Chi ordinò l'omicidio di Josip Reihl-Kir, capo della polizia di Osijek nel 1991? Perché Antun Gudelj, l'assassino di Kir, già condannato in contumacia, riuscì più volte a farla franca, ricevendo persino il perdono dallo Stato croato?
Il prossimo settembre in Croazia sono attesi tre processi spettacolari, estremamente importanti per fare i conti col passato bellico. Insieme al proseguimento dei processi ai generali Rahim Ademi e a Mirko Norac per i crimini nella Sacca di Medak (Medacki dzep) - il primo processo che il TPI dell'Aja ha affidato alla Croazia - inizierà anche il processo al generale Branimir Glavas, accusato di crimini di guerra contro la popolazione serba di Osijek nel 1991. Ma a settembre dovrebbe iniziare anche quello che secondo alcuni è forse il processo più interessante, quello ad Antun Gudelj, l'assassino dell'allora capo della polizia di Osijek, Josip Reihl-Kir.
Nonostante quest'ultimo non appartenga alla categoria dei processi per crimini di guerra, l'assassinio commesso da Gudelj è di certo collegato alla guerra. Questo avvenimento accaduto alla vigilia della guerra, il 1° luglio 1991, viene considerato il momento di svolta fra la pace e la guerra in una regione della Croazia a quel tempo tra le più sensibili: la Slavonia orientale. Ma il fatto che l'assassino del capo della polizia di Osijek dopo quello che era accaduto fosse fuggito dal luogo del crimine e dopo tutto quello che nel frattempo gli è successo fino alla estradizione dall'Australia, avvenuta la metà di luglio di quest'anno, fa di questa vicenda una delle storie più misteriose e intriganti della recente storia croata.
Josip Reihl-Kir, capo della polizia di Osijek nel 1991, fu ucciso nei pressi del posto di blocco della polizia croata mentre da Osijek, la quarta città della Croazia, stava andando alle trattative con i serbi in rivolta nel vicino villaggio di Tenj. In quel periodo nella Slavonia orientale, dove c'erano diversi villaggi abitati principalmente dalla popolazione serba, avevano iniziato ad erigere delle barricate. Questo aumentò la tensione, portò all'interruzione del traffico e alterò lo svolgersi della vita quotidiana. Reihl-Kir, a differenza dei politici locali radicali, voleva risolvere i problemi in modo pacifico, sicché il 1° luglio 1991 andò alle trattative a Tenj.
E proprio là, prima dell'entrata nel villaggio - ad alcuni chilometri di distanza dalle barricate dei serbi ribelli - al posto di blocco tenuto dai riservisti della polizia croata, Reihl-Kir fu ucciso. Nella automobile in cui sedeva, c'erano anche due serbi moderati, Milan Knezevic e Mirko Tubic, e il rappresentante del governo locale di Osijek, il croato Goran Zobundzija.
Gudelj, di nazionalità croata, uno dei poliziotti riservisti di guardia al posto di blocco, sparò contro la macchina, uccidendo sul posto Reihl-Kir, Zobundzija e Knezevic, mentre Tubic rimase gravemente ferito. Non ci sono dubbi che Gudelj sapesse chi si trovava nella macchina, perché poco prima la stessa macchina con Reihl-Kir a bordo era passata dal blocco della polizia.
Da quel momento inizia una serie di strani avvenimenti. Gudelj se ne va dal luogo del triplice omicidio (anche se là si trovavano alcuni poliziotti riservisti), si nasconde alcuni giorni e poi scappa dalla Croazia per raggiungere l'Australia. Gudelj aveva la cittadinanza australiana perché prima di ritornare in Croazia era vissuto in Australia come emigrato economico. Tre anni dopo, a Osijek - siccome non era raggiungibile dalla legge croata - inizia il processo in contumacia. Per il triplice omicidio gli verrà inflitta una pena di 20 anni i carcere, ma continuerà a godere della libertà in Australia.
Gudelj nel 1996 si trova all'aeroporto di Francoforte, dove la polizia tedesca lo arresta in base al mandato d'arresto emesso dalla Croazia. Lo stesso anno a Osijek lo processeranno di nuovo, perché la condanna in contumacia dà al condannato la possibilità di un nuovo processo. Ma accade una cosa incredibile: la Corte suprema della Repubblica di Croazia applicherà a Gudelj, triplice omicida, la legge sull'amnistia. La Croazia aveva adottato questa legge dopo la fine della guerra, principalmente come atto misericordioso dello Stato verso i serbi che avevano preso parte alla ribellione armata, ma non anche verso coloro i quali si erano sporcati le mani di sangue.
I media hanno speculato sul fatto che qualcuno in Croazia, abbastanza potente da poter influenzare la decisione del tribunale, avesse convinto Gudelj a ritornare in Croazia, dove la condanna gli sarebbe stata perdonata. Così, una volte per tutte, avrebbe evitato la minaccia della pena già inflitta e avrebbe vissuto senza il timore di finire in carcere. Questo è ciò che accadde veramente verso la metà del 1997, Gudelj come uomo libero se ne tornerà di nuovo in Australia.
Tuttavia, la moglie del capo della polizia locale di Osijek assassinato, Jadranka Reihl-Kir, non ha mai accettato questa ingiustizia. Con il suo legale, il famoso avvocato di Zagabria Slobodan Budak, inizia la battaglia legale per far sì che la decisione sulla liberazione di Gudelj venga annullata. Ma allo stesso tempo inizia da sola l'indagine per scoprire più particolari possibili sulle circostanze in cui fu ucciso suo marito.
"Dopo tutto, sono sicura che Gudelj aveva una persona potente che ha ordinato cosa dovesse fare e che lui era soltanto un semplice esecutore dell'assassinio di mio marito", dice questa donna coraggiosa. "Ho scoperto molti particolari che portano a questa conclusione. Ma più di tutto la mia convinzione è confermata dal fatto che per anni l'intero apparato statale ha difeso Gudelj. Perché l'avrebbero fatto, se aiutando una persona fino allora del tutto anonima, Antun Gudelj, in realtà non stessero proteggendo il suo potente mandante".
La battaglia legale ha avuto successo. Ma questo accade soltanto nel 2001, dopo la caduta del governo del partito di Franjo Tudjman. La corte costituzionale deciderà che la Corte suprema ha sbagliato e annullerà la sentenza liberatoria di Gudelj e manderà indietro il caso per un nuovo processo. Ma Gudelj si trova in Australia e la Croazia adesso deve chiedere la sua consegna. Questo processo è durato più di sei anni, per far sì che alla fine, il 15 luglio di quest'anno Gudelj venisse estradato in Croazia.
"Spero che una delle decisioni più vergognose e più oscure della giustizia croata adesso venga corretta", dice l'avvocato Slobodan Budak, che al tribunale rappresenta la moglie e la figlia di Kir.
La vedova del capo della polizia di Osijek ucciso, Jadranka Reihl-Kir, non ha mai detto chi ritiene che sia il mandante dell'assassinio di suo marito, ma più volte ai media ha precisato che suo marito prima di essere ucciso le aveva detto che il più grosso pericolo proveniva da parte di Glavas e della gente che gli stava attorno. Kir era per la pace, si impegnava a trattare con i serbi ribelli, mentre Glavas, in quel periodo la persona più potente di Osijek e una delle persone più potenti di tutta la Croazia, era contrario a tale politica.
"Il nuovo processo a Gudelj non avrà alcun senso se non viene scoperto chi ha ordinato l'omicidio di mio marito. Gudelj è l'esecutore, lui non mi interessa. Mi interessa il mandante", dice Jadranka Reihl-Kir. La quale afferma che farà di tutto per far sì che ciò accada durante il processo contro Gudelj.