Il Paese ha contribuito alla ricostruzione del Ponte di Mostar, distrutto nel 1993 dall'artiglieria croata, ma la sottile arcata di pietra proietta ancora la propria ombra su Zagabria. Dissidio Mesic-Sanader in occasione della inaugurazione ufficiale
La inaugurazione del ricostruito Stari Most (Vecchio Ponte) di Mostar ha avuto una grande risalto nei media croati per due motivi: anzitutto per il fatto che il Ponte è stato distrutto da reparti del Consiglio di Difesa Croato (HVO), in secondo luogo per le tensioni verificatesi in Croazia proprio in occasione del recente evento. La meravigliosa, sottile arcata del Ponte, simbolo di Mostar per 427 anni fino al momento della sua distruzione ad opera di reparti dell'esercito croato nel novembre del 1993, ha proiettato nuovamente la propria ombra sulla scena politica della Croazia.
In un breve lasso di tempo è stato evitato uno scandalo, e il presidente Mesic ha deciso di confermare la propria visita, superando la amarezza per il tentativo di privarlo dello status di leader ufficiale della delegazione croata. Secondo il quotidiano "Novi List", di Rijeka, lo status di Mesic non è stato messo in discussione da nessuno dei suoi ospiti in Bosnia Erzegovina, ma dal Primo Ministro croato, Ivo Sanader. Il quotidiano menziona il fatto che Sanader, che ha confermato il proprio arrivo a Mostar solo tre giorni prima della cerimonia, aveva chiesto al governo bosniaco di attribuire a lui lo status di leader ufficiale della delegazione, una qualità che può essere conferita solamente ad un membro di ogni delegazione, quello che occupa la posizione più alta nella gerarchia del Paese.
Quando ha scoperto quanto stava avvenendo, il presidente Mesic, che aveva confermato la propria partecipazione all'evento di Mostar già da un mese, ha espresso la propria insoddisfazione minacciando di non partecipare. Il governo della Bosnia Erzegovina, organizzatore dell'evento, ha calmato il piccolo conflitto intra-croato opponendo un rifiuto alla richiesta di Sanader. Il Primo Ministro croato ha infine ceduto, andando a Mostar in veste di seconda persona più importante, mentre la prima era Mesic.
Il desiderio di Sanader di guidare la delegazione croata a Mostar può essere spiegato anche dal suo desiderio di diminuire, in questa occasione, l'importanza del ruolo dell'attuale Presidente croato. All'inizio del prossimo anno, in Croazia si terranno nuove elezioni presidenziali. L'HDZ (Unione Democratica Croata, ndt) di Sanader non ha una reale alternativa valida a Mesic nelle proprie fila, e cerca quindi di sminuire l'attuale Presidente ogni qualvolta ciò sia possibile.
Due rappresentanti dell'opposizione, Vesna Pusic del Partito Nazionale Croato e Ivo Banac, Presidente del Partito Liberale, anche loro a Mostar, hanno attaccato duramente il Primo Ministro per non aver colto l'occasione della partecipazione alla cerimonia di Mostar per esprimere le scuse ufficiali per la distruzione del Ponte. "Se fossi stata Sanader, avrei chiesto scusa. Anche se non sei personalmente responsabile per qualcosa, ma i crimini sono stati commessi in nome della tua nazione, esprimere le scuse rappresenta un elemento di civiltà ", ha dichiarato Vesna Pusic. "Chiaramente, Sanader avrebbe dovuto chiedere scusa", ha aggiunto Banac.
Il Presidente Mesic, nel corso delle sue precedenti visite ufficiali in Bosnia Erzegovina, ha espresso le scuse per i crimini - compresa la distruzione dello Stari Most - commessi da persone di nazionalità croata. In una intervista per il quotidiano di Mostar "Dnevni List", il giorno della inaugurazione, il Presidente Mesic ha sottolineato il fatto che: "Lo Stari Most viene ricostruito e restituito non solo ai cittadini di Mostar, ma anche all'Europa e al mondo. Credo che la apertura ufficiale dello Stari Most rappresenti una opportunità per continuare insieme verso il nostro obiettivo comune: una Europa unita."
Mesic, un tempo stretto collaboratore del primo Presidente della Croazia, Franjo Tudjman, se ne era distanziato proprio a causa della guerra in Bosnia Erzegovina (BiH). Amareggiato per la partecipazione della Croazia nella guerra in BiH, Mesic aveva abbandonato l'HDZ restando all'opposizione fino alla morte di Tudjman, all'inizio del 1999. All'inizio del 2000 si era poi presentato alle elezioni presidenziali e, nella sorpresa generale, aveva sconfitto non solo il candidato dell'HDZ - favorito dai sondaggi - il Ministro degli Affari Esteri di Tudjman Mate Granic, ma anche Drazen Budisa, candidato unico di Socialdemocratici e Liberali, la coalizione che aveva rovesciato il decennale dominio dell'HDZ tudjmaniano alle elezioni del 3 gennaio 2000.
Il principale accusato per la distruzione dello Stari Most, il generale croato Slobodan Praljak, è attualmente accusato di crimini di guerra in attesa di giudizio alla Corte dell'Aja. Praljak è ricordato molto bene per le arroganti dichiarazioni espresse al riguardo. Il generale aveva detto di non essere dispiaciuto che il Ponte fosse stato distrutto: "Preferisco un dito della mano di un soldato croato a qualsiasi vecchio ponte", aveva affermato spiegando l'azione, cercando di giustificare l'atto vandalico con ragioni strategiche.
Durante il governo Tudjman, la partecipazione croata alla guerra in Bosnia Erzegovina aveva rappresentato un tabù che anche i media più autorevoli, all'epoca sotto stretto controllo da parte dello Stato, non osavano affrontare. Per questo motivo il pubblico croato, con la eccezione di alcuni rari intellettuali e ancora più rari media indipendenti, non ha mai messo in discussione la distruzione dello Stari Most. Quelli che sollevavano l'argomento venivano considerati traditori della Patria, nemici dello Stato e mercenari stranieri.
Dopo la morte di Tudjman e la sconfitta dell'HDZ alle elezioni del 2000, la politica della Croazia nei confronti della Bosnia Erzegovina è mutata. Consapevole della propria responsabilità per la distruzione del capolavoro della architettura orientale, la Croazia, insieme a molti altri Paesi, ha partecipato al finanziamento della ricostruzione dello Stari Most. A questo scopo, così come per la restaurazione dell'antico centro cittadino di Mostar, distrutto senza pietà dai cannoni del Consiglio Croato di Difesa, la Croazia ha stanziato 600.000 dollari. Per un Paese il cui debito estero ammonta a circa 25 miliardi di dollari, si tratta di un contributo significativo.