Zagreb Pride 2011 (foto di Francesca Rolandi)

Zagreb Pride 2011 (foto di Francesca Rolandi)

A Zagabria la decima edizione del Pride è stata appoggiata da politici, società civile, intellettuali e media. Nessun incidente e corteo tranquillo. Tutt'altro di quanto avvenuto, solo una settimana prima, a Spalato

20/06/2011 -  Francesca Rolandi Zagabria

Nel pomeriggio di sabato 18 giugno, sotto la calura estiva, il corteo dello Zagreb Pride, giunto alla sua decima edizione, ha attraversato con circa 4000 partecipanti le strade del centro della città, presidiate da un massiccio schieramento di polizia. La manifestazione, che come hanno tenuto a precisare gli organizzatori non è stata una parata ma una protesta pacifica contro la violenza e i mancati diritti della popolazione Lgbt in Croazia, si è svolta nel segno dello slogan “il futuro è nostro”.

Con la partecipazione e l'appoggio di numerosi rappresentanti del mondo della cultura croata, tra i quali lo scrittore Predrag Matvejević, il corteo è stato sobrio ma allo stesso tempo colorato e ironico, deciso nel reclamare un proprio diritto alla visibilità nella società, mentre due file di poliziotti, molti dei quali in assetto anti-sommossa hanno camminato al fianco dei manifestanti per garantirne l'incolumità. Diverse persone dalle finestra ai lati della strada hanno applaudito e salutano i manifestanti.

L’ombra dello Spalato pride finito a botte 

Sullo svolgimento dello Zagreb Pride ha pesato l'ombra delle violenze e delle ingiurie che hanno accompagnato la prima edizione dello Spalato Pride fino a causarne l'interruzione il week end precedente, a un giorno di distanza dall'annuncio della data di adesione della Croazia all'Unione europea (luglio 2013). All'immagine di una folla di agguerriti contestatori, che hanno lanciato sassi contro i manifestanti, al ritmo di minacce e saluti razzisti, hanno fatto da corollario le dichiarazioni di alcuni politici (secondo il controverso sindaco di Spalato Željko Kerum bisogna “rispettare la volontà del popolo”) e di membri della Chiesa (secondo il teologo Adalbert Rebić “c'era da aspettarsi tale violenza in una città profondamente orientata verso i tradizionali valori cristiani!”).

Il governo di centro-destra guidato dalla premier Jadranka Kosor, che all'indomani dei fatti si era limitato a condannare genericamente ogni violenza, ha gradualmente assunto una posizione più decisa. In questa direzione vengono le incriminazioni di alcuni di coloro che hanno aggredito i manifestanti di Spalato per incitamento all'odio. La buona riuscita del Pride di Zagabria si è trasformata quindi in un vero e proprio test di democrazia per la Croazia.

Media, politici e società civile a favore del Pride

Lo shock della violenza omofoba di Spalato ha attirato, nei giorni precedenti alla manifestazione, grande attenzione mediatica che in molti casi si è espressa a favore del Pride. Ma soprattutto ha creato un clima di sdegno nella società civile che si è manifestato in un'ampia partecipazione, anche da parte di persone solitamente estranee all'attivismo Lgbt. “Questo è il mio primo Pride” racconta una partecipante accompagnata dalla figlia undicenne “nel senso che è la prima volta che partecipo attivamente, mentre gli altri anni ho sempre applaudito al lato della strada. Quest'anno ho sentito il dovere di venire per mostrare che qui in Croazia non siamo tutti omofobi, ma ci sono anche persone che accettano le differenti scelte finché queste non limitano i diritti altrui”. “L'unico modo per sostenere il Pride – una minaccia al sistema patriarcale che opprime la Croazia – è andarci”  aveva scritto la giornalista Barbara Matejčić (incoronata come una delle personalità più homofriendly dell'anno) e sembra che il suo appello sia stato ascoltato.

Una svolta per la comunità Lgbt croata 

“Siamo molto soddisfatti di questo decimo Pride, che ha mostrato la capacità del movimento Lgbt di cambiare in positivo la società e che ha aperto un nuovo periodo, perché da ieri la comunità Lgbt e la questione dell'identità sessuale sono irrevocabilmente diventati parte della politica e della società croata”. A parlare è Franko Dota, uno degli organizzatori dello Zagreb Pride.

“Abbiamo avuto un appoggio da parte dei cittadini e una copertura mediatica oltre ogni aspettativa, accresciuta dal fatto che i tre maggiori portali di informazione, che rappresentano i media di riferimento delle fasce attive della popolazione, il giorno prima del Pride, hanno invitato cittadini a partecipare e a dire no alla violenza. Su tutto ciò hanno influito ovviamente gli eventi di Spalato, che hanno portato a forti prese di posizione da parte del presidente della Repubblica e dei partiti di opposizione ma, anche grazie alla pressione diretta e indiretta delle ambasciate europee ed a una presa di posizione parziale del governo di centro-destra. Alla luce di tutto ciò mi sembra che, in un immaginario atlante Lgbt dell'Europa, la Croazia si stia spostando sempre più verso il centro Europa per quanto riguarda sia le politiche Lgtb sia il tipo di risposta violenta omofoba, allontanandosi dagli altri Paesi della ex Jugoslavia, dove si discute ancora sulla necessità di far capire a gay e lesbiche quanto l'attivismo sia importante. In questo contesto, le violenze di Spalato, oltre ad essere il risultato di scelte discutibili da parte degli organizzatori, sono comunque sintomo di un problema più profondo, la vera democratizzazione della società croata al di fuori di Zagabria, dove la società civile ha dimostrato in più occasioni di essere attiva”, conclude Dota.

Alla fine del corteo, nel parco di Zrinjevac, gli organizzatori hanno definito un successo il Pride, hanno letto estratti da una lettera del presidente Ivo Josipović e ringraziato la polizia per aver fatto il proprio lavoro, ricordando alle forze dell'ordine “che la loro presenza è necessaria a causa di coloro che minacciano la nostra pacifica protesta e non a causa nostra”. E soprattutto hanno richiesto a gran voce per sé quei diritti che sono la normalità per i cittadini eterosessuali, nonché i principi di uno stato laico e democratico. Perché, si è sottolineato, la cattolica Croazia – dalla quale papa Benedetto XVI a inizio giugno ha attaccato la famiglia non fondata sul matrimonio – potrà essere cattolica come la Spagna.

Al momento di salutarsi non sono mancate le istruzioni per l'incolumità dei manifestanti, che ricordano quanto lavoro ci sia ancora da fare: caldamente sconsigliato esporre simboli del Pride fuori dal corteo, servirsi preferibilmente delle vie di sicurezza protette dagli agenti. A fine giornata non si sono registrati in città incidenti di rilievo.