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Franjo Tudjman, giura da presidente, 1992 - Wikipedia

Il presidente Mesić si reca sulla tomba del predecessore, e in Croazia riesplode il dibattito su Tudjman. Dopo l'innamoramento di massa e i tentativi di detudjmanizzazione, il desiderio della classe politica di affidarlo alla storia. Con un monumento

07/06/2006 -  Drago Hedl Osijek

Franjo Tudjman, il primo presidente croato, potrebbe ricevere a Zagabria, sei anni dopo la sua morte, un monumento ed una piazza. L'idea non è nuova, se ne è discusso sin dal momento della sua morte, ma sembra che soltanto adesso tutte le forze politiche del paese siano d'accordo che è giunto il momento per farlo. E quest'idea, in modo particolare, è stata sostenuta dal fatto che quest'anno, per il Giorno delle forze armate, 28 maggio, il presidente Stjepan Mesić per la prima volta abbia posto dei fiori sulla tomba di Tudjman. Mesić fino ad ora evitava regolarmente di andare in quel luogo, inviando in questo modo un chiaro messaggio su cosa pensasse del suo predecessore. Mesić, forte critico della politica di Tudjman, in particolare del tentativo di dividere la Bosnia con Slobodan Milošević nel contesto dello sfacelo sanguinoso della Jugoslavia, è rimasto coerente nel raccomandare la necessità di una detudjmanizzazione della Croazia.

Ma quest'anno, in occasione del 15esimo anniversario del Giorno delle forze armate, per la prima volta si è recato sulla tomba di Tudjman. Gli analisti, come il commentatore del settimanale "Feral Tribune", Marinko Čulić, credono che con questo gesto Mesić in realtà abbia voluto dare una mano al premier Ivo Sanader e "rendergli il favore", perché anch'egli - più con le sue mosse politiche che in modo esplicito - ha contribuito al processo di detudjmanizzazione, motivo per cui ha subito critiche da destra, ed anche dall'ala radicale all'interno del proprio partito, l'Unione democratica croata (HDZ).

Gli analisti politici credono che il fatto che Mesić sia andato alla tomba di Tudjman, così come l'idea ripresa dal sindaco di Zagabria, Milan Bandić, fra l'altro socialdemocratico, di erigere nella capitale un monumento al primo presidente croato, nella piazza che porterebbe il suo nome, in realtà è il desiderio di affidare definitivamente Tudjman alla storia. Le divisioni su Tudjman, sul suo ruolo storico, sulla valutazione dei meriti e degli errori, continuano in modo significativo ad appesantire la situazione attuale della Croazia, così - secondo gli analisti - si è arrivati ad un consenso politico con il quale la questione sarebbe tolta dall'ordine del giorno.

Milan Jajčinović, commentatore del quotidiano croato a maggiore tiratura, il "Večernji list" di Zagabria, nota che è ovvio che nel "paesaggio politico" croato sia avvenuto che "Tudjman da essere un tema indesiderato sia diventato un tema desiderato". "Forse stiamo diventando una 'società sana' dove sarà 'stupido che tutti amino Tudjman', ma ancora più stupido sarà svalutarlo senza argomenti", dice Jajčinović, alludendo al periodo dell'"innamoramento di massa" per Tudjman nel periodo in cui era in vita, ma anche alla critica senza riguardo alla quale è stato esposto subito dopo la sua morte.

Ma, nemmeno il desiderio di "affidare Tudjman alla storia", erigendogli un monumento nella capitale, passa senza notevoli divisioni, simili a quelle sul suo ruolo nella recente storia croata. E mentre oggi sono ancora pochi quelli, come il deputato al parlamento croato e professore di storia all'università americana di Yale, Ivo Banac, che pensano che "non bisognerebbe dare i nomi dei dittatori alle vie e alle piazze", tutti gli altri che concordano sul fatto di assegnare una qualche parte di metropoli a Tudjman non riescono a mettersi d'accordo su come farlo.

Mentre Zdravko Tomac, un tempo il secondo uomo del Partito socialdemocratico (SDP) esce con l'idea che l'aeroporto di Zagabria - secondo il modello di altri paesi che hanno dato il nome del loro aeroporto principale ai loro presidenti - dovrebbe portare il nome di Franjo Tudjman, il Partito croato del diritto (HSP), noto per le sue prese di posizione nazionalistiche e radicali, si sta impegnando per cambiare il nome di una delle piazze del centro di Zagabria e affinché l'attuale piazza maresciallo Tito prenda il nome di Franjo Tudjman. In questo modo, crede l'HSP, si potrebbero correggere due errori storici: il fatto che il presidente jugoslavo Tito abbia una sua piazza a Zagabria, e che il presidente croato Tudjman non ce l'abbia.

Mate Granić, ministro degli esteri di Tudjman, dice che lo stesso ex presidente croato, se fosse ancora in vita, non sarebbe d'accordo sul cambiare il nome di piazza maresciallo Tito in piazza Franjo Tudjman. Egli dunque su Tito, nel cui esercito dopo la Seconda guerra mondiale ha avuto il grado di generale, aveva una opinione positiva e il suo busto si trovava nel suo ufficio. "Tudjman non ha mai permesso di discutere sul cambio del nome della piazza di Zagabria intitolata a Tito", dice Granić.

La famiglia di Tudjman invece desidera che il monumento al primo presidente croato venga messo al centro di Zagabria nell'attuale piazza Roosevelt, che quasi si incontra con la piazza maresciallo Tito. Forse questo, secondo alcuni, sarebbe stato anche il desiderio di Tudjman, cioè far sì che i due croati, che hanno segnato, ognuno a modo suo, la storia dei Balcani, si incontrino nel centro di Zagabria.

Il premier Ivo Sanader crede che il luogo più adeguato per il monumento di Tudjman sia l'attuale piazza britannica, che da Ilice, la via più lunga di Zagabria, porta verso via Nazor e Pantovčak. In via Nazor, Tudjman ha abitato per anni, fino alla morte nel dicembre 1999, e parte della sua famiglia ci vive tuttora. In via Pantovčak, invece, c'era la residenza del presidente. Per ciò, secondo Sanader, proprio quella parte di Zagabria sarebbe adeguata per il monumento a Tudjman.

Così Tudjman di nuovo divide l'opinione pubblica, anche adesso che si è giunti al consenso politico sul fatto che bisognerebbe dedicargli un monumento a Zagabria e che questo "privilegio", com'è stato fino adesso, non è prerogativa solo delle piccole città di provincia. Oggi non è più in questione se fargli un monumento oppure no, il nuovo dilemma è: in che luogo farlo.