Goli Otok - foto Andrea Pandini

Nel giorno della lotta antifascista, la Chiesa cattolica croata celebra messa non a Jasenovac ma a Goli Otok, l'isola lager che rinchiudeva i dissidenti del regime di Tito. Critiche nel paese verso gli atteggiamenti revisionisti del clero, la posizione di Mesic

03/07/2006 -  Drago Hedl Osijek

Una settantina di sacerdoti e due vescovi della Chiesa cattolica hanno servito messa il 22 giugno scorso a Goli Otok, isola disabitata dell'Adriatico, che fino al 1988 nella ex Jugoslavia era una colonia penale. In Croazia Goli Otok è il sinonimo del luogo in cui finivano i prigionieri politici, particolarmente nel periodo tra il 1948 e il 1956 quando vi furono incarcerati molti cittadini della Jugoslavia di allora che, durante lo scontro tra il Partito comunista dell'Unione sovietica e il Partito comunista della Jugoslavia, si erano messi dalla parte di Stalin.

La notizia di una messa su Goli Otok non sarebbe stata per niente particolare se non fosse stata fatta proprio il 22 giugno, il giorno della celebrazione nazionale del Giorno della lotta antifascista. Per questo motivo, e per il fatto che nessuno a nome della Chiesa cattolica ha mai tenuto una messa a Jasenovac - come pure il fatto che né il cardinale Josip Bozanic, né nessuno degli alti prelati ha mai visitato l'ex campo della morte degli ustascia - la messa su Goli Otok è stata recepita come una provocazione.

Mentre il presidente croato Stjepan Mesic, davanti al monumento al Primo drappello dei partigiani nel bosco di Brezovica, vicino a Sisak, in occasione del Giorno dell'antifascismo diceva che i partigiani, che proprio là nel 1941 avviarono l'insurrezione, hanno "salvato l'onore del popolo croato", i vescovi su Goli Otok facevano sapere che servire messa in quel luogo e proprio in quel giorno "non era una provocazione" perché, se ciò fosse provocatorio, allora nella società croata sarebbe provocatorio tutto ciò che è normale".

Molti, tuttavia, hanno considerato l'episodio una vera e propria provocazione, collegata al tentativo di presentare il movimento antifascista in Croazia come parte integrante del partito comunista, che in Jugoslavia è arrivato al potere dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945. Il fatto che fra gli antifascisti ci fossero tanti comunisti, non sminuisce infatti in nessun modo i meriti dei partigiani croati che, a differenza degli ustascia di Ante Pavelic, si sono opposti ai nazisti e ai loro alleati.

Così il commentatore di "Novi List", Drago Pilsel, che si occupa di questioni religiose, avverte che proprio il vescovo Mile Bogovic, uno dei due che ha servito messa su Goli Otok, ha affermato in modo deciso che i vescovi "non andranno a Jasenovac". Ma dopo alcuni giorni - dice Pilsel - Bogovic ha cambiato atteggiamento e ha detto di essere pronto a celebrare una messa nel circolo dell'ex campo di concentramento degli ustascia. "In molti, a ragione, si chiedono cosa stia succedendo tra le fila dei vescovi. Stanno, finalmente, tornando in senno? Perché, fino ad ora, il problema consisteva nel loro insopportabile atteggiamento verso la lotta partigiana e nel tentativo di uniformare sotto ogni aspetto l'antifascismo ai crimini dei comunisti contro i cattolici croati", afferma Pilsel.

Secondo gli analisti, la demonizzazione degli antifascisti e le affermazioni che fossero in realtà comunisti e quindi responsabili anche dei crimini commessi da questo regime (fra gli altri quello di aver rinchiuso i dissidenti politici su Goli Otok), è stata la via per riabilitare il movimento ustascia, che si è cercato di mostrare come un movimento anticomunista e non filo-nazista.

A questo aspetto ha fatto riferimento anche il presidente Mesic nel suo discorso per la commemorazione del Giorno dell'antifascismo affermando che, con la revisione della storia, si è cercato di far vedere il movimento ustascia non solo come storicamente corretto, ma anche come vittorioso.

"Siamo stati testimoni del loro tentativo di sconfiggere, da perdenti nella Seconda guerra mondiale, i vincitori, e di trasformare quella loro sconfitta di allora in una tardiva vittoria. Non permetteremo mai che questo accada, sia per la verità storica che per il nostro futuro. Le fondamenta dell'odierna Croazia sono antifasciste, sono solide e non permetteremo a nessuno di distruggerle" ha detto Mesic durante la celebrazione.

La Chiesa cattolica croata, tuttavia, appare meno incline all'antifascismo e sembra seguire quelle forze sociali che vedono negli antifascisti solo i crimini. Così, contemporaneamente alla commemorazione del Giorno della lotta antifascista, è stata celebrata una messa anche vicino alla fossa di Jazovka, a Zagorje, dove i partigiani commisero crimini contro civili e persone ferite. La Chiesa cattolica, fra l'altro, è molto attiva anche durante la commemorazione dell'anniversario di Bleiburg, in Austria, dove nel 1945, dopo la fine del regime ustascia, i partigiani uccisero molti membri dell'esercito sconfitto. Parlando durante la celebrazione del Giorno dell'antifascismo, e dicendo che l'Europea moderna è costruita sulle fondamenta dell'antifascismo, Mesic ha aggiunto che, quando si tratta della Croazia, nella struttura di questo movimento sono stati commessi anche dei crimini. Ma Mesic ha ribadito una chiara differenza:

"Anche dalla parte dei vincitori ci sono state delle cose che non dovevano essere permesse. Ci sono stati dei crimini, e questo non è un bene, ma diversamente da nazismo e fascismo, che avevano il crimine come idea e come obiettivo, l'antifascismo come ideale è pulito. Nessuno deve vergognarsi dell'antifascismo, anche se bisogna riconoscere che anche tra le sue fila ci sono state qua e là le azioni non lecite".

Anche quest'anno in Croazia la commemorazione del Giorno della lotta antifascista è passata di nuovo all'insegna di profonde divisioni ideologiche. Ma quest'anno a questa divisione ha contributo più che mai la Chiesa cattolica, scegliendo proprio quel giorno per ricordare le vittime di Goli Otok. Questo atteggiamento della Chiesa sarebbe del tutto accettabile se qualcuno dei suoi gran dignitari avesse deciso allo stesso modo di servire messa nell'ex campo di concentramento degli ustascia a Jasenovac.

"Non è in discussione il celebrarare una messa per le vittime di Goli Otok. Anzi", afferma non senza cinismo il commentatore del "Feral Tribune" Marinko Culic. "A meno che in questo modo non si voglia affermare il vecchio atteggiamento secondo cui qualsiasi crimine comunista è peggio del più grosso crimine dei genocidari, ma 'devoti', ustascia".