E' MOST, formazione indipendente, il principale vincitore delle elezioni in Croazia. I suoi seggi, 19, saranno determinanti per la creazione del prossimo governo. L'HDZ diventa primo partito del paese
Al ristorante RougeMarin di Zagabria, i sostenitori di MOST scorrazzano euforici dal tavolo del buffet alla grande sala con i televisori. Tra un drink e l’altro gettano un’occhiata allo schermo dove scorrono in diretta i primi risultati delle elezioni legislative croate, confermando, scheda dopo scheda, i sorrisi soddisfatti sulle facce dei presenti. Il “ponte”, la formazione indipendente fondata nel 2012 da Božo Petrov, il 36enne sindaco di Metković, è il vero vincitore di questa tornata elettorale. Con i 19 seggi appena ottenuti, su un totale di 151, MOST potrà infatti dettare legge tra i due big della politica croata - i socialdemocratici del Premier uscente Zoran Milanović e i conservatori dell’HDZ di Tomislav Karamarko - finiti sostanzialmente a pari merito e privati della maggioranza assoluta.
“Questo è un momento storico per la Croazia - esclama Ante, un giovane simpatizzante del partito - noi non ci alleeremo con nessuno e ci limiteremo a votare le riforme di cui ha bisogno il paese: è finita con la spartizione delle poltrone e con l’inazione al governo!”. Il “Ponte delle Liste Indipendenti” (Most nezavisnih lista) ha in effetti assicurato che rifiuterà ogni coalizione, andando fino a sottoscrivere questa promessa di campagna presso un notaio. Ma al tempo stesso, ha precisato che garantirà un appoggio esterno a quell’esecutivo di minoranza “che vorrà costruire una nuova Croazia”. Moderato, liberale, cattolico, Božo Petrov sembra essere più vicino al centrodestra che ai socialdemocratici, ma l’accordo post-elettorale - ripetono al quartier generale - dipenderà dai contenuti.
Petrov immagina per la Croazia una serie di cambiamenti radicali: riforma dell’amministrazione pubblica, del sistema giudiziario, monetario e fiscale, inseguendo una parola d’ordine, “competitività”, e affermando di voler sradicare clientelismo e corruzione. “Non tradiremo la fiducia dei nostri elettori - ha dichiarato ieri sera il sindaco di Metković - questa è un’opportunità unica per ottenere qualcosa di qualità e un grande cambiamento”. Resta da vedere, però, quanto durerà quest’esperimento elettorale, visto che le precedenti “terze vie” croate (ORaH, Zivi Zid, Riformisti) sono tramontate a distanza di pochi anni dalla loro creazione. All’interno di MOST, inoltre, una strana dinamica divide già i due principali leader, Petrov e Drago Prgomet (ex-HDZ e capolista di MOST a Zagabria), con quest’ultimo che non si avvale dell’agenzia di comunicazione a cui ha fatto appello il partito, ma ha assunto una propria portavoce personale.
Milanović tiene, l’HDZ valuta il fattore K
Poco lontano dal RougeMarin dove festeggiano Petrov e compagni, altri due partiti stanno brindando ad altrettante vittorie. “Ci siamo aggiudicati le elezioni legislative, ora costruiremo una Croazia migliore!”, tuona Tomislav Karamarko dal palco del Gastro Globus, un altro ristorante per matrimoni della capitale. Attorno a lui, i sostenitori dell’HDZ stappano delle bottiglie di vino con la sua effige e sventolano decine di bandiere croate. La “coalizione patriottica”, guidata dall’Unione democratica croata (HDZ) ha ottenuto 56 deputati, più gli immancabili 3 riservati alla corposa diaspora degli elettori residenti all’estero. E’ più che nel 2011, ma non abbastanza per governare autonomamente: la maggioranza assoluta al Sabor è infatti di 76 membri.
Inoltre, ai progressisti non è andata peggio. La formazione “la Croazia cresce” radunatasi attorno ai socialdemocratici di Zoran Milanović ha ottenuto 56 seggi e ne avrebbe avuti 59 se la Dieta democratica istriana (IDS), partner di coalizione nel 2011 e al governo, non avesse deciso di correre da sola. “La Croazia ha deciso che non si torna indietro e ringrazio i cittadini per questa scelta. Per quattro anni abbiamo attuato le nostre riforme e salvaguardato la pace sociale nel paese. Ora, non possiamo continuare da soli, perciò invito MOST ad un accordo”, ha commentato il Premier Milanović, questa volta non da una tavola calda, ma dal centro culturale “Tvornica” a Zagabria. Anche per l’SDP, quindi, il risultato è in parte positivo e va letto come un invito a continuare sulla stessa direzione.
Vittoria o sconfitta che sia, resta il fatto che la coalizione governativa ha saputo recuperare negli ultimi mesi uno svantaggio elettorale molto ampio, arrivando ad un pareggio. Il merito va sicuramente ad Alex Brown, il consigliere americano in comunicazione ingaggiato dall’SDP, e in parte, paradossalmente, anche alla crisi migratoria che attraversa la Croazia da metà settembre. Gestita senza grossi incidenti dall’esecutivo di centro-sinistra, ha finito per migliorare l’immagine di un primo ministro fino a poco tempo fa molto impopolare (e che invece è risultato il più votato, tramite il sistema delle preferenze). L’HDZ dovrà invece fare mea culpa sulla campagna elettorale appena conclusa e chiedersi se Tomislav Karamarko, un inespressivo uomo dei servizi di sicurezza a disagio davanti alle telecamere (tanto da rifiutare ogni duello TV), fosse il candidato ideale per sfidare Milanović.
Prossimi passi
Mentre i complimenti alla “Coalizione patriottica” sono già arrivati, ad urne aperte (sic!), dalla presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović (ex HDZ) e pure dal Premier serbo Aleksandar Vučić, il quotidiano zagabrese Jutarnji List anticipa come Milanović abbia già preso contatto con gli indipendenti di MOST. La corsa ai negoziati post-voto è già iniziata e bisognerà dunque aspettare qualche giorno prima di conoscere il nome del prossimo primo ministro croato.