I dati
Secondo dati forniti dalle associazioni dei Rom, in Croazia vivono tra le 60 e le 150 mila persone appartenenti a questa comunità. Il primo dato è confermato anche da una ricerca dell'Istituto per le Ricerche Sociali applicate di Zagabria, coordinata da Maja Stambuk, mentre il secondo emerge dalle dichiarazioni di Nusret Seferovic, presidente del Consiglio delle associazioni Rom croate. Diversi invece sono i dati ufficiali: al censimento effettuato nel 1991 risultava che sul suolo croato vi erano soltanto sei mila cittadini Rom, e secondo le previsioni fatte dal gruppo di ricercatori della Stambuk, dall'ultimo censimento effettuato poco più di un mese fa - i cui dati definitivi verranno resi pubblici nel prossimo autunno - dovrebbe emergere un numero di Rom dichiarati tra le 12 e 18 mila. Numeri molto bassi, se si considera che lo stesso Seferovic indica in 12 mila i rom che vivono nella sola città di Zagabria. Questa vistosa differenza tra i dati reali e le cifre che emergono dai censimenti è da porre in relazione alla tendenza della maggioranza della popolazione rom a dichiararsi "croata" se appartiene alla religione cattolica oppure "bosniaca" se di religione musulmana. Il motivo non è concretamente dimostrabile, ma è verosimile che molti non si dichiarino espressamente "Rom" per paura del razzismo latente - ma a volte anche esplicito - e dei forti pregiudizi che gran parte dei cittadini croati mostrano nei loro confronti. Un esempio? Il portiere della squadra nazionale di calcio medaglia di bronzo ai Campionati Mondiale del 1998, Drazen Ladic, si è sempre dichiarato "croato", e con lui tutti i membri della sua comunità che tutt'oggi vive nella contea di Medjimurje, al confine con Slovenia ed Ungheria, semi-isolata dal vicinato croato.
Le organizzazioni rom
La popolazione Rom si è organizzata in circa 40 organizzazioni non governative, e in un partito chiamato "Partito Rom" il cui presidente è Stevo Djurdjevic, imprenditore di Bjelovar nella Croazia settentrionale. Le 40 organizzazioni si raggruppano in tre associazioni nazionali: l'Associazione delle organizzazioni Rom croate, il cui presidente è Vid Bogdan di Pitomaca presso Koprivnica (Croazia settentrionale), che collabora anche con il Partito Rom e raggruppa le tribù Bajasi, provenienti dalla Romania, e i Rom autoctoni croati sopravvissuti allo sterminio ustascia nel periodo della seconda guerra mondiale. Vi è poi il Consiglio delle associazioni Rom croate del già citato Seferovic, che raggruppa i Rom bosniaci e croati. In ultimo c'è il Consiglio di coordinamento delle associazioni Rom in Croazia, presieduto da Sead Hasanovic Braco di Kozari Bok (un sobborgo di Zagabria), che raggruppa prevalentemente Rom provenienti dalla Macedonia e dal Kosovo.
Le tre associazioni nazionali sono divise tra loro, e questo è uno dei problemi più acuti della comunità Rom. Sono in corso tuttavia degli sforzi per un riavvicinamento, anche se il lavoro è difficile. L'unico personaggio di rilievo che forse potrebbe guidare questa riconciliazione pare essere Veljko Kajtazi, atleta famoso (ex-campione internazionale di jiu jitzu) e professionista molto stimato. Kajtazi si è laureato all'università e oggi lavora come ingegnere elettronico; da lui dipende la riuscita dell'iniziativa di riavvicinamento, perché è l'unico tra i personaggi di rilievo della comunità Rom che non appartiene a nessuna delle tre fazioni concorrenti.
Rispetto ai funzionari di queste associazioni, circa il 90% è attivista di professione, cioè ricava il suo reddito esclusivamente dal lavoro nel settore non governativo. I finanziamenti provengono in primo luogo da donazioni estere, ma anche il governo eroga contributi attraverso l'Ufficio per le minoranze etniche. In particolare poi il Comune di Zagabria sostiene le associazioni Rom nel settore della cultura, dell'assistenza sociale e in misura minore dell'educazione.
Il lavoro e la casa
Circa il 25% della popolazione Rom ha un posto di lavoro fisso, la maggioranza in imprese statali. La manodopera non qualificata lavora nei cantieri navali, soprattutto nel cantiere "3 maj" di Fiume, e nei servizi comunali. Tra i pochissimi che hanno una formazione professionale (tecnici, ecc) la disoccupazione è praticamente inesistente. Kasum Cana, dell'Associazione Bogdan e presidente della sezione di Zagabria della Federazione del Partito Rom, parla addirittura di "discriminazione positiva" in questo contesto (pur statisticamente non significativo). Un altro 20% circa della popolazione è rappresentato da piccoli imprenditori - in particolare nell'ambito del commercio e dei servizi - a conduzione familiare e spesso senza operai dipendenti. Il resto della popolazione (circa il 55%) sopravvive grazie al commercio "in nero" e ad altre attività semi-legali o illegali, e una metà di essa si dichiara disoccupata. Per quanto concerne gli alloggi, il 30% dei Rom vive in case di proprietà, il 10% in appartamenti - in genere modesti - presi in affitto, il restante 60% in baracche e casupole per la maggior parte abusive. La differenziazione sociale nella popolazione Rom è enorme, e non esiste praticamente un ceto medio: i Rom o sono estremamente ricchi, secondo gli stessi criteri di valutazione utilizzati per la maggioranza della popolazione croata, oppure fanno parte della scala sociale più bassa e vivono ai margini della società.
L'educazione e i giovani
Soltanto il 10% dei giovani Rom frequenta la scuola dell'obbligo fino alla fine del corso di studi, che in Croazia dura otto anni. Ancora meno - 6-8% della popolazione giovanile - sono quelli che frequentano un corso di studi medio superiore, e in genere privilegiando gli istituti professionali. Sono rarissimi i Rom che frequentano il liceo e poi proseguono negli studi superiori. L'università è frequentata solo da qualche decina di giovani membri della comunità Rom croata.
D'altronde, il livello di integrazione dei giovani Rom nelle scuole è molto basso, e gli atteggiamenti di discriminazione a volte sono aperti, altre volte molto sottili. La discriminazione si rivolge soprattutto verso i bambini appartenenti al ceto più basso, che spesso hanno grandi difficoltà a esprimersi in lingua croata. Ad eccezione di un'iniziativa privata avviata a Kozari Bok (sobborgo di Zagabria) e in alcuni istituti nella Croazia settentrionale, nelle scuole non è previsto l'insegnamento aggiuntivo della lingua e della cultura Rom.
La condizione sociale dei Rom in Croazia
L'assistenza sociale è relativamente ben organizzata, e non vi sono casi ufficialmente registrati di discriminazioni nei confronti della popolazione Rom in questo settore, anche se va detto che pochi di loro rientrano tra le categorie dei beneficiari ammessi alle sovvenzioni statali. L'assistenza sociale in Croazia, infatti, viene offerta ai disoccupati con più di vent'anni di contributi alle spalle, e solo nei primi dodici mesi di disoccupazione...In alcuni casi le autorità mettono a disposizione delle famiglie Rom un'abitazione popolare, ma questa prassi non è molto seguita nemmeno nei confronti del resto della popolazione. A questo proposito il Sindaco di Zagabria, Milan Bandic, ha espresso l'intenzione di costruire nuove case per i Rom e risolvere così la situazione di coloro che attualmente vivono in casupole illegali. Moltissimi membri della stessa comunità Rom si sono dichiarati però contrari all'iniziativa, perché ciò li metterebbe in un'ulteriore condizione di ghettizzati.
Kasum Cana spiega questo atteggiamento anche con la violenza interna alla popolazione Rom: recentemente si è registrato un caso brutale di stupro di una minorenne di nazionalità Rom commessa da parte di vicini di casa, appartenenti alla stessa nazionalità. Questo ha provocato il rifiuto da parte della famiglia a cui la ragazza appartiene di vivere in prossimità della famiglia dei responsabili della violenza.
I rapporti con il resto della popolazione croata
Ci sono stati dei casi di discriminazione anche pesante nei confronti di cittadini Rom croati, e in particolare sette casi di violenza neonazista tuttora irrisolti tra il 1999 e il 2001. Rispetto a ciò il comportamento della polizia ha mostrato due volti: da un lato solo in un caso recente a Pola gli skinheads responsabili delle violenze sono stati arrestati, e solo per iniziativa della stessa comunità Rom che li ha segnalati alla polizia. "Al contrario - afferma Cana - quando qualche persona di nazionalità Rom commette un reato è subito scoperta ed arrestata". Dall'altro lato però, dopo le gravi aggressioni sempre da parte di skinheads nella scorsa primavera a Zagabria, la polizia ha iniziato a mostrare una certa efficienza. Ora infatti gli skinheads sembrano neutralizzati, e non attaccano più la comunità Rom.
Ciò nonostante, secondo Cana resta inaccettabile ad esempio che non si proceda contro un noto gruppo neonazista responsabile mesi fa di aver picchiato un ragazzo Rom, nel quale "milita" anche il figlio di un generale dell'Esercito croato. Cana sostiene che il Ministero degli interni dovrebbe essere più attivo nel fornire sicurezza alla popolazione Rom, e nell'isolare la destra radicale che minaccia i fondamenti della democrazia e dei diritti umani di tutta la popolazione croata.
Durante l'intervento della NATO in Kosovo, in Croazia è arrivato un gruppo di profughi di nazionalità Rom provenienti da quella regione. Tra loro vi sono una ventina di persone che hanno chiesto e ottenuto lo status di rifugiati, ma nel frattempo hanno già lasciato il paese e ora si trovano accolti in Svizzera. Soltanto uno di loro vive ancora a Zagabria, e riceve un aiuto sociale erogato dal quartiere comunale Maksimir. Recentemente sono arrivati a Zagabria anche alcuni membri della comunità Rom macedone, sistematisi poi presso famiglie di conoscenti o di parenti. Nessuno di loro ha chiesto lo status di rifugiato, in parte perché arrivati in modo illegale - cioè senza aver ottenuto il visto - e in parte perché sperano di avere un futuro nel proprio paese di origine o in occidente. Tutti - racconta ancora Cana - sperano di partire per l'Italia o la Svizzera, perché in Croazia non si può vivere con i soli aiuti umanitari.
Vedi anche:
The CHC Representatives Visit to the Roma Settlements in the County of Medjimurje
I dati
Secondo dati forniti dalle associazioni dei Rom, in Croazia vivono tra le 60 e le 150 mila persone appartenenti a questa comunità. Il primo dato è confermato anche da una ricerca dell'Istituto per le Ricerche Sociali applicate di Zagabria, coordinata da Maja Stambuk, mentre il secondo emerge dalle dichiarazioni di Nusret Seferovic, presidente del Consiglio delle associazioni Rom croate. Diversi invece sono i dati ufficiali: al censimento effettuato nel 1991 risultava che sul suolo croato vi erano soltanto sei mila cittadini Rom, e secondo le previsioni fatte dal gruppo di ricercatori della Stambuk, dall'ultimo censimento effettuato poco più di un mese fa - i cui dati definitivi verranno resi pubblici nel prossimo autunno - dovrebbe emergere un numero di Rom dichiarati tra le 12 e 18 mila. Numeri molto bassi, se si considera che lo stesso Seferovic indica in 12 mila i rom che vivono nella sola città di Zagabria. Questa vistosa differenza tra i dati reali e le cifre che emergono dai censimenti è da porre in relazione alla tendenza della maggioranza della popolazione rom a dichiararsi "croata" se appartiene alla religione cattolica oppure "bosniaca" se di religione musulmana. Il motivo non è concretamente dimostrabile, ma è verosimile che molti non si dichiarino espressamente "Rom" per paura del razzismo latente - ma a volte anche esplicito - e dei forti pregiudizi che gran parte dei cittadini croati mostrano nei loro confronti. Un esempio? Il portiere della squadra nazionale di calcio medaglia di bronzo ai Campionati Mondiale del 1998, Drazen Ladic, si è sempre dichiarato "croato", e con lui tutti i membri della sua comunità che tutt'oggi vive nella contea di Medjimurje, al confine con Slovenia ed Ungheria, semi-isolata dal vicinato croato.
Le organizzazioni rom
La popolazione Rom si è organizzata in circa 40 organizzazioni non governative, e in un partito chiamato "Partito Rom" il cui presidente è Stevo Djurdjevic, imprenditore di Bjelovar nella Croazia settentrionale. Le 40 organizzazioni si raggruppano in tre associazioni nazionali: l'Associazione delle organizzazioni Rom croate, il cui presidente è Vid Bogdan di Pitomaca presso Koprivnica (Croazia settentrionale), che collabora anche con il Partito Rom e raggruppa le tribù Bajasi, provenienti dalla Romania, e i Rom autoctoni croati sopravvissuti allo sterminio ustascia nel periodo della seconda guerra mondiale. Vi è poi il Consiglio delle associazioni Rom croate del già citato Seferovic, che raggruppa i Rom bosniaci e croati. In ultimo c'è il Consiglio di coordinamento delle associazioni Rom in Croazia, presieduto da Sead Hasanovic Braco di Kozari Bok (un sobborgo di Zagabria), che raggruppa prevalentemente Rom provenienti dalla Macedonia e dal Kosovo.
Le tre associazioni nazionali sono divise tra loro, e questo è uno dei problemi più acuti della comunità Rom. Sono in corso tuttavia degli sforzi per un riavvicinamento, anche se il lavoro è difficile. L'unico personaggio di rilievo che forse potrebbe guidare questa riconciliazione pare essere Veljko Kajtazi, atleta famoso (ex-campione internazionale di jiu jitzu) e professionista molto stimato. Kajtazi si è laureato all'università e oggi lavora come ingegnere elettronico; da lui dipende la riuscita dell'iniziativa di riavvicinamento, perché è l'unico tra i personaggi di rilievo della comunità Rom che non appartiene a nessuna delle tre fazioni concorrenti.
Rispetto ai funzionari di queste associazioni, circa il 90% è attivista di professione, cioè ricava il suo reddito esclusivamente dal lavoro nel settore non governativo. I finanziamenti provengono in primo luogo da donazioni estere, ma anche il governo eroga contributi attraverso l'Ufficio per le minoranze etniche. In particolare poi il Comune di Zagabria sostiene le associazioni Rom nel settore della cultura, dell'assistenza sociale e in misura minore dell'educazione.
Il lavoro e la casa
Circa il 25% della popolazione Rom ha un posto di lavoro fisso, la maggioranza in imprese statali. La manodopera non qualificata lavora nei cantieri navali, soprattutto nel cantiere "3 maj" di Fiume, e nei servizi comunali. Tra i pochissimi che hanno una formazione professionale (tecnici, ecc) la disoccupazione è praticamente inesistente. Kasum Cana, dell'Associazione Bogdan e presidente della sezione di Zagabria della Federazione del Partito Rom, parla addirittura di "discriminazione positiva" in questo contesto (pur statisticamente non significativo). Un altro 20% circa della popolazione è rappresentato da piccoli imprenditori - in particolare nell'ambito del commercio e dei servizi - a conduzione familiare e spesso senza operai dipendenti. Il resto della popolazione (circa il 55%) sopravvive grazie al commercio "in nero" e ad altre attività semi-legali o illegali, e una metà di essa si dichiara disoccupata. Per quanto concerne gli alloggi, il 30% dei Rom vive in case di proprietà, il 10% in appartamenti - in genere modesti - presi in affitto, il restante 60% in baracche e casupole per la maggior parte abusive. La differenziazione sociale nella popolazione Rom è enorme, e non esiste praticamente un ceto medio: i Rom o sono estremamente ricchi, secondo gli stessi criteri di valutazione utilizzati per la maggioranza della popolazione croata, oppure fanno parte della scala sociale più bassa e vivono ai margini della società.
L'educazione e i giovani
Soltanto il 10% dei giovani Rom frequenta la scuola dell'obbligo fino alla fine del corso di studi, che in Croazia dura otto anni. Ancora meno - 6-8% della popolazione giovanile - sono quelli che frequentano un corso di studi medio superiore, e in genere privilegiando gli istituti professionali. Sono rarissimi i Rom che frequentano il liceo e poi proseguono negli studi superiori. L'università è frequentata solo da qualche decina di giovani membri della comunità Rom croata.
D'altronde, il livello di integrazione dei giovani Rom nelle scuole è molto basso, e gli atteggiamenti di discriminazione a volte sono aperti, altre volte molto sottili. La discriminazione si rivolge soprattutto verso i bambini appartenenti al ceto più basso, che spesso hanno grandi difficoltà a esprimersi in lingua croata. Ad eccezione di un'iniziativa privata avviata a Kozari Bok (sobborgo di Zagabria) e in alcuni istituti nella Croazia settentrionale, nelle scuole non è previsto l'insegnamento aggiuntivo della lingua e della cultura Rom.
La condizione sociale dei Rom in Croazia
L'assistenza sociale è relativamente ben organizzata, e non vi sono casi ufficialmente registrati di discriminazioni nei confronti della popolazione Rom in questo settore, anche se va detto che pochi di loro rientrano tra le categorie dei beneficiari ammessi alle sovvenzioni statali. L'assistenza sociale in Croazia, infatti, viene offerta ai disoccupati con più di vent'anni di contributi alle spalle, e solo nei primi dodici mesi di disoccupazione...In alcuni casi le autorità mettono a disposizione delle famiglie Rom un'abitazione popolare, ma questa prassi non è molto seguita nemmeno nei confronti del resto della popolazione. A questo proposito il Sindaco di Zagabria, Milan Bandic, ha espresso l'intenzione di costruire nuove case per i Rom e risolvere così la situazione di coloro che attualmente vivono in casupole illegali. Moltissimi membri della stessa comunità Rom si sono dichiarati però contrari all'iniziativa, perché ciò li metterebbe in un'ulteriore condizione di ghettizzati.
Kasum Cana spiega questo atteggiamento anche con la violenza interna alla popolazione Rom: recentemente si è registrato un caso brutale di stupro di una minorenne di nazionalità Rom commessa da parte di vicini di casa, appartenenti alla stessa nazionalità. Questo ha provocato il rifiuto da parte della famiglia a cui la ragazza appartiene di vivere in prossimità della famiglia dei responsabili della violenza.
I rapporti con il resto della popolazione croata
Ci sono stati dei casi di discriminazione anche pesante nei confronti di cittadini Rom croati, e in particolare sette casi di violenza neonazista tuttora irrisolti tra il 1999 e il 2001. Rispetto a ciò il comportamento della polizia ha mostrato due volti: da un lato solo in un caso recente a Pola gli skinheads responsabili delle violenze sono stati arrestati, e solo per iniziativa della stessa comunità Rom che li ha segnalati alla polizia. "Al contrario - afferma Cana - quando qualche persona di nazionalità Rom commette un reato è subito scoperta ed arrestata". Dall'altro lato però, dopo le gravi aggressioni sempre da parte di skinheads nella scorsa primavera a Zagabria, la polizia ha iniziato a mostrare una certa efficienza. Ora infatti gli skinheads sembrano neutralizzati, e non attaccano più la comunità Rom.
Ciò nonostante, secondo Cana resta inaccettabile ad esempio che non si proceda contro un noto gruppo neonazista responsabile mesi fa di aver picchiato un ragazzo Rom, nel quale "milita" anche il figlio di un generale dell'Esercito croato. Cana sostiene che il Ministero degli interni dovrebbe essere più attivo nel fornire sicurezza alla popolazione Rom, e nell'isolare la destra radicale che minaccia i fondamenti della democrazia e dei diritti umani di tutta la popolazione croata.
Durante l'intervento della NATO in Kosovo, in Croazia è arrivato un gruppo di profughi di nazionalità Rom provenienti da quella regione. Tra loro vi sono una ventina di persone che hanno chiesto e ottenuto lo status di rifugiati, ma nel frattempo hanno già lasciato il paese e ora si trovano accolti in Svizzera. Soltanto uno di loro vive ancora a Zagabria, e riceve un aiuto sociale erogato dal quartiere comunale Maksimir. Recentemente sono arrivati a Zagabria anche alcuni membri della comunità Rom macedone, sistematisi poi presso famiglie di conoscenti o di parenti. Nessuno di loro ha chiesto lo status di rifugiato, in parte perché arrivati in modo illegale - cioè senza aver ottenuto il visto - e in parte perché sperano di avere un futuro nel proprio paese di origine o in occidente. Tutti - racconta ancora Cana - sperano di partire per l'Italia o la Svizzera, perché in Croazia non si può vivere con i soli aiuti umanitari.
Vedi anche:
The CHC Representatives Visit to the Roma Settlements in the County of Medjimurje