E' l'outsider del primo turno delle presidenziali in Croazia, ma il suo destino sembra segnato. A meno che domenica 10 gennaio non lo voti compatto tutto l'elettorato di destra. A questo sta mirando l'ex socialdemocratico e attuale sindaco di Zagabria Milan Bandić
Di Robert Bajruši (tratto da Nacional, 29 dicembre 2009, tit.orig. "HDZ odlučuje o Bandićevoj sudbini", traduzione Leonardo Barattin)
Il 28 dicembre, qualche minuto dopo la mezzanotte, quando la Commissione elettorale statale aveva appena annunciato i risultati del primo turno elettorale, Milan Bandić ha dato il via alla campagna di acquisizione dei voti degli elettori di destra. Se si fa riferimento al grande vantaggio del candidato del SDP Ivo Josipović, le probabilità di Bandić sono molto scarne, ma la continuazione della campagna elettorale sarà di gran lunga più infuocata che noiosa.
Per minacciare Josipović, il sindaco di Zagabria dovrebbe raccogliere i voti del HDZ e dei candidati di destra, ma dovrebbe anche pungolare al voto quegli elettori che si sono astenuti al primo turno. Si tratta di un compito molto duro, ma come hanno sostenuto anche nel quartier generale di Josipović, si è molto lontani dal poter considerare l'esito delle elezioni presidenziali già deciso. Josipović ha ottenuto il 32,4% - pari a 640.000 voti - mentre Milan Bandić ha raccolto il 14,8% - pari a 293.000 preferenze. Ora segue la fase della campagna nella quale ambedue i candidati tenteranno di conquistare quante più persone possibili tra coloro che hanno votato per i restanti candidati presidenziali. Josipović potrà contare con elevata certezza sul supporto del 7,3% (143.000 voti) degli elettori di Vesna Pusić n.d.t. presidente del HNS, il Partito Popolare Croato da cui proviene anche il Presidente uscente Mesić e sul 3,9% (76.000 voti) di coloro che hanno dato il proprio voto a Damir Kajin n.d.t. deputato al Parlamento croato del partito regionalista denominato Dieta Democratica Istriana (IDS). Grazie a questi voti Josipović raggiungerebbe circa il 43,5% - pari a 850.000 preferenze.
Anche se dopo la pubblicazione dei risultati né l'HNS né l'IDS si sono immediatamente affrettati a suggerire ai propri sostenitori di votare al secondo turno per il candidato del Partito Socialdemocratico, questo è però uno scenario logico. Non che Vesna Pusić e Damir Kajin diano una valutazione esageratamente favorevole delle doti politiche di Josipović (anzi, nell'HNS e nell'IDS lo ritengono debole e non sono eccessivamente entusiasti delle sue posizioni), ma però il suo avversario Milan Bandić è stato per anni la personalità più pesantemente criticata all'interno di questi partiti. In più l'HNS ha più volte condizionato la creazione di una coalizione con l'SDP all'esclusione di Bandić dalla lista dei candidati.
Per parte sua Bandić è atteso da un'opera molto più pesante nel tentativo di acquisire tutti gli altri elettori alla propria causa. Guardando le cose in modo razionale Bandić ha poche possibilità, ma conoscendo la sua energia non ci si deve aspettare che si arrenda anzitempo. Per lui voterà probabilmente la maggioranza dei 120.000 elettori che hanno sostenuto i candidati di Destra Josip Jurčević, Boris Mikšić e Miroslav Tudjman. Senza dubbio questa parte del corpo elettorale non darà il proprio voto a Josipović - candidato presidente per l'SDP - ma l'interrogativo principale per Bandić è come convincerli a recarsi alle urne, poiché si tratta del 9% dei voti circa.
Un obiettivo di gran lunga maggiore per Bandić è la conquista del maggior numero possibile di votanti per Andrije Hebrang. Il candidato della Comunità Democratica Croata (HDZ) - partito attualmente al governo - ha ottenuto il 12% dei voti ed un sondaggio pre-elettorale ha mostrato come Bandić possa contare su una gran parte di queste preferenze. Secondo la ricerca resa nota il 22 dicembre da Nova TV, circa il 75% degli elettori di Hebrang sarebbe pronto a votare per Bandić al secondo turno. Se ciò risultasse esatto - e le previsioni di Nova TV si sono finora dimostrate precise - si registrerebbe un incremento dell'8-9% dei voti per l'avversario di Josipović al secondo turno.
Se desidera questi voti Bandić dovrà radicalizzare in modo deciso il prosieguo della campagna elettorale. Sin qui ha in genere evitato lo scontro, non ha messo in campo accuse nei confronti dell'avversario, si è sforzato persino di non criticare Zoran Milanović attuale presidente del SDP ed ha condotto una campagna in termini positivi. Ma ora è visibile la sua trasformazione da ex membro del SDP a candidato Presidente vigorosamente collegato alla Chiesa cattolica e paladino dei valori della Nazione e della tradizione. Oltre a ciò, Bandić ha raccolto intorno a sè un raggruppamento di qualche decina di comandanti militari di un tempo e di esperti d'informazione capitanati da Miodrag Demo, Miro Laco e Mirko Ljubičić Šveps. Il loro compito è quello di acquisire il sostegno degli ex combattenti e delle loro famiglie, così come degli elettori n.d.t. con doppia cittadinanza residenti in Bosnia-Erzegovina. L'acquisizione da parte di Hebrang del doppio dei voti nello Stato confinante è conferma che essi sono ben organizzati.
Anche se Jadranka Kosor attuale premier croato ha affermato ufficialmente che al secondo turno l'HDZ non sosterrà alcun candidato è facilmente comprensibile che al partito di governo sarebbe di ben più grande vantaggio una vittoria di Bandić anziché di Josipović. Il trionfo di Bandić provocherebbe grandi tensioni all'interno dell'SDP e ciò andrebbe certamente a favore del HDZ. Perciò ci si può attendere almeno un appoggio discreto alla prosecuzione della campagna di Bandić, anche se nel HDZ si farà attenzione al fatto che esso non risulti manifesto. Il vantaggio di Josipović è difficilmente colmabile e a Jadranka Kosor non farebbe di certo comodo provocare un conflitto con il favorito per la vittoria a causa di Bandić.
Voti ulteriori Bandić li può acquisire in Bosnia-Erzegovina, dove al primo turno ha ottenuto il 48 per cento delle preferenze, mentre Josipovic ha guadagnato solo il 5% dei consensi. Se i collaboratori di Bandić riusciranno a spingere i Croati di lì ad andare a votare - almeno nella misura in cui vi era riuscita l'HDZ alle presidenziali del 2005, quando 100.000 persone della diaspora avevano dato il loro voto - ciò potrebbe portare a Bandić un 4-5% di voti supplementare. Vi è però un problema con la diaspora, ossia il fatto che essa potrebbe provocare la reazione degli elettori della Croazia, la maggioranza dei quali non desidera che sulla Presidenza della Repubblica decidano persone che vivono all'estero e per questo motivo si indirizzerebbe verso Josipovic.
Bandić ha bisogno anche dei voti di Nadan Vidošević e di Dragan Primorac n.d.t. due membri del HDZ candidatisi come indipendenti e per questo espulsi dal partito, che insieme hanno conquistato poco più del 16%; ma l'interrogativo è quanto sostegno possa incassare all'interno di questo gruppo di elettori. A questo proposito la ricerca di Nova TV indica che gli elettori di Vidošević e Primorac sarebbero pronti a dividersi più o meno egualmente tra Bandić e Josipović, cosa che favorisce ovviamente quello dei due che è in posizione di vantaggio.
Se i voti si dividessero secondo tali automatismi, ne salterebbe fuori che Josipović potrebbe contare su una percentuale di circa il 60% dei voti, mentre Bandić su circa il restante 40%. Bandić cercherà sicuramente di motivare anche una parte di quel 56% di elettori aventi diritto che non si sono presentati ai seggi. Ma a Zagabria e a Spalato Bandić ha registrato risultati decisamente catastrofici. Come sindaco di Zagabria in carica ha ottenuto a mala pena il 15% dei voti (mentre Josipović il 34%). Il voto dei cittadini di Zagabria è stato per lui particolarmente negativo: alle elezioni amministrative di maggio per l'elezione del sindaco avevano votato per Bandić 146.000 cittadini, mentre in quest'ultima domenica elettorale solo 59.000 si sono espressi a suo favore, ossia quasi due volte e mezzo di meno. In percentuale è andata ancora peggio a Spalato con l'8,5%, a Fiume con poco più del 6% e a Varaždin con il 5%. Le aree urbane portano con sè il maggior numero di voti e Bandić si è rivelato inaspettatamente debole in questi contesti.
Già lunedì ha ottenuto l'appoggio di Željko Kerum n.d.t. sindaco di Spalato, che ha promesso il suo appoggio nel prosieguo della campagna elettorale; e un simile sostegno verrà probabilmente fornito anche da parte di altri sindaci e politici di rilievo locale. Ma qui si tratta di un aiuto che giunge da compagni politici e simpatizzanti, mentre per condurre una campagna seria Bandić avrà bisogno anche del sostegno di politici di primo piano e di personalità pubbliche note a livello nazionale. Quanto Bandić sia solo lo si è potuto vedere nella notte precedente al voto, quando nel suo quartier generale di persone note è giunto solo Vladimir Jordan, ex leader del Partito Croato dei Pensionati. La rimanente parte del gruppo di Bandić è costituita da collaboratori di lungo corso provenienti dall'amministrazione cittadina di Zagabria: Duško Ljuština, Pavle Kalinić, Jelena Pavičević-Vukičević, Davor Jelavić e questo è all'incirca il potenziale complessivo dei quadri di cui dispone nel corso della campagna.
Per questo, dal suo punto di vista, è una buona scelta quella di rendere più aspra la campagna e di attaccare Josipović con l'accusa di come verrà pilotato da Zoran Milanović quando sarà Presidente della Repubblica. Visto il grande distacco in termini di voti che lo separa da Josipović, Bandić non ha nulla da perdere. Il suo rapporto con l'SDP è completamente lacerato e nelle prossime due settimane il sindaco di Zagabria si trasformerà nel più grande avversario del suo ex partito. Alcuni suoi collaboratori vanno già così lontano da dipingere Josipović nei corridoi della politica come "jugoslavo", un'accusa di tale livello e natura che negli ultimi anni era scomparsa dalla vita politica croata. Ma un vocabolario di tale genere riflette le posizioni del corpo elettorale orientato a Destra che al primo turno ha disperso il proprio voto tra quattro candidati.
E' dunque evidente come, nel tentativo di capovolgere la situazione a proprio vantaggio per diventare Presidente della Repubblica, ora Bandić tenti di raccogliere la Destra, mentre in tempi non lontani metteva in risalto il fatto di aver creato l'SDP insieme ad Ivica Račan n.d.t. ex leader e premier socialdemocratico, scomparso nell'aprile 2007.