Nell’agenda del segretario generale delle Nazioni Unite si fissano le date per dare nuovo impulso ai negoziati di pace tra le parti greco e turco cipriote. Le comunità rimangono però scettiche
Sei anni dopo la bocciatura del piano per la riunificazione proposto da Kofi Annan le Nazioni Unite con Ban Ki-Moon stanno tentando in questi mesi di dare nuovo slancio al dialogo tra ciprioti turchi e greci per cercare un accordo sul futuro dell’isola.
Dal piano Annan alla ripresa del dialogo
A Ginevra il 26 gennaio il segretario generale dell’Onu incontrerà i presidenti delle due repubbliche cipriote, ma per il dialogo la strada è in salita e a rendere la situazione ancora più complessa è la scarsa fiducia reciproca tra le due comunità.
La vittoria del nazionalista Derviş Eroğlu alle elezioni presidenziali dell’aprile scorso a Cipro Nord sembrava aver dato il colpo di grazia a un negoziato che, sebbene a rilento, stava procedendo anche grazie alla paziente opera di mediazione di Mehmet Ali Talat, l’ex presidente favorevole al dialogo e sostenitore di una soluzione federale per Cipro. Sebbene dopo la sua elezione Eroğlu avesse annunciato che gli incontri con il suo omologo greco-cipriota sarebbero continuati, durante la sua presidenza il dialogo è rallentato fino quasi a paralizzarsi. A inizio novembre il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha deciso quindi di intervenire invitando i due presidenti a Washington per un incontro che doveva dare nuovo slancio al processo di pace.
Il 18 novembre Dimitris Christofias e Derviş Eroğlu hanno incontrato Ban Ki-Moon che ha proposto una road map trovando l’accordo dei due leaders. L’obiettivo di Ban è che le due parti trovino un compromesso sulla riunificazione entro il 26 gennaio, la data in cui si terrà a Ginevra il prossimo incontro a tre, ma che si arrivi ad una soluzione in tempi così rapidi è difficile. A parte qualche passo avanti nella discussione sui temi economici, sono ancora molti, infatti, i problemi irrisolti tra cui il ritorno dei profughi greco ciprioti e la restituzione delle case che hanno dovuto lasciare dopo l’intervento militare turco del 1974, la fine dell’isolamento economico e politico di cui è vittima la Repubblica turca di Cipro Nord riconosciuta solo da Ankara e l’organizzazione amministrativa da dare all’isola dopo la riunificazione.
Tuttavia secondo quanto evidenziato da una indagine pubblicata il 14 dicembre da “Cyprus 2015 ” il gruppo di ricerca promosso dalle Nazioni Unite a Cipro, il principale ostacolo alla riunificazione è la poca fiducia reciproca tra le due comunità. L’84% dei ciprioti greci e il 70 di quelli turchi pensano, infatti, che l’altra parte non sia disposta ad accettare i compromessi necessari per la pace e secondo una percentuale molto simile di intervistati un eventuale accordo non verrà mai applicato perché l’altra parte non rispetterà quanto concordato.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lo scorso 14 dicembre, ha votato il rinnovo fino al 15 giugno 2011 della missione UNFICYP a Cipro invitando i negoziatori di trovare un accordo da discutere con Ban Ki-Moon il 26 gennaio. Solo un voto contrario, quello della Turchia. “La risoluzione sembra scritta come se ci fosse solo una comunità sull’isola” ha dichiarato poco dopo il voto Ertuğrul Apakan, ambasciatore turco all’Onu.
Il ruolo della Turchia
Nonostante il paese anatolico sia da sempre il più importante alleato di Cipro Nord, chiamato dai turchi yavru vatan (paese figlio), gli islamisti moderati al governo in Turchia hanno tutto l’interesse che il processo di pace abbia successo e che la riunificazione avvenga il prima possibile così da togliere di mezzo il maggiore ostacolo al processo di adesione all’UE. L’entata della Turchia in Europa, infatti, risulta alquanto improbabile fino a quando Ankara non permetterà alle navi di uno degli stati membi, Cipro greca, di attraccare nei suoi porti. Per sbloccare la situazione l’Unione europea dovrebbe, hanno più volte dichiarato le autorità turche, mettere fine all’embargo aereo verso la Repubblica turca di Cipro nord attuato dall’Unione Europea.
Il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoğlu, dopo la sconfitta di aprile del candidato pro-dialogo Mehmet Ali Talat alle elezioni presidenziali a Cipro Nord, ha deciso di tenere un basso profilo nella disputa cipriota temendo che l’opinione pubblica, ancora molto suscettibile alla propaganda nazionalista di esercito e destra all’opposizione, non avrebbe digerito un approccio troppo pacifista.
Interessi energetici
A rendere ancor più difficile un impegno deciso da parte di Ankara a favore processo di pace tra le due Cipro, è l’accordo firmato a inizio dicembre a Nicosia tra il ministro degli esteri greco cipriota Markos Kyprianou e Uzi Landau, ministro delle infrastrutture del governo israeliano. I rappresentati dei due paesi hanno raggiunto un’intesa sulla definizione dei rispettivi confini marittimi, misura diventata urgente dopo la scoperta di diversi giacimenti di gas naturale a sud dell’isola. Ora che sono stati stabiliti con precisione i confini possono iniziare le esplorazioni pre-estrazione. Cipro ha incaricato l’azienda americana Noble Energy di analizzare una vasta area vicina al confine marittimo israeliano. Secondo Ankara, però, l’accordo è illegittimo visto che i turco ciprioti non sono stati consultati. Il ministro degli esteri turco Davutoğlu ha dichiarato che “anche i turco ciprioti hanno diritto di sfruttare le risorse naturali dell’isola” e che “il governo greco cipriota non può firmare unilateralmente accordi internazionali prima che si sia trovata una soluzione alla divisione dell’isola”
Scetticismo generale
Negli scorsi giorni, il governo tedesco, ha dato il suo pieno sostegno alla nuova iniziativa di Ban Ki-Moon e l’11 gennaio la cancelliera Angela Merkel è a Cipro dove incontra il presidente greco cipriota Dimitris Christofias. Tuttavia l’opinione pubblica greca e quella turca sono sempre più convinte che durante il meeting a tre del 26 gennaio non si arriverà a nessun accordo definitivo e nei giorni scorsi si è persino parlato di un rinvio dell’incontro. A frenare il processo di pace questa volta non un disaccordo politico, ma la precaria condizione di salute del presidente turco cipriota Eroğlu che il 19 dicembre è stato sottoposto, ad Ankara, a un intervento al cuore. Il portavoce del governo di Cipro Sud Stephanos Stephanou ha comunque smentito le indiscrezioni sul rinvio. A causa dell’intervento di Eroğlu. E già si parla di un nuovo incontro, secondo i media greco ciprioti Ban Ki-Moon vedrà nuovamente i due leader a marzo. Il mese scorso in un documento indirizzato al Consiglio di sicurezza il Segretario generale ha dichiarato che “una importante finestra di speranza si sta chiudendo rapidamente” se anche a Ginevra non si raggiungerà un accordo definitivo l’esito dell’incontro ci farà capire quantomeno se e per quanto tempo quella finestra rimarrà ancora aperta.