Assassinata nel centro di Zagabria la figlia dell'avvocato difensore del generale Zagorec, sotto accusa per affari illeciti ed estradato pochi giorni fa in Croazia. Il premier Sanader adotta misure drastiche contro la criminalità organizzata, mentre la società civile si mobilita contro la violenza
"Non ci sentiamo più sicuri in questa città", così commentano i cittadini di Zagabria ai microfoni della tv nazionale HRT. Gli episodi di questi ultimi giorni hanno diffuso un generale sentimento di paura nel paese.
Lunedì 6 ottobre, in una calda mattinata autunnale, la ventiseienne Ivana Hodak è stata uccisa con due colpi di pistola alla testa mentre usciva dalla sua abitazione, che si trova ad un paio di isolati dalla sede della polizia, in pieno centro a Zagabria. Ivana era la figlia di Ljerka Mintas Hodak, ex ministro del governo Tuđman, e di Zvonimir Hodak, avvocato difensore del generale Vladimir Zagorec, arrestato per furto di preziosi per un valore di 5 milioni di dollari.
Subito i principali quotidiani croati, Jutarnji list e Večernji list, hanno parlato di un "messaggio della mafia" e di un "assassinio con firma mafiosa". Si pensa, infatti, che l'omicidio di Ivana Hodak sia collegato al lavoro del padre e, in particolare, ai legami del suo cliente con il mondo della mafia.
Il generale Zagorec, accusato di appropriazione indebita e di traffico illegale d'armi durante le guerre degli anni Novanta, è stato arrestato a Vienna,dove si era rifugiato nel 2000, ed è stato estradato in Croazia lo scorso 2 ottobre. Il suo arrivo nella capitale è stato seguito con molta attenzione dai media, che hanno riportato il trasferimento di Zagorec al carcere zagabrese di Remetinec, evidenziando la rapidità e l'efficacia dell'azione della polizia croata.
Il caso Zagorec ha una particolare rilevanza nel Paese per via delle sue implicazioni con il mondo politico e, come sottolineano i media in questi giorni, con il mondo della mafia croata. Il generale, infatti, aveva già ricevuto delle minacce da parte del suo peggior nemico, Hrvoje Petrač, anch'egli coinvolto in affari poco chiari, che qualche anno fa aveva rapito suo figlio e che per questo ora si trova in carcere.
Petrač è difeso dall'avvocato Ljubo Pavasović, proprio l'uomo con cui la giovane Ivana Hodak aveva una relazione da qualche mese. Questo rende la storia più complicata e dà adito alle supposizioni dei media secondo cui Petrač risulterebbe in cima alla lista dei possibili mandanti di questo omicidio. Lo stesso avvocato Hodak, subito dopo la tragedia, ad un giornalista di Jutarnji list che gli chiedeva se c'erano già dei sospettati ha risposto: "Indovina chi c'è dietro all'assassinio di mia figlia?"
I cittadini croati non si sentono più sicuri. Questo omicidio avviene ad una settimana di distanza dalle dichiarazioni del ministro dell'Interno Rončević, che elogiavano l'avanzato stato di sicurezza del Paese. I fatti di questi giorni lo hanno subito smentito. Davor Butković, nel suo editoriale su Jutarnji list dopo l'omicidio di Ivana Hodak, ha attribuito la responsabilità di questo crimine alle autorità dello Stato, che dovrebbero impegnarsi a catturare al più presto tutti i mafiosi.
La risposta del governo non si è fatta attendere. Già nel tardo pomeriggio di lunedì, qualche ora dopo l'assassinio, il premier Sanader ha comunicato la scelta del governo di sostituire i ministri dell'Interno, della Giustizia e il capo della polizia. I nuovi nomi sono Tomislav Karamarko agli Interni, Ivan Šimonović alla Giustizia e Vladimir Faber a capo della polizia. Il cambio dei vertici è stato un provvedimento importante, che tuttavia ha in parte contribuito a evidenziare il dilagante fenomeno della corruzione nel mondo politico croato. Come riportano le principali testate nazionali, infatti, i cittadini hanno perso la fiducia nelle autorità, perché credono che ci siano forti legami tra il potere e la criminalità organizzata.
Anche per questo, alle 18 di ieri, martedì 7 ottobre, gli abitanti della capitale sono scesi in piazza. Si è trattato di una manifestazione spontanea, organizzata in rete dai giovani che, dopo l'omicidio di Ivana Hodak, si sentono anch'essi nel mirino del mondo della malavita. Manifestazioni parallele si sono svolte in altre città, a Osijek, Rijeka e Spalato. Il messaggio dell'evento è stato chiaro: tutti devono alzarsi in piedi e reagire contro la violenza, non si può restare inermi di fronte a questi crimini.
Il Paese è attualmente sotto choc. Insicurezza e sfiducia si diffondono tra la popolazione, mentre le autorità cercano di reagire con prontezza alla situazione. Di certo si tratta di un duro colpo per la Croazia, che sta aspettando con apprensione il rapporto di valutazione della Commissione europea, che verrà pubblicato a fine autunno, da cui dipenderà il suo futuro nell'UE.