Recenti sondaggi mostrano una crescita di popolarità tra le fila dell'opposizione, ma gli analisti non credono all'imminenza di elezioni anticipate. Il Paese procede verso una fase delicata, in cui è previsto l'avvio dei negoziati con l'UE. Dall'esito dei colloqui con Bruxelles dipenderà anche il futuro del governo in carica
Gli ultimi sondaggi dell'opinione pubblica sull'appoggio ai partiti politici della Croazia, che il quotidiano di Zagabria Jutarnji list regolarmente, ogni mese, conduce, mostrano che il partito d'opposizione più forte è il Partito socialdemocratico della Croazia (SDP), che ha superato il partito alla guida della coalizione di governo, l'Unione democratica croata (HDZ). L'SDP gode del supporto del 31.8 percento degli elettori, mentre l'HDZ il 25.9 percento.
Allo stesso tempo, il leader dell'opposizione, presidente dell'SDP ed ex premier croato, Ivica Racan, gode di un supporto del 52.9 percento dei cittadini croati, mentre l'attuale premier Ivo Sanader, presidente dell'HDZ, il 45.4 percento.
Radimir Cacic, ex ministro dell'edilizia nel governo di Ivica Racan (2000-2003), annuncia già la sua candidatura come nuovo premier, mentre Anto Djapic, presidente del Partito croato dei diritti (HSP) - che in questo momento, secondo i risultati degli ultimi sondaggi, gode di un appoggio dell'11.6 percento dei cittadini - sta già pubblicando i nomi dei nuovi ministri del suo partito, affermando di essere pronto per insediarsi al potere.
Ad ogni modo a Zagabria gli analisti politici non credono che sia così facile che, prima della fine del mandato (autunno 2007), il governo del premier Sanader possa trovarsi costretto alle elezioni anticipate. In questo momento, sostengono gli analisti, le elezioni anticipate non aggradano nemmeno all'SDP, perché Racan non ha intenzione di ostacolare Sanader nella realizzazione di un importante impegno per la Croazia. Il Paese si trova nella fase decisiva in cui è atteso l'avvio del negoziati per l'accesso all'Unione europea, e nessuno desidera che questo obiettivo, di importanza capitale per il futuro del Paese, sia messo in questione.
Alcuni segnali di politica estera, soprattutto quelli che giungono da Roma, suscitano la speranza nella Zagabria ufficiale che i negoziati per l'accesso all'Unione europea possano iniziare quest'autunno. Il quotidiano filo-governativo Vjesnik, riferendosi a fonti diplomatiche anonime di Roma, scrive che l'Italia in autunno si unirà al gruppo di Paesi che appoggeranno con forza la Croazia. Se dovessero iniziare davvero i negoziati tra Zagabria e Bruxelles, Sanader non dovrà temere le elezioni anticipate.
Oltre a ciò, a favore dell'attuale premier croato va anche un'ottima stagione turistica, la migliore degli ultimi 15 anni, che secondo le statistiche porterà al Paese circa 11.1 miliardi di dollari. La crescita economica nel secondo trimestre di quest'anno mostra buoni risultati, con la speranza che un trend simile continui fino alla fine dell'anno. Tutto ciò porta una buona dose di ottimismo tra le fila del governo Sanader e non desta preoccupazioni per la risicata maggioranza che lo appoggia al parlamento. Ma le cose potrebbero andare molto diversamente se quest'autunno non inizieranno i negoziati per l'accesso all'Unione.
Se i negoziati dovessero essere ulteriormente rinviati, Sanader e il suo governo potrebbero trovarsi in una situazione molto difficile. Non solo per il fatto che ciò significherebbe che il premier non riuscirà a portare a termine il suo più importante obiettivo di politica estera, ma anche per gli effetti indiretti che il rinvio dei negoziati necessariamente porterebbe con sé. Sicuramente ciò significherebbe la riduzione del rating della Croazia sui mercati finanziari, e poi rallenterebbe gli investimenti stranieri, ma rallenterebbe pure la crescita economica locale. La Croazia, il cui debito estero è pari a circa 30 miliardi di dollari, è del tutto dipendente da nuovi crediti, che in parte servono per pagare quelli vecchi. Ogni turbamento in questa direzione risulterebbe fatale per il Paese.
Ma se i negoziati con Bruxelles dovessero partire quest'autunno, le cose sarebbero del tutto diverse, il rating finanziario del Paese rimarrebbe solido, e andrebbero avanti gli investimenti stranieri. Ciò significherebbe una più stabile condizione economica del Paese, e Sanader non sarebbe minacciato da disordini sociali, conflitti coi sindacati e dall'insoddisfazione dei lavoratori.
Il problema maggiore riguardo l'avvio dei negoziati - e da ciò dipende pure il destino del governo Sanader - rimane pur sempre la valutazione di Carla del Ponte sulla collaborazione tra Zagabria e il Tribunale dell'Aia. Nonostante già nella primavera scorsa il governo Sanader avesse introdotto il "piano di azione" che avrebbe dovuto localizzare il latitante generale Ante Gotovina e svelare la rete dei suoi aiutanti, non si può dire che i risultati raggiunti siano impressionanti. Sanader quindi non ha in mano nulla che possa indurre la procuratrice capo dell'Aia ad avere una posizione differente rispetto a quella adottata fino ad oggi.
Gli analisti politici di Zagabria credono, tuttavia, che Sanader abbia deciso di mostrare all'Aia di fare il possibile, e cioè che i tribunali croati inizino a giudicare per crimini di guerra le persone che si trovano in Croazia. In questo contesto si sviluppa anche l'intensiva indagine avviata a Osijek, e si riferisce all'omicidio di una cinquantina di civili serbi tra il 1991 e il 1995. Indagini simili potrebbero essere condotte anche a Sisak, Zadar e Vukovar, città in cui all'inizio della guerra in Croazia ci furono uccisioni di massa dei Serbi. Sanader in questo modo potrebbe mostrare all'Aia che, nonostante il caso Gotovina, sta facendo tutto il possibile per portare in giudizio i responsabili dei crimini di guerra.
Se invece i negoziati con Bruxelles, nonostante tutto, non dovessero iniziare, potrebbe accadere che il governo Sanader cada in disgrazia, che secondo gli analisti potrebbe portare alle elezioni anticipate. Ma qui le opinioni sono divise. Se per alcuni il governo Sanader potrebbe essere buttato giù dalla destra, unita attorno all'HSP e ai radicali dell'HDZ, altri sostengono che in quel caso l'attuale premier tenderebbe la mano all'ex premier Ivica Racan. Secondo alcune speculazioni Sanader e Racan potrebbero dar vita ad un accordo sulla formazione di un governo di unità nazionale, sì da impedire l'arrivo al potere dell'opzione nazionalista radicale e proseguire con la politica europeista del Paese.
Per quanto possa sembrare irreale un'alleanza tra l'HDZ e l'SDP, i due partiti più forti e opposti della Croazia, occorre tenere presente che i loro obiettivi di politica estera sono identici: sia Sanader che Racan vedono la Croazia come parte dell'Unione europea, e ritengono che questo obiettivo sia il più importante per il futuro del Paese. L'arrivo al potere della destra radicale, allontanerebbe un tale obiettivo per parecchio tempo e spingerebbe il paese in un isolamento simile a quello in cui si trovava durante gli ultimi anni del governo Tudjman. Ciò avrebbe delle conseguenze fatali non solo per la Croazia, ma anche per l'intera regione.
Tutti desiderano evitare uno scenario simile, sicché la coalizione HDZ e SDP - benché come necessità finale - è una eventualità che potrebbe anche accadere.