L'Unione Europea apre le porte alla Croazia, confermando l'inizio dei negoziati di adesione. Nella decisione dei 25 ha giocato un ruolo fondamentale il parere di Carla Del Ponte sulla "piena collaborazione" del Paese con il Tribunale Internazionale. Gotovina presto all'Aja? Il resoconto del nostro corrispondente
"Oggi è un gran giorno per la Croazia. Sono fiero di essere qui come premier di un paese che ha davvero iniziato i negoziati di adesione con l'UE", ha detto il premier croato Ivo Sanader martedì a Lussemburgo, alcune ore dopo la mezzanotte, dopo che alla conferenza intergovernativa bilaterale sono iniziati formalmente i negoziati tra Zagabria e Bruxelles. Senza dubbio è stato il giorno più importante del suo mandato da premier, da quando assunse il governo nel novembre del 2003.
Quando lunedì pomeriggio la capo procuratrice dell'Aia Carla Del Ponte in Lussemburgo ha reso noto ciò che dopo il suo soggiorno a Zagabria, lo scorso venerdì, non potevano aspettarsi nemmeno i più grandi ottimisti - che la Croazia collabora "completamente" con il tribunale dell'Aia - era chiaro che l'avvio dei negoziati sull'adesione all'Unione europea fosse diventato ormai una questione di ore. Si è trattato di una rivoluzione copernicana che in soli quattro giorni ha cambiato drasticamente la posizione della Croazia e ha giocato un ruolo determinante a favore del suo cammino verso l'UE.
Il timido ottimismo croato, che nelle ultime settimane si era diffuso nella Zagabria ufficiale, sul fatto che i negoziati con l'UE sarebbero iniziati quest'autunno, si era infranto lo scorso venerdì quando Carla Del Ponte, nella metropoli croata, dopo l'incontro col presidente Stjepan Mesic e il premier Ivo Sanader aveva espresso la sua "inconcepibile delusione" per il fatto che il generale Gotovina ancora non è all'Aia. È stato uno shock per l'opinione pubblica croata che forse si poteva leggere al meglio sui volti di Mesic e Sanader, quando, coi visi contratti, insieme a Carla Del Ponte si sono rivolti ai giornalisti subito dopo la fine dell'incontro zagabrese.
Cosa è stato decisivo per far sì che Carla Del Ponte cambiasse la sua "inconcepibile delusione" in una "piena collaborazione" di Zagabria col Tribunale dell'Aia, sarà oggetto di analisi nei prossimi giorni, ma le prime valutazioni degli analisti indicano che Sanader è comunque riuscito a convincere Carla Del Ponte che il suo "piano d'azione" per l'individuazione e la cattura del latitante e accusato dall'Aia, generale Ante Gotovina, dà dei risultati.
Si può solo indovinare se Sanader alla procuratrice dell'Aia ha detto e promesso qualcosa che il pubblico ancora non sa. Ma è indicativa la frase di Carla Del Ponte, con la quale ha cercato di spiegare il cambiamento della sua decisione e affermare la "piena collaborazione", ciò che fino a ieri era del tutto impensabile. "Se la Croazia continua a lavorare con una simile determinazione e intensità sono convinta che tra poco il generale Gotovina potrà essere trasferito all'Aia" ha detto Del Ponte.
Consapevole dell'importanza della collaborazione con il Tribunale dell'Aia, ma anche del fatto che un'eventuale non collaborazione in ogni momento può interrompere i negoziati, il premier Sanader, commentando la soddisfacente valutazione di Carla Del Ponte, ha detto che "Nonostante la valutazione positiva, ciò la consegna di Gotovina rimane il nostro obbligo, non solo internazionale, ma anche locale". Frase pronunciata, mentre parlava alla conferenza stampa con Carla del Ponte, dopo l'incontro del Gruppo di lavoro dell'UE impegnato sulla valutazione della collaborazione della Croazia con il Tribunale dell'Aia, lunedì pomeriggio. "Continueremo a lavorare finché Gotovina non sarà all'Aia", ha detto Sanader, annunciando la determinazione del suo governo per la soluzione di questo problema.
Che gli obblighi della Croazia non saranno dimenticati presto si legge chiaramente anche nel testo delle conclusioni del Consiglio dei ministri sull'apertura dei negoziati con la Croazia. "Il Consiglio conviene che la mancanza di una piena collaborazione con il TPI in qualsiasi fase può influire sull'avanzamento generale e può essere la base per l'attivazione del meccanismo del paragrafo 12 del quadro negoziale". Il paragrafo 12 contiene proprio la clausola grazie alla quale in ogni momento i negoziati possono essere sospesi. Uno dei motivi è pure la non collaborazione con il Tribunale dell'Aia.
Gli analisti politici in Croazia sono d'accordo che l'avvio dei negoziati con l'UE non è solo un successo della politica estera del governo Sanader, ma anche un evento con conseguenze di grande portata per il futuro del paese. Se si fosse giunti ad un nuovo rifiuto dell'avvio dei negoziati, concordano gli analisti, ciò avrebbe causato la frustrazione nell'intero paese e di sicuro avrebbe rafforzato il già manifesto euro-scetticismo della metà dei croati. Ma una parte degli analisti considera che il rinvio dei negoziati, se fosse accaduto, avrebbe rafforzato la destra croata, in particolare quella sua parte che pur sempre esiste nella "Nuova HDZ", partito del Premier Sanader, che lui stesso negli ultimi anni ha cercato di ripulire dagli estremisti.
"Se Sanader non fosse riuscito lo avrebbero atteso giorni difficili e sarebbe stato in questione il mantenimento della sua posizione di premier, così come la guida del suo partito", dice un alto funzionario dell'Unione Democratica Croata (HDZ), che ha preferito mantenere l'anonimato. "In parlamento avrebbe dovuto fare i conti con l'insoddisfazione dell'opposizione e probabilmente avrebbe perso la sottile maggioranza di cui gode. Le elezioni anticipate sarebbero state una pessima soluzione per la Croazia perché si sarebbe perso parecchio tempo e di sicuro avrebbero allontanato di qualche anno il paese dall'Europa. Mentre all'interno del suo partito Sanader sarebbe stato sottoposto ad una forte pressione dei membri insoddisfatti, i quali negli ultimi mesi hanno cercato alleati nel caso di un possibile scenario di rinvio dell'inizio dei negoziati. Il partito allora sarebbe scivolato ulteriormente a destra, perché non si deve dimenticare che al suo interno non sono pochi coloro i quali pensano che alla Croazia non serva l'Europa".
Sanader invece è consapevole che l'avvio dei negoziati è la parte più bella e indolore del non facile processo che ora sta di fronte al suo governo. Egli, sul cammino verso la piena adesione della Croazia all'Unione, dovrà adottare una serie di riforme impopolari, proprio nel momento in cui il suo mandato entra nella seconda metà e quando tali misure imprimeranno una traccia sulla sua popolarità, ed anche sulla popolarità del partito di cui è alla guida. E' quasi una regola che tutti i governi dei paesi in transizione, dopo aver condotto i rispettivi stati fino all'adesione dell'UE hanno perso le elezioni. Ecco perché un tale destino potrebbe abbattersi anche su Sanader.
Per la Croazia invece questo è meno importante, perché dopo il 4 ottobre, giorno che il presidente del parlamento Vladimir Seks ha paragonato per importanza con il 15 gennaio 1992 quando la Croazia è stata riconosciuta dagli allora membri dell'UE, più nessun governo potrà frenare un simile processo. Del resto, anche oggi esiste il consenso di tutti i partiti parlamentari sul fatto che l'UE sia la priorità della Croazia. Ma se a Lussemburgo, nelle prime ore del 4 ottobre, fosse stata presa una decisione del tutto diversa e se Zagabria fosse stata collocata nella sala d'attesa per l'ingresso nell'UE, le cose, molto probabilmente, avrebbero preso una piega diversa.
"Lasciateci godere un po' di questo successo di politica estera", ha detto Ivo Sanader, evitando di rispondere alle domande del redattore del principale notiziario della televisione statale lunedì sera, quando era già chiaro che i negoziati sarebbe iniziati. Il giornalista televisivo gli aveva chiesto se per la Croazia i soli negoziati saranno più difficili di quanto non lo sia stato l'ottenimento della data di inizio degli stessi. Sanader ovviamente sa la risposta ed è consapevole che sotto il lauro con cui torna a Zagabria da Lussemburgo, presto sentirà anche le spine.