Esce il 5 aprile nelle sale cinematografiche italiane “The Constitution – Due insolite storie d'amore”, del regista croato Rajko Grlić. Un film intenso, che smonta il nazionalismo sovvertendo le posizioni e scavando dentro l'umanità dei suoi personaggi
Arriva nelle sale italiane il film croato “The Constitution – Due insolite storie d'amore”, in originale “Ustav Republike Hrvatske”, di Rajko Grlić. Un dramma con momenti di commedia ambientato nei palazzi e le strade di Zagabria che tocca nervi scoperti del passato e dell'attualità.
Una pellicola del regista noto per “Bravo maestro” (1978) e “Karaula” (2006), completata nel 2016 e distribuita da CineClub internazionale dopo aver partecipato a numerosi festival e ricevuto riconoscimenti, tra i quali il Premio del pubblico, per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore, Nebojša Glogovac, al festival del cinema europeo di Lecce dello scorso anno.
Vjekoslav Kralj è un insegnante di storia cinquantenne dalla doppia vita: spesso la sera si trucca, si veste da donna, indossa una parrucca bionda e diventa Katarina. Alla classe insegna nel frattempo che, con la fuga del capo ustascia Ante Pavelić all'estero nel 1945, tramontarono i sogni di indipendenza della Croazia e iniziarono 45 anni di dittatura e di dominio dei serbi, “efferati comunisti”. A casa si deve occupare del vecchio padre Hrvoje, ex contabile che fu soldato del regime filonazista, da anni malato e bloccato a letto. Non essendo riuscito a scappare come i suoi commilitoni, l'uomo si era prima nascosto in un monastero e aveva poi vissuto in un paese che non sentiva suo, trasmettendo la frustrazione e il rancore al figlio.
Questi aveva però deluso il padre per l'orientamento sessuale: "Non mi hai mai detto nulla, ma mi hai picchiato senza parlare la prima volta che lo hai scoperto vestito con gli abiti della mamma", lo rimprovera, mentre è immobile e fatica a esprimersi. Al piano di sotto del palazzo vivono l'infermiera Maja e il poliziotto d'origine serba Ante, che ha il vizio di bere e cerca di imparare la Costituzione nazionale anche mentre ripara la moto. Quando una notte il protagonista è aggredito per strada da un gruppo di giovani omofobi, sarà la donna a occuparsene e ad aiutarlo nell'assistere l'anziano. Inizia così un rapporto sempre più ravvicinato tra i quattro condomini, fatto di gentilezze, litigi e uno scambio: Maja aiuta i due uomini di sopra in cambio del sostegno di Vjeko agli studi del vicino.
I due uomini litigano subito, si offendono, mentre la donna media, si avvicina molto all'insegnante, cerca di capirlo e stargli vicino, ma anche a farlo ragionare e provocarlo. “I croati odiano gli omosessuali più di quanto odino i serbi”, lo affronta. Del resto gli aggressori gli avevano detto di non volere in Croazia “quelli come lui” e gli avevano dato del “lurido comunista”. Giovani politicamente vicini a lui che lo picchiano per pregiudizio e intolleranza. I risvolti paradossali della vicenda sono parecchi e il regista fa di tutto nell'intrecciarli ed evidenziarli per smontare le argomentazioni dell'odio.
Il film insiste sull'articolo 39, che tratta del rifiuto della guerra e della violenza e parla di punizione per l'odio razziale e religioso e ogni intolleranza. Mentre i due uomini, così distanti e diversi ma accomunati dal non corrispondere a un preteso ideale di uomo croato, studiano e si domandano: che cos'è il popolo? Cosa significa la nazionalità?
Mentre in città si parla di un uomo misterioso che uccide i cani con polpette avvelenate, la frequentazione fa rivelare segreti e dolori che non si attenuano. Da una parte la perdita di un figlio, dall'altra la morte del compagno musicista per malattia. E quelle intense confessioni da parte del personaggio interpretato da Glogovac sono ancora più lancinanti pensando che il grande attore serbo (“La polveriera”, “Drzava mrtvih”, “Krugovi – Circles”, “Enklave”) è morto meno di due mesi fa proprio per un male incurabile. La prova attoriale del protagonista è uno dei maggiori pregi della pellicola, ma il resto del cast è al suo livello: Ksenija Marinković (“Dall'altra parte”, “Sole alto”, “Dobra Zena – The Good Wife”) è Maja, Dejan Acimović (“Parada – La sfilata”, “Grbavica – Il segreto di Esma”, “Remake”) interpreta Ante e Bozidar Smiljanić è il padre Hrvoje.
Rajko Grlić è uno dei grandi del cinema croato, può affondare il coltello nelle piaghe non sanate della sua società, affrontare questioni mai superate, ma lo fa con attenzione, spiazzando, ribaltando le posizioni, risvegliando incubi, ricordi e fantasmi del passato, utilizzando il veleno per i cani come metafora, ma scavando dentro l'umanità dei suoi personaggi: non fa sconti a loro e non ne fa neppure allo spettatore. “The Constitution” è un dramma solido che sa sorprendere, molto calato nel contesto ma che parla a tutti, un film che invita a guardarsi dentro, a riconoscersi e accettarsi e insieme farlo con gli altri. Una storia che potrebbe essere riassunta nell'incontro con l'altro da sé, ma che contiene parecchio di più ed evita le banalizzazioni. Grlić riesce ad articolare e argomentare, ma con una dose di ironia e cura dei dettagli, con un'opera di ottimo livello, che merita la visione e offre molteplici spunti di riflessione.