La proposta della Commissione europea di creare una zona di libero mercato nei Balcani occidentali ha suscitato i timori dell'opinione pubblica croata e dei politici di Zagabria, preoccupati del ritorno di una nuova Jugoslavia
L'idea della Commissione europea di creare una zona di libero mercato nella regione dei Balcani occidentali, in Croazia è stata accolta con grandi riserve ed è stata vissuta come un tentativo di far rinascere una nuova Jugoslavia. Il fatto che l'idea dei Balcani occidentali, in senso geografico, comprenda lo spazio immutato della ex Jugoslavia (o meglio dell'allora Jugoslavia meno la Slovenia, più l'Albania), suscita i timori che dietro l'idea della creazione di una zona di libero mercato, ci sia proprio l'intenzione dell'UE di integrare politicamente la Croazia nella comunità dalla quale nel 1991 è uscita con una sanguinosa guerra.
La proposta della Commissione europea affinché la regione dei Balcani occidentali diventi una zona di libero mercato è rimasta a lungo un'idea informale, ma adesso è stata resa pubblicamente ufficialmente. Questa proposta, intesa come una "buona base per il lavoro futuro" è stata salutata con favore dal Consiglio dei ministri degli affari comunitari e delle relazioni con l'estero dell'Unione europea, durante la seduta del 2 febbraio. Ma la parola finale su questa questione verrà data dall'Unione europea durante l'incontro dedicato ai Balcani occidentali, che si terrà a Salisburgo il 10 e 11 marzo.
La Zagabria ufficiale ha rigettato questa idea dopo essersi confrontata con le reazioni negative dell'opinione pubblica. I sondaggi del quotidiano a maggior tiratura, "Vecernje list", hanno mostrato che il 45.3 percento dei croati vive questa questione come un tentativo di "spingere la Croazia verso una qualche forma di nuova associazione jugoslava", mentre solo il 22.2 percento di loro crede che sia una buona idea (il 32.4 percento non ha un'opinione al riguardo).
"Non c'è alcuna possibilità che nelle strutture europee qualcuno in qualche modo tenti di creare una nuova Jugoslavia, o qualcosa d'altro", ha dichiarato il premier croato Ivo Sanader rigettando la possibilità di realizzare un'unione doganale tra i paesi dei Balcani occidentali. Invece egli ha proposto l'allargamento della CEFTA (Central European Free Trade Association) così che in essa vengano accolte la Bosnia Erzegovina, la Serbia e Montenegro, la Macedonia, l'Albania e la Moldavia.
Per Sanader questa è una variante politicamente più accettabile, perché con essa eviterebbe le paure dell'opinione pubblica sulla creazione di una "nuova Jugoslavia", e potrebbe mettere a tacere l'opposizione che lo accusa di accettare senza obiezioni tutto ciò che proviene da Bruxelles. Dall'altra parte però, non rigetterebbe la proposta dell'Unione europea, ma chiederebbe solamente che venisse "modificata".
"La Croazia ha già fatto molto nella collaborazione regionale - dal collegamento energetico alla collaborazione della polizia. La creazione di una zona di libero mercato nei Balcani occidentali sarebbe il passo successivo che darebbe alla luce un'unione monetaria e doganale, e non serve dire cosa questo comporta nella pratica", sostiene Anto Djapic, presidente del Partito croato dei diritti, partito della destra croata.
Ma Ivica Racan, presidente del più forte partito di opposizione, Partito socialdemocratico (SDP) ed ex premier, considera che i timori della ricostituzione di una qualche Jugoslavia siano del tutto ingiustificati, e che perlopiù esistono per quelle persone non competenti.
"La merce della Croazia entrerà a difficoltà sui mercati dei paesi sviluppati e gli accordi con i paesi confinanti sono un nostro interesse", ha detto l'ex premier.
L'idea di creare uno spazio di libero mercato nei Balcani occidentali, ha spiegato Olli Rehn, commissario per l'allargamento dell'UE, è motivata dalla creazione di un mercato sufficientemente ampio che incoraggerebbe gli investitori stranieri ad investire in questo spazio. "Così si rinforzerebbe l'esistenza della regione e si alzerebbe lo standard di vita dei suoi cittadini", ha detto Rehn, ospite della Televisione Croata, il 1° febbraio.
Olli Rehn, così come il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, hanno annunciato l'arrivo in Croazia per il 15 e 16 febbraio. Entrambi pensano di esercitare un'ulteriore pressione su Zagabria per farle accogliere l'idea della zona di libero mercato, e ribadire che l'Unione europea appoggia l'ingresso della Croazia tra i suoi membri. Secondo i calcoli della Commissione europea i colloqui sulla creazione di un libero mercato nei Balcani occidentali dovrebbero concludersi entro la metà di quest'anno, così che l'unione commerciale possa entrare in vigore nel 2007.
Nello spazio dei Balcani occidentali vivono circa 24 milioni di persone, e lo scambio commerciale complessivo di questa regione nel 2004, l'ultimo anno per cui si dispongono dei dati statistici, si aggira attorno ai 2.5 miliardi di dollari americani. In che entità viene scambiata la merce in questa regione lo testimonia il dato che c'è stato un aumento del 50 percento in riferimento agli anni precedenti. A ritmo più veloce cresce il commercio della Croazia con la Serbia e Montenegro. Sicché la merce scambiata tra questi due paesi nel 2003 ha raggiunto il valore di 267.4 milioni di dollari americani, e un anno dopo era già a 434.8 milioni di USD
Gli esperti di economia avvertono che la Croazia, in quanto paese che ha raggiunto il maggiore successo economico nella regione, dall'accordo sul libero mercato nei Balcani occidentali potrebbe avere solo vantaggi. Il suo PIL per abitane è pari a 6.220 euro, mentre in Bosnia Erzegovina è di soli 1.730 euro, mentre per i restanti paesi dell'area si aggira attorno ai duemila euro. Con ciò la Bosnia Erzegovina e la Serbia e Montenegro sono tra i pochi stati con cui la Croazia ha un importante profitto nel reciproco scambio commerciale.
Il noto economista Vladimir Gligorov sostiene che l'idea di un'unione commerciale nei Balcani occidentali non è certo una novità, perché tra i paesi esistono già degli accordi bilaterali, che ora dovrebbero essere modificati in comunitari. Nella creazione di una zona di libero mercato, Gligorov vede innanzitutto il vantaggio di promuovere meglio un'azione di lobbying per l'integrazione di tutta quanta la regione nell'Unione europea.
"Dalla Croazia ci si attende il ruolo di guida", dice Gligorov. "E per quanto riguarda l'aumento delle esportazioni e degli investimenti, non ci si dovrebbero attendere dei grandi effetti. Ma gli effetti stanno già nel fatto che gli uomini d'affari potranno svolgere più facilmente il loro lavoro e togliere gli attuali numerosi ostacoli".
A differenza dei politici, gli economisti vedono il vantaggio di una zona di libero mercato nei Balcani occidentali. "Per la Croazia sarebbe buona cosa entrare in questa zona di libero mercato. Di regola ne approfittano sempre i paesi tecnologicamente superiori", afferma Zeljko Lovrincevic dell'Istituto economico di Zagabria. Egli ricorda che per le aziende croate di successo come la Podravka, Kras o l'Agrokor il mercato dei Balcani occidentali è del tutto strategico, anche per questo il governo dovrebbe pensare più seriamente alla proposta della Commissione europea.