L'allenatore Zenga durante una conferenza stampa

La Stella Rossa Belgrado torna in Croazia quindici anni dopo. Nel 1990 una partita con la Dinamo Zagabria venne sospesa per violentissimi incidenti tra le tifoserie, tragico presagio dell'immediato futuro. Questa volta è andata diversamente

25/08/2005 -  Anonymous User

Di Riccardo Masnata

Si dice spesso: "E' solo una partita di calcio...". Nel caso di Inter Zapresic - Stella Rossa Belgrado, disputata giovedì 11 agosto, questa frase è davvero fuori luogo.

Chi conosce la storia recente dei Balcani si ricorda infatti di un drammatico match fra Dinamo Zagabria e Stella Rossa Belgrado dell'agosto 1990 che fu sospeso per i violentissimi incidenti tra le due tifoserie. Quegli scontri, motivati da ragioni etnico-politiche e non sportive, sono considerati una delle micce che diedero inizio alle ultime guerre fra serbi e croati. Uno dei protagonisti di quei fatti fu Zeljko Raznatovic, allora capo degli ultrà belgradesi, che di lì a poco inizio la sua nuova "carriera" come comandante Arkan, il sanguinario capo delle Tigri.

Ebbene, a distanza di quindici anni, la Stella Rossa Belgrado (Crvena Zvezda) è tornata in Croazia per disputare una gara ufficiale, seguita dai suoi tifosi. Chiaro quindi come la partita avesse un significato che andava ben al di là del fatto sportivo: abbiamo provato ad analizzare i punti di vista di media diversi.

I fatti

L'urna del secondo turno preliminare di coppa Uefa mette di fronte l'Inter di Zapresic (un sobborgo nei pressi di Zagabria) e la Stella Rossa Belgrado, allenata da Walter Zenga. La partita si disputa nel piccolo stadio di Zapresic davanti a 4.000 spettatori: 300 sono tifosi belgradesi, arrivati sotto un'ingente scorta della polizia croata dopo attentissime perquisizioni ai due lati della frontiera di Bajakovo, protrattesi per oltre quattro ore (tanto che sono entrati allo stadio solo alla fine del primo tempo !).

I media, sia serbi che croati, concordano: la vittoria della squadra di Zenga avrebbe potuto essere più larga del 3-1 finale e gli incidenti che si sono verificati tutto sommato sono stati di lieve entità. Il bilancio è di nove tifosi belgradesi respinti alla frontiera perchè ubriachi, il ritrovamento di alcune bottiglie molotov nei pressi dello stadio e il lancio di oggetti contro i pullman dei serbi al termine della partita che causano lievi danni ai mezzi: arrestati i responsabili.

Sui media croati

"Due razzi contro gli autobus dei Delije" titola la Slobodna Dalmacija di Spalato in prima pagina. "Delije" è un termine arcaico con cui da sempre si chiamano i tifosi della Stella Rossa e indica giovanottoni di bella presenza. Il principale quotidiano della Dalmazia elenca minuziosamente tutte le fasi precedenti il loro arrivo a Zapresic, loda il meticoloso lavoro della polizia croata e riporta un solo accenno polemico: sotto la foto di un giocatore serbo che alza le tre dita (alla maniera ortodossa) in segno di esultanza, si legge infatti "I giocatori della Stella Rossa hanno iniziato per primi con le provocazioni alla fine del match".

Anche il quotidiano sportivo zagabrese Sportske Novisti punta sul risultato del campo: "Il gol di Pecelj vale solo come consolazione" spara in prima pagina. Il generale compiacimento per l'opera di prevenzione degli incidenti trova ampio spazio in ultima pagina, interamente dedicata alla cronaca dello "stato d'assedio" a Bajakovo: "Le forze speciali hanno trasformato i Delije in insetti" è la soddisfatta sintesi del titolo. Una foto ritrae il "primo, più pericoloso drappello" dei "famigerati" Delije e viene riportata la dichiarazione di un giornalista serbo che elogia l'organizzazione della trasferta, augurandosi che al ritorno ai croati sia riservato lo stesso trattamento.

Sui media serbi

Il quotidiano Blic titola in prima "Attacco notturno dai campi di grano", ad accompagnare la foto di un autobus danneggiato. Niente enfasi, tuttavia, nemmeno all'interno, in cui si parla del rigore dei controlli di sicurezza e si citano gli ironici canti dei tifosi biancorossi, che hanno scelto musica e parole di una vecchia hit croata ("Come è bello rivederti di nuovo...come ai vecchi tempi...") per festeggiare il trionfo della "Zvezda".

Più accesi i toni scelti dal giornale popolare Kurir, che alterna parecchio sarcasmo ad alcuni passaggi inquietanti. "Veni, vidi, vici" è il titolo principale, "I croati hanno ancora paura di noi" è l'opinione, quasi sorpresa, dei Delije, i quali si augurano di avere meno controlli per il match di ritorno in modo da poter "rispondere alle provocazioni".

Il pezzo parla di trasferta passata "senza grossi problemi" ma ricorda le minacce rivolte nei giorni precedenti la gara ai tifosi serbi, cui era stato promesso che non sarebbero riusciti a riportare la testa in salvo dalla "loro bella" (si sottintende "Patria" e ci si riferisce alla Croazia: sono le prime parole dell'inno nazionale). Le autorità croate, scrive il Kurir, avevano avvisato che non sarebbero state tollerate provocazioni nazionalistiche ("ci abbiamo creduto, ma per poco") ma dopo le canzoni "patriottiche" diffuse dagli altoparlanti, gli ultrà croati sono presto passati "al repertorio consueto: 'Uccidi il serbo' e "zingari, zingari'...".

L'autore sottolinea come l'ingresso dei Delije abbia fatto "impazzire" i tifosi dell'Inter, e come sullo stadio sia sceso un silenzio totale quando i belgradesi hanno intonato la "Marcia sulla Drina", un canto serbo della Prima Guerra Mondiale. Ancora ironia nella conclusione, che descrive come i "coraggiosi hooligans" croati abbiano approfittato dell'oscurità della campagna per bersagliare i pullman sulla via del ritorno. "Che dire: a parte che ci odiano con tutte le loro forze, pensateci bene se avete voglia di 'sguazzare' nel vicinato" è la chiosa finale.

Insomma alla fine tutti d'accordo: visti i precedenti, poteva andare peggio. Anche sui giornali.

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