Jasenovac - foto Obc

Domenica scorsa a Jasenovac si è ricordato il 70mo anniversario della liberazione del campo di concentramento ustascia. La presidente croata Kolinda Grabar Kitarović non si è presentata, senza darne ragione. Un commento

30/04/2015 -  Jelena Lovrić

(Pubblicato originariamente da Jutarnji List il 27 aprile 2015, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Obc)

L'assenza della più alta rappresentante dello stato croato nel giorno in cui si omaggiavano le migliaia di vittime del campo di Jasenovac è perlomeno sconcertante. Sono anni ormai che i vertici dello stato si riuniscono in quest'occasione. Kolinda Grabar Kitarović ha interrotto questa tradizione.

La sua assenza è inspiegabile ed imperdonabile e non può essere certo compensata dalla sua visita in solitaria sul luogo del memoriale lo scorso 22 aprile. La presidente si è sottratta alle ombre dei prigionieri del campo il giorno dell'anniversario della loro liberazione, come se avesse voluto distanziarsi dalle commemorazioni ufficiali.

Questo mette in prospettiva altri aspetti della sua relazione con Jasenovac. Ad esempio, in alcune sue frasi scritte sul Libro firme del memoriale, e rivelate dai media, la presidente condanna il crimine ma non si pronuncia sull'identità degli assassini né su quella delle vittime dell'industria della morte dell'NDH [lo “Stato indipendente croato”, regime ustascia guidato da Ante Pavelić durante la Seconda guerra mondiale, ndr].

Le modalità dell'omaggio alle vittime di Jasenovac sono ancora più preoccupanti se si prende in considerazione il legame che la presidente ha con Bleiburg [località al confine tra Slovenia e Austria, dove soldati e civili croati sospettati di collaborazionismo vennero massacrati dai partigiani nel maggio 1945, ndr]. Kolinda Grabar Kitarović ha annunciato parteciperà alle commemorazioni a Bleiburg. Se vi andrà realmente, dopo aver lasciato vuota la sua sedia di Presidente della Repubblica a Jasenovac, vi sarà una conferma di una sua posizione perlomeno ambigua in merito alle più elementari tradizioni antifasciste del mondo occidentale.

Ma anche se non si recasse a Bleiburg, il prossimo 16 maggio, e scegliesse invece di andarvi in un altro giorno, come ha fatto per Jasenovac, metterà sullo stesso piano i due massacri, che non sono però comparabili. L'NDH ha commesso un crimine di natura genocidaria, mentre i partigiani di Tito hanno commesso un crimine di ritorsione inammissibile sulle forze del male ormai vinte, crimine nel quale hanno trovato la morte anche numerosi civili e vittime innocenti.

Non vedere le differenze e comportarsi allo stesso modo rispetto a Jesenovac e Bleiburg è sintomo di profondo revisionismo. Un comportamento inquietante, soprattutto nel contesto dell'intenzione, già resa pubblica, dei responsabili dell'HDZ di togliere dalla costituzione croata il principio dell'antifascismo.