Мercoledì 17 aprile si vota in Croazia per il rinnovo del parlamento: la sfida è tra il premier uscente e leader del partito di governo Hdz, Andrej Plenković, e il capo dello stato Zoran Milanović. I sondaggi danno in testa l'Hdz ma con numeri insufficienti per governare da solo
Siamo arrivati alla vigilia delle elezioni legislative croate, dopo una campagna elettorale brevissima, ma ricca di colpi di scena. Mercoledì 17 aprile si vota per rinnovare il Sabor, il parlamento di Zagabria, e la sfida tra l’Unione democratica croata (Hdz, destra) e la coalizione “Rijeke pravde” (I fiumi della giustizia) trainata dal Partito socialdemocratico (Sdp, centrosinistra) è, stando agli ultimi sondaggi, apertissima.
Plenković contro Milanović
La posta in gioco è molto alta. Da un lato il Primo ministro Andrej Plenković (Hdz) corre alla ricerca di un terzo mandato. Se vincesse, cementerebbe una posizione di potere che controlla ormai dal lontano 2016, ovvero prima della vittoria di Trump negli USA, dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e prima dell’invasione russa dell’Ucraina.
Plenković è considerato un conservatore moderato, ma i suoi due mandati sono stati costellati da scandali di corruzione e nepotismo, tanto che in otto anni ha dovuto sostituire ben trenta ministri e sottosegretari finiti nelle maglie della giustizia. Dal punto di vista della politica estera, l’attuale premier è quello che si può dire un usato sicuro: europeista, atlantista, ha costruito negli ultimi anni ottime relazioni soprattutto all’interno dell’Ue e ha centrato nel 2023 il doppio obiettivo di Schengen e dell’euro.
Contro Plenković è sceso in campo niente meno che il presidente della Repubblica Zoran Milanović, eletto nel 2020 in quota Sdp. Nonostante il ruolo che ricopre gli imponga di essere “super partes”, il capo di stato è sceso nell’arena politica senza dare le dimissioni.
Milanović è già stato premier dal 2011 al 2016, ma il suo stile comunicativo è cambiato parecchio da allora. C’è chi lo considera un “Trump croato” per via delle sue dichiarazioni abrasive, chi “un agente del caos”, come mi racconta in un’intervista l’editorialista di 24Sata Tomislav Klauški, soprattutto per la sua decisione di candidarsi a premier senza dare le dimissioni. C’è chi, infine, lo ritiene un paladino della lotta alla corruzione, l’unico in grado di liberare il paese dal giogo dell’Hdz, il partito di Franjo Tuđman al potere quasi ininterrottamente dal 1991.
In politica estera, Milanovic è un’incognita. È amico di Viktor Orban e Milorad Dodik, non risparmia gli attacchi a Unione Europea e Nato e ha definito il conflitto in Ucraina “una guerra americana”.
Non sorprende insomma che anche per gli elettori di sinistra, che tradizionalmente voterebbero un candidato premier dell’Sdp, queste elezioni pongano più di qualche grattacapo. E non è tutto. Anche una volta fatta la propria scelta tra Hdz e Sdp (o uno degli altri partiti minori che vedremo in seguito), il risultato non è per niente certo. Stando ai sondaggi, infatti, né l’Hdz né l’Sdp avranno la maggioranza in parlamento. Quale alleanza post-elettorale governerà allora la Croazia?
Sondaggi e coalizioni
Nell’era dei social media e dell’intelligenza artificiale , i sondaggi elettorali spuntano da ogni dove. Nel marasma delle previsioni che annunciano la composizione del Sabor, ci sono però dei trend che si ripetono.
Il primo punto comune a tutti i sondaggi è che l’Hdz è in vantaggio. Su un totale di 150 seggi al parlamento di Zagabria, dei quali 3 riservati alla diaspora (di solito vanno tutti all’Hdz) e 8 alle minoranze nazionali (tradizionalmente filo-governative), il partito del premier Plenković dovrebbe ottenere circa 60 deputati.
La coalizione progressista “Rijeka pravde” si fermerebbe tra i 41 e i 44, mentre in terza posizione arriverebbe il Movimento patriottico (Domovinski pokret, estrema destra) con 14-15 rappresentanti. Seguono Možemo, la piattaforma verde e progressista che dal 2021 controlla il comune di Zagabria (9-11 seggi), il partito cattolico conservatore Most (9), la Dieta democratica istriana (2) e altri partiti minori con un solo rappresentante. Per governare bisogna assicurarsi il sostegno di 76 deputati.
Stando alle dichiarazioni dei politici, nessuno (salvo le minoranze) è pronto ad allearsi con l’Hdz per formare un nuovo governo. “Non è però difficile immaginare che Plenković convinca direttamente i pochi deputati che gli serviranno senza intavolare negoziati con i partiti”, fa notare Tomislav Klauški.
Se i sondaggi avessero ragione, il premier potrebbe contare su 60 deputati più 11 (diaspora e minoranze). Per arrivare alla maggioranza ne basterebbero altri cinque. C’è poi lo scenario di un’alleanza tra l’Hdz e un altro partito di destra, come Most (un ex alleato in passato) o il Movimento patriottico (nato proprio da una costola dell’Hdz).
E a sinistra? Se l’Sdp dovesse arrivare primo – o se il capo di Stato Milanović dovesse decidere di dare comunque il mandato esplorativo alla “sua” coalizione (sarebbe uno sgarbo grave, ma la costituzione croata non precisa quale partito debba avere la priorità) – il dialogo più naturale sarebbe con Možemo, ma questo potrebbe non bastare. Milanović ha già proposto un governo di tutti contro l’Hdz. Ma l’idea di un’alleanza con l’estrema destra suscita già dei malumori.
Quale Croazia?
Il parlamento croato si è sciolto il 14 marzo su decisione del Primo ministro e le elezioni sono state indette dal presidente della Repubblica per il 17 aprile, appena trenta giorni dopo, il minimo consentito dalla costituzione. La campagna è dunque stata brevissima e tutta incentrata attorno alla candidatura a sorpresa del capo di Stato e dunque del duello Plenković-Milanović.
Il dibattito sul futuro della Croazia si è dunque assottigliato molto durante la campagna. Plenković punta sulla stabilità, sull’aumento degli stipendi degli ultimi anni e sul fatto che, a suo dire, “i croati non sono mai stati meglio”. Di motivi per lamentarsi, in realtà, i croati ne avrebbero tanti. Dall’emigrazione che sta dissanguando il paese e rendendo necessaria l’importanza di manodopera per tutti i settori all’aumento dei prezzi che a reso un paese già caro per i turisti, carissimo per i residenti.
Dall’altro lato, però, Milanović cavalca soprattutto la voglia di fare tabula rasa dell’Hdz, sradicando corruzione e nepotismo per ripartire da zero. Ma in che direzione? Ex primo ministro di centrosinistra, negli ultimi anni Zoran Milanović ha parlato molto più spesso all’elettorato di destra, non disdegnando attacchi ai migranti e posizioni a favore di criminali di guerra croati.
Il risultato delle elezioni di mercoledì ci dirà insomma se il salto nell’ignoto fa più gola o più paura ai croati.