Ritardi sistematici e caos nelle stazioni: la stampa croata non è clemente nei confronti del sistema ferroviario del paese. Eppure i treni sono pieni di gente e, grazie ad una nuova tratta, si può ora sfrecciare da Osijek a Spalato
(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 6 agosto 2022)
Dalla riapertura estiva delle linee Osijek-Spalato e Sarajevo-Ploče, le ferrovie sono in piena attività nei Balcani occidentali. È una bella storia: la Slavonia è di nuovo collegata - su rotaia - alla Dalmazia dopo una pausa di 32 anni e i cittadini di Sarajevo possono finalmente prendere il Talgo per raggiungere la costa, per la prima volta dopo nove anni. Infine anche Belgrado e Bar sono collegate da treni diretti.
Che si tratti di una coincidenza, di un'improvvisa consapevolezza ambientale o di un ritorno a una politica di servizio pubblico decente, una cosa è certa: il clamore è reale. Non passa giorno senza che i media si occupino dell'argomento. Un giorno un articolo sul ferroviere responsabile di un ritardo di 45 minuti perché si è addormentato, un altro giorno un pezzo sul ritardo di 86 minuti del treno notturno Zagabria-Spalato per chissà quale motivo e poi frequentemente insulti antiferroviari sulla stampa di Belgrado... Ci si chiede cosa possa aver morso le penne locali, visto che gli echi sono così sfavorevoli.
Una lista di rimostranze che non fa bene alla reputazione delle linee ferroviarie dei Balcani. Le critiche ai treni ed alla rete ferroviaria dell'Europa sudorientale sono legittime. Il trasporto ferroviario, abbandonato dai politici e deliberatamente sottofinanziato, non può ovviamente realizzare il suo potenziale, ma non merita pressione e derisione quotidiana. Bisogna fare qualcosa: chiamo Marin, un amico e collega, per suggerirgli di andare assieme a fondo della questione. Il treno è diventato davvero la strada per l'inferno?
"Marin, ti piacerebbe passare una giornata a Spalato, partendo il venerdì sera, tornando la domenica mattina: due notti in treno e un’intera giornata lì?”
“Scusami, ma perché?”
“Solo per prendere il treno, per verificare se quello che ci viene raccontato è vero…”
"Ancora con le tue storie di treni... Eh, allora andiamo dai, se proprio vuoi..." risponde, un po' beffardo.
Marin sa che sono una persona “da treno”, e non solo in senso figurato. Da bambino, era già una parte cruciale delle storie di famiglia. Ogni anno, da giugno a settembre, i miei nonni riportavano i loro figli nella natia Kordun con il treno Roubaix-Karlovac. Una generazione dopo, è stato il mio turno.
Questi articoli di stampa, uno più parziale dell'altro, come se fossero sponsorizzati dalla lobby dell'asfalto e delle autostrade, mi facevano arrabbiare ogni giorno di più. Era quasi come se venisse attaccato uno di famiglia. Iniziavo ad avere un conto in sospeso con la stampa: come osavano attaccare la mia dolce ferrovia?
Martedì mattina alle 7:00, mentre aspetto il treno delle 7:28 da Vienna, vado alla biglietteria per acquistare i biglietti per Spalato. La compagnia croata offre tre tariffe per questo nuovo treno notturno. Una tariffa "seduti", una "sdraiati" e l'ultima "cuccetta". "Sdraiati" si riferisce a un oggetto su cui ci si può sdraiare: un letto, una panchina, un divanetto… insomma, qualsiasi cosa su cui un essere umano possa potenzialmente dormire. Quindi mi permetto di porre alla bigliettaia una domanda scomoda:
"Qual è la differenza tra un posto “Sdraiati” e la cuccetta?”
“È tutto indicato sul sito web”.
“Beh, no, non lo è, ho guardato con attenzione”.
“Ah è sempre colpa degli altri eh? Dai, scegliete!”.
Capisco che la mia interlocutrice ne sa quanto me. Colpito dall'enorme croce che porta al collo, opto subito per l'opzione "Sdraiati", più economica di qualche euro rispetto alla cuccetta. 19 euro in totale per 595 km e 7 ore e mezza (previste) di viaggio. È andata bene.
Venerdì alle 23.00. Una volta perfezionato il nostro piano al Cug, un vecchio bar dei ferrovieri del quartiere, Marin e io passeggiamo lungo le banchine. L'atmosfera è attiva, il capostazione è indaffarato al binario 1, i gradski [treni urbani, ndr] stanno tornando al deposito mentre molti giovani turisti cercano invano di rinfrescarsi, accasciandosi come gatti sulle piastrelle del binario principale. L'orrore descritto dai giornali è impercettibile.
All'1.25 l'eccitazione sale, il nostro treno, la cui partenza era prevista all'1.10, arriva in stazione. Il binario 2 è già pieno zeppo da 30 minuti ed è in fermento. Davanti ai passeggeri confusi, i cinque vagoni provenienti da Osijek si fermano alla fine del binario, insolitamente lontani. Nonostante l'annuncio del capostazione di aspettare ancora qualche minuto, un gruppo di giovani si precipita verso il treno, trascinandosi dietro la massa dei passeggeri. Dal binario 3, Marin e io osserviamo la corsa con un certo divertimento. Infatti, per chiunque abbia anche solo un po' di dimestichezza con le ferrovie, alcuni vagoni alla fine del binario significano semplicemente che il treno non è ancora completamente agganciato. "Lasciate lavorare i colleghi", esclama un ferroviere dietro di noi.
“Caos alla stazione centrale” ?!?
La fortuna vuole che sia proprio questa la scena che finirà sulla prima pagina di un noto sito di notizie, quello con il peperoncino su sfondo rosso... Cosa c'è di meglio di una folla che corre come una gallina senza testa per illustrare un articolo dal titolo esagerato: "Caos alla stazione centrale"? E non importa se ciò sia dovuto a passeggeri impazienti e indisciplinati o alla presunta incompetenza della compagnia ferroviaria croata...
La Hrvatske željeznice (Ferrovie croate, HŽ) lo ha comunicato in modo chiaro: a Zagabria due convogli, uno proveniente da Osijek e l’altro da Vinkovci, vengono uniti per formare un unico convoglio. Dieci minuti dopo, l'accoppiamento del Vinkovci-Zagabria-Split con l'Osijek-Zagabria-Split è completato. Quindi eccoci qui, in una "composizione" di due locomotive che trainano undici carrozze a pieno carico.
Nonostante la stampa di regime sia stata corrotta dalla lobby dell'asfalto, il treno notturno Osijek-Vinkovci-Zagabria-Spalato è un successo: le vendite dei biglietti sono in aumento e i posti sono sempre tutti occupati. Ancora una volta, le immagini di passeggeri che dormono sul pavimento screditano la compagnia ferroviaria. Ma non è colpa di HŽ se tre interrailers francesi e tutta la loro attrezzatura occupano uno scompartimento progettato per sei. Non è nemmeno colpa dell’azienda se alcuni pensano di potersi sedere in una cuccetta senza prenotazione nonostante i numerosi cartelli che dicono "solo per passeggeri con prenotazione"...
Alla scoperta dei "Balcani selvaggi"
Io e Marin abbiamo una prenotazione. Ci sistemiamo nel nostro scompartimento e incontriamo i nostri compagni di viaggio per la notte. Quattro giovani olandesi alla scoperta dei "Balcani selvaggi"... Lo scompartimento è perfetto, sei panche verdi ricoperte di velluto, un po' consunte, tre per lato, una scaletta per salire, perfetto. È tutto rudimentale, un po' angusto, ma pulito e funzionale. Anche quando si è alti 1 metro e 96 e si pesa 105 kg come me...
Appena partiti, il capotreno è passato da uno scompartimento all'altro per darci il benvenuto e distribuire un kit notte: lenzuolo, fazzoletto, cuscino e coperta. Sì, sì, una coperta. Siamo nel bel mezzo di un'ondata di caldo, il treno non ha l'aria condizionata, ma un vento fresco attraversa la carrozza mentre viaggiamo verso la Dalmazia.
Una volta a nostro agio nell’alloggio e dopo aver stabilito un rapporto di fiducia con i nostri compagni di serata, il bar del treno è una scelta scontata. Già dalla piattaforma si intravedeva la tappezzeria in plastica blu lucido che Steve Zissou, il personaggio interpretato da Bill Murray in Le avventure acquatiche di Steve Zissou, non avrebbe certo disconosciuto. E' impressionante il contrasto tra i vagoni, rinnovati 20 anni fa da Gredelj - noto per essere stato il primo costruttore a utilizzare massicciamente l'alluminio a partire dal 1963 - e il bar nuovo di zecca.
È il massimo del kitsch, con Silvana protagonista. Quest’ultima è una loquace pensionata di quasi sessant'anni che gestisce da sola il vagone ristorante da Osijek a Spalato. La sua pensione non le permette una vita dignitosa, così continua a lavorare nonostante un’intera carriera passata nelle gioiellerie di Francoforte e Praga. Silvana odia gli stranieri che girano per la sua carrozza a petto nudo, sostiene che la vita era migliore prima e si rifiuta di servire i clienti che non parlano croato. E così, alle tre di notte, Marin e io iniziamo una carriera di camerieri ai suoi ordini. "Cosa vogliono?", ci chiede con un misto di umorismo e disprezzo, indicando tre turisti seduti ad un tavolino alto. Marin le traduce l'ordinazione, che lei serve quasi con riluttanza...
Due ore di chiacchiere al bar e qualche whisky dopo, torniamo ai nostri appartamenti. I nostri nuovi compagni dormono da un po'. Sbatto con una gamba salendo in branda e benedico i controllori per averci fornito una coperta.
Sabato mattina alle 10.00. Ho conosciuto risvegli più piacevoli. Fa caldo, probabilmente 40°, siamo tutti sudati ma siamo sopravvissuti e siamo arrivati alla modesta stazione di Split. Il treno è in ritardo di 90 minuti, un'inezia nel contesto croato. Quando scendiamo, il controllore ci augura buone vacanze. Spieghiamo che non siamo qui per il mare ma per il treno. Silenzio. Inizia la discussione. Marin mi dice di mostrargli il mio tatuaggio per dimostrare la mia fedeltà al mondo ferroviario, una ruota alata, simbolo della ferrovia.
"Volevamo verificare la veridicità degli articoli pubblicati dalla stampa locale”.
“E allora?”
“Beh, quello che leggiamo è al limite della calunnia”.
”Grazie".
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