dei due "estromessi" dall'HDZ, invece, viene dato circa il 12% dei voti, mentre all'altro, Dragan Primorac (che cerca di emulare in tutti i modi il presidente americano Barak Obama), poco più dell'8%.

Le uniche donne a candidarsi per le presidenziali sono Vesna Pusić, presidente del Partito Popolare croato HNS, di centro-sinistra e Vesna Škare Ožbolt, ex ministro della Giustizia nel governo Sanader. I sondaggi attribuiscono alla Pusić il 6% dei voti. In lizza per la poltrona presidenziale vi è anche Damir Kajin, del partito regionale in Istria, la Dieta democratica istriana IDS. Anche se Kajin è uno dei critici più caustici dell'attuale governo e uno dei fomentatori del dibattito parlamentare, le previsioni gli assegnano soltanto il 2,2% di preferenze.

In Croazia il presidente della Repubblica resta in carica cinque anni e può coprire al massimo due mandati. Il presidente attuale Stjepan Mesić è al termine del suo secondo mandato. In Croazia chi investe questo ruolo non ha poteri fondamentali; dopo un sistema semi-presidenziale al tempo di Tuđman, il Sabor croato ha ridotto sostanzialmente i poteri della prima carica dello Stato. Oggi, oltre a rappresentare il paese a livello internazionale, il presidente della Repubblica è a capo delle forze armate e supervisore della politica interna ed estera. I suoi poteri reali sono limitati, per questo fanno sorridere alcune promesse di candidati presidenti che, in caso di vittoria, faranno uscire il paese dalla crisi economica o sconfiggeranno corruzione e criminalità. Nella campagna elettorale se ne sentono di tutti i colori, e dato che siamo solo all'inizio, nel mese a venire i croati avranno modo di sentire molte promesse.