Dopo la pausa estiva, i negoziati fra greco e turco-ciprioti sono ripresi e lunedì 14 avrà luogo il prossimo incontro fra i presidenti Anastasiadis e Akıncı. Non mancano segnali incoraggianti
La ripresa del processo negoziale, nel maggio scorso, è stata caratterizzata da una positiva disposizione greco e turco-cipriota. Dai numerosi incontri di giugno e luglio fra le due delegazioni è scaturita una lista d’iniziative per il consolidamento della fiducia tra le due comunità: l’apertura di due nuovi punti di attraversamento della Linea Verde, Lefka-Aplici (Lefke-Aplıç) e Deryneia; l’interconnessione delle reti elettriche nelle due zone dell’isola; un maggior livello di interoperabilità dei telefoni cellulari attraverso la Linea Verde; la riduzione d’interferenze nelle frequenze radio; la creazione di una commissione per l’uguaglianza di genere, nella convinzione che le prospettive da essa promosse possano contribuire alla soluzione della questione cipriota. Si tratta, hanno chiarito i rappresentanti delle due comunità, solo di una lista iniziale; altre iniziative potranno essere concordate e realizzate nel prossimo futuro.
Segnali incoraggianti, ma ancora non trasformati in realtà
Tuttavia, proprio l’effettiva attuazione di queste misure sta destando un certo scetticismo fra coloro che seguono con più attenzione il processo negoziale. Dietro i “problemi tecnici” che finora non hanno permesso l’apertura di due ulteriori check point, alcuni osservatori colgono il probabile dissenso delle forze armate turche presenti nella parte settentrionale dell’isola. Il potenziale check point di Deryneia potrebbe diventare sito di proteste legate all’incidente che nell’estate del 1996 vide protagonisti Solomos Solomou e Tassos Isaac, da un lato, e alcuni ufficiali e militanti nazionalisti turchi, dall’altro. Per quanto riguarda il traffico telefonico tra operatori greco e turco-ciprioti, al momento le difficoltà rimangono quasi inalterate. Infine, rispetto alla menzionata commissione – che si aggiunge a quelle su economia, cultura e altri temi – non è difficile cogliere da parte di cittadini e commentatori un misto di generica condivisione e sostanziale scetticismo rispetto alla sua utilità nel processo negoziale.
L’attuale clima politico nell’isola sembra quindi caratterizzato dalla compresenza di gesti e dichiarazioni incoraggianti, da parte dei leader, e cauto ottimismo dei cittadini. Lunedì sera i presidenti Anastasiadis e Akıncı hanno inaugurato insieme una mostra dedicata agli affetti personali dell’ex presidente Glafcos Clerides, noto per il suo impegno nella riunificazione dell’isola. Domani, per la prima volta nella storia dell’isola, si svolgerà un incontro fra i due presidenti e le guide religiose greco e turco-cipriote e delle “minoranze storiche” (armeni, maroniti e latini) dell’isola. I segnali positivi sono innegabili; tuttavia, le loro scarse ricadute pratiche sembrano ostacolare la diffusione di un reale ottimismo fra i ciprioti.
Non pessimismo, ma letargia
In particolare, nella comunità turco-cipriota non si avverte una diffusa partecipazione all’atmosfera che Mustafa Akıncı e i suoi delegati stanno cercando di costruire. Alcuni settori dell’opinione pubblica greco-cipriota sembrano concentrare elevate aspettative sul solo Akıncı. Tuttavia, i fallimenti dei negoziati negli ultimi undici anni hanno insegnato ai turco-ciprioti che un leader – sia pur con indubbie credenziali pro-riunificazione – da solo non può superare ogni ostacolo, dovendo confrontarsi con resistenze interne ed esterne.
In una recente intervista il ministro degli Esteri turco-cipriota, Emine Çolak, ha individuato nella propria comunità non pessimismo o contrarietà rispetto alla riunificazione, ma una sorta di “letargia”, dopo decenni di stallo e oltre un decennio di aspettative deluse. È innegabile, infatti, che l’onda lunga del 2004 – con il fallimento del referendum sul Piano Annan, nonostante il voto favorevole turco-cipriota – continui a far sentire i suoi effetti, come fa del resto l’ambivalente percezione del ruolo dell’Unione europea sul presente e futuro dei turco-ciprioti.
Il senso di relativa impotenza e rassegnazione che, a fasi alterne, è affiorato a Cipro Nord negli ultimi anni non deriva solo dal fallimento del Piano Annan, ma dallo scarso impatto che l’Unione europea – data la sospensione del diritto acquisito comunitario (acquis communautaire) nella parte settentrionale dell’isola – ha finora avuto sulla vita dei turco-ciprioti. L’altra faccia della medaglia è la perdurante dipendenza di Cipro Nord dalla Turchia, motivo di frustrazione per una parte significativa della società turco-cipriota.
A questi noti fattori si sono aggiunte, nelle ultime settimane, indiscrezioni su alcuni greco-ciprioti che si sarebbero recati in diverse località a nord della Linea Verde per reclamare le proprie case o terreni, attualmente occupati da cittadini turco-ciprioti o da immigrati turchi. Insieme agli accordi territoriali e alla presenza di eventuali garanti esterni della sicurezza greco e turco-cipriota, i diritti di proprietà rappresentano il tema su cui è più difficile trovare un compromesso fra le parti.
Simili indiscrezioni, riportate da quotidiani locali e rimbalzate sui social media, hanno creato un senso d’allarme in parte dell’opinione pubblica turco-cipriota. Il presidente Akıncı ha quindi inteso chiarire che la gestione dei diritti di proprietà sarà affidata, in caso di successo dei negoziati, non alle trattative private ma ad una commissione congiunta greco e turco-cipriota, secondo tre possibili modalità: restituzione ai proprietari originari, scambio di proprietà o compensazione in denaro.
Ulteriore e tradizionale motivo di cautela per molti nella valutazione dei negoziati, è il ruolo di Ankara nel processo. Come noto, la Turchia è al momento percorsa da problemi – svalutazione della lira e fallimento del processo di pace con i curdi – che verosimilmente non pongono gli sviluppi a Cipro in cima all’agenda politica turca. Alcuni commentatori, comunque, interpretano questa forzata concentrazione su problemi interni come un potenziale fattore positivo, poiché essa renderebbe più ampi i margini di manovra turco-cipriota. Il ministro Çolak ha recentemente affermato che, pur avendo un evidente interesse nelle vicende cipriote, Ankara non ha finora esercitato alcuna interferenza o manipolazione indiretta sulla delegazione di Cipro Nord.
Il fattore che invece potrebbe controbilanciare vecchi e nuovi ostacoli sulla via della riunificazione è la situazione economica a cavallo della Linea Verde. L’economia greco-cipriota ha superato la fase più acuta della crisi, ma è ancora in via di risanamento; quella turco-cipriota continua a dipendere dal supporto di Ankara; in prospettiva, quindi, la prosperità dell’isola non sembra poter prescindere dalla riunificazione dei due mercati. I rappresentanti delle due parti sembrano consapevoli di ciò, ma ancora non è chiaro fino a che punto lo sia la maggioranza dei greco e turco-ciprioti.
Il prossimo incontro e le ipotesi sulla durata dei negoziati
In vista del meeting di lunedì prossimo tra i presidenti Anastasiadis e Akıncı, le due delegazioni hanno raggiunto un accordo sulle categorie di proprietà, ovvero una lista mediante cui decidere quali casi possano essere risolti con la restituzione, lo scambio o la compensazione. Un risultato non impegnativo, comunque, perché l’attività negoziale vi si è dedicata dal 2008. Molto più difficile sarà definire le linee guida che permetteranno alla commissione sulle proprietà – da attivare dopo l’eventuale soluzione della questione cipriota – di decidere, caso per caso, sulla priorità dei diritti dei proprietari originari o degli attuali utenti. Al momento la delegazione greco-cipriota, pur riconoscendo alcuni diritti agli occupanti attuali, ritiene che l’ultima parola sul futuro di una proprietà spetti ai suoi proprietari originari; al contrario, i rappresentanti turco-ciprioti assegnano maggior peso decisionale agli utenti, a condizione che essi abbiano risieduto per molti anni e apportato modifiche strutturali alla proprietà in questione.
È quindi improbabile che si raggiunga rapidamente un accordo sui criteri di proprietà. Gli addetti ai lavori reputano ottimistiche le stime che collocano la chiusura dei negoziati a gennaio e ipotizzano un nuovo referendum a marzo 2016. Sembra invece più verosimile che il processo negoziale continui dopo le elezioni parlamentari nella Repubblica di Cipro, previste a maggio del prossimo anno.