Governo e opposizione ostentano toni concilianti sulla questione dei profughi, interessati a corteggiare la comunità internazionale nella imminenza delle elezioni. Per i Serbi 16 secondi a testa per votare.
In tempi prelettorali, dopo il presidente Stjepan Mesic e il Premier Ivica Racan, scrive il giornalista di Slobodna Dalmacija Tomislav Klauski (14.11.2003), anche l'opposizione croata di destra fa l'occhiolino ai profughi serbi di Croazia invitandoli a ritornare.
In un'intervista rilasciata a France Press, il presidente dell'HDZ Ivo Sanader ha invitato tutti i profughi serbi a ritornare promettendo che "verranno assicurati loro tutti i diritti, anche la restituzione delle proprietà". Il portavoce dello stesso partito, Ratko Macek ha spiegato che non si tratta di parole retoriche dette per accontentare le richieste della comunità internazionale, visto che Sanader le ha pronunciate anche durante l'ottava Assemblea generale del partito e sebbene egli sia "cosciente che questa posizione farà perdere all'HDZ un certo numero di voti della destra".
Le parole di Sanader hanno provocato differenti reazioni, sia nel paese che all'estero. I diplomatici dei paesi europei sono rimasti positivamente impressionati dalla dichiarazione, definendola "seppur breve, abbastanza concisa e relativamente corretta", assicurando che però verrà controllata l'autenticità della politica dell'HDZ nei confronti dei profughi rientranti. I diplomatici si dicono inoltre coscienti del fatto che questo appello, come fece Racan due mesi fa, sia più che altro lanciato all'Europa che ai profughi i quali, secondo Klauski, non hanno alcuna intenzione di fare ritorno.
Negativi invece i commenti tra i rappresentanti della comunità serba di Croazia. Milan Dukic, presidente del SNS (Srpske Narodne Stranke - Partito Popolare Serbo) parla di giochi preelettorali e di "spari nel vuoto". "Non si tratta di un appello affidabile, i profughi serbi ritorneranno solo quando cambierà la legislazione croata", mentre il suo concorrente politico Milorad Pupovac, nonché presidente del Consiglio Nazionale Serbo, sottolinea che l'HDZ "in quanto responsabile della pulizia etnica e dell'esodo dei Serbi di Croazia, e di una politica anti-minoranze", sarà considerata credibile solo quando metterà in pratica le proprie promesse. Convinto, inoltre, che le dichiarazioni siano state rivolte per lo più alla comunità internazionale in funzione dell'ingresso della Croazia nell'Unione Europea.
La reazione più dura è stata quella del presidente del Croatian Helsinki Committee, Zarko Puhovski, che definisce l'appello un proseguimento della politica di Tudjman prima e di Racan poi, i quali hanno entrambi invitato i Serbi a rimanere o a tornare, con la sola differenza che "i primi in maniera esplicita e i secondi in maniera implicita" non hanno fatto nulla di concreto perché ciò fosse possibile.
Nel frattempo, durante la seduta del 13 novembre, il Governo della Serbia ha deciso di mettere a disposizione dei profughi serbi di Croazia tre seggi elettorali, a Belgrado, Subotica e Novi Sad, promettendo che farà il possibile per aumentarne il numero e per dare spazio alla campagna elettorale sui media locali.
Rispetto ai seggi non si potrà però fare molto. La Comunità serba di Croazia non trova parole abbastanza dure per criticare l'operato del Governo Croato, il quale non ha richiesto per tempo la disponibilità di un maggior numero di seggi. Mentre in Austria, scrive ancora Klauski, i profughi croati potranno votare presso le sedi delle missioni cattoliche, non è stata presa in considerazione alcuna soluzione simile in Serbia. Rispetto a ciò, il Governo Croato ha risposto solo che sarebbe stato "inadeguato" far votare i profughi serbi di Croazia presso la sede della missione cattolica di Mitrovica (Kossovo).
Alle scorse elezioni del 2000 erano stati solo 2.000 i profughi che si erano decisi a votare, anche perché in Serbia erano stati approntati i seggi 48 ore prima del voto solo grazie alle pressioni internazionali. Oggi però si attende un'affluenza decisamente maggiore, con gli elettori che se dovessero presentarsi in massa ai tre seggi disponibili, avrebbero a disposizione solo 16 secondi a testa per votare...
Vedi anche:
L'impossibile ritorno dei Serbi in Croazia