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“Il segreto di Maša”, secondo giallo di Drago Hedl, ora uscito anche in italiano, dà avvio a un nuovo filone del giallo balcanico, in cui detection e denuncia politica e sociale si coniugano per darci lo spaccato di società a noi tanto vicine quanto poco conosciute

29/04/2019 -  Diego Zandel

“Il segreto di Maša”, secondo noir di Drago Hedl, giornalista di punta dell’informazione croata e corrispondente di diverse testate internazionali prestato alla narrativa, ritorna sui luoghi del delitto del primo romanzo “Silenzio elettorale”, anch’esso edito da Marsilio e tradotto da Estera Miočić.

Il lettore, pertanto, si trova alle soglie di quella che ha tutta l’aria di configurarsi come una nuova serie, con gli stessi protagonisti, il giornalista Stribor Kralj e l’ispettore Vladimir Kovač della polizia di Osijek, città della Slavonia sul fiume Drava a pochi chilometri dalla confluenza di questo nel Danubio. Ma, per il momento, sembra tornare in pista anche Ivan Horvatić, l’uomo, deputato al Sabor - il parlamento croato - e ministro dell’Interno in pectore, che già in “Silenzio elettorale” è risultato essere il mandante dell’assassinio, se non l’assassino stesso, di due adolescenti, genere verso il quale propende sessualmente. Tanto che i due romanzi possono anche intendersi, finora, come una piccola saga sulla lotta tra il bene e il male sullo sfondo di una suggestiva regione croata ai confini con l’Ungheria e la Serbia.

All’inizio abbiamo uno psicopatico, David Novak, che s’innamora di una ragazza, Maša, che osserva correre tutte le mattine lungo l’argine della Drava. Con uno stratagemma riesce a farsi dare il suo numero di telefonino e, da quel momento, comincia a tempestarla di frasi oscene. Parallelamente l’attenzione del lettore viene fatta rivolgere a quello che fanno i nostri due eroi, cioè Stribor, il giornalista, e Kovač, il poliziotto. Il primo, ormai passato da giornalista del quotidiano locale a corrispondente da Osijek di una testata nazionale, il secondo rientrato in servizio dopo quattro mesi di riposo forzato per le ferite e i motivi raccontati in “Silenzio elettorale”. Stribor è in collegamento con la bellissima Jelena Đorđević, giornalista della rete televisiva di Belgrado B92 per un'inchiesta sui collegamenti tra la criminalità serba e quella croata; Kovač è alle prese con il prossimo cambio di guardia a capo della polizia di Osijek tra il buon Martin Boban e l’ignobile Babić, protetto di Ivan Horvatić che, ormai assolto dall’accusa di aver ucciso le due ragazze e restituito pulito alle istituzioni, concorre a diventare ministro dell’Interno con l’idea di mettere proprio lui a capo della polizia di Osijek, così da fargliela pagare al suo accusatore, Kovač stesso, appunto.

In questo intreccio di relazioni da nido di vipere, si aggiungono quelle sentimentali tra Kovač e la sua collega Vesna che scopriranno di amarsi e di Stribor con la gelosia della compagna Lana, incinta e prossima al parto, nei confronti della giornalista belgradese che negli ultimi tempi Stribor frequenta un po’ troppo. In realtà, poveraccio, si trova anche alle prese con certi ceffi della criminalità serba che alla fine quasi lo fanno fuori per impicciarsi troppo dei loro affari, che comportano anche certi agganci con il potere politico croato che, guarda un po’, ci riportano a Horvatić.

Nel frattempo, Maša, la giovane e bella jogger, viene uccisa in strada mentre corre. Tutti gli indizi, dall’analisi dei messaggi telefonici alla vendita improvvisa della sua Peugeot che verrà distrutta in un incidente estraneo al caso, conducono a David Novak, lo psicopatico. Babić, diventato nel frattempo capo della polizia cittadina, strombazza la soluzione come un successo, tanto più che l’accusato, Novak, non può neppure provare la propria innocenza in quanto viene trovato dallo stesso Babić impiccato. Horvatić propone per lui un solenne encomio. Ma ci sono ancora Stribor e Kovač, tutt’altro che convinti della soluzione del caso, che, seppur perseguitati, indagano controcorrente e, ancora una volta, concertano come far venire alla luce la verità. Anche perché in un diario intimo di Maša, che l’affezionata amica Ksenija ha sottratto dalle grinfie di eventuali pericolosi curiosi, è celato un segreto che ribalta il caso.

Ma, al di là del giallo, dal plot ben costruito, con i personaggi delineati anche nelle loro pieghe psicologiche e caratteriali, lo sfondo ambientale, compreso quello criminale e politico, non solo di Osijek ma anche di Belgrado, che si configura davvero come una piccola Chicago del ventunesimo secolo, “Il segreto di Maša” s’innesta, se non dà addirittura avvio, a un nuovo filone del giallo balcanico, in cui detection e denuncia politica e sociale si coniugano per darci lo spaccato di società a noi tanto vicine quanto poco conosciute.