Si apre, purtroppo tutta esclusivamente online, la 71ma edizione della Berlinale. In giuria quest'anno solo vincitori dell'Orso d'oro, tra cui la regista bosniaca Jasmila Žbanić. Nutrita rappresentanza di Balcani e Caucaso in quasi tutte le sezioni
Sarà il primo grande festival di cinema europeo a svolgersi completamente online. Lo scorso anno la Berlinale fu l'ultimo a concludersi regolarmente, mentre la pandemia stava cominciando a investire l'Italia. Sono arrivati poi i mesi delle chiusure, con la breve tregua estiva di cui ha beneficiato la Mostra di Venezia, mentre decine di rassegne si sono spostate sul web. Ora la 71° edizione della kermesse tedesca si svolge con una formula inedita, divisa in due parti: una in streaming da lunedì 1 marzo a venerdì 5, riservata agli addetti ai lavori e comprendente l'importante European Film Market, con l'assegnazione anche dei tradizionali Orsi d'oro; una seconda dal 9 al 20 giugno per il pubblico e con la presenza di ospiti.
La selezione del concorso e delle altre sezioni è più snella del consueto, con meno titoli in programma e meno giorni, ma mantiene l'usuale divisione in sezioni. A giudicare i film una giuria composta da soli registi già vincitori dell'Orso d'oro: l'iraniano Mohammad Rasoulof, l'israeliano Nadav Lapid, la romena Adina Pintilie, l'ungherese Ildikó Enyedi, Gianfranco Rosi (“Sacro Gra” e “Fuocammare”) e la bosniaca Jasmila Žbanić (“Il segreto di Esma” e il recente “Quo vadis, Aida?”).
L'Italia non è molto presente, con tre sole opere e tutte fuori concorso: il documentario “Per Lucio” di Pietro Marcello (“Martin Eden”) su Lucio Dalla in Berlinale Special, “Der menschliche Faktor - Human Factors” di Ronny Trocker in Panorama e "La veduta luminosa" di Fabrizio Ferraro nella sezione Forum.
Balcani e Caucaso hanno invece una rappresentanza agguerrita, in quasi tutte le sezioni. Tra le 15 pellicole spicca “Babardeală cu bucluc sau porno balamuc - Bad Luck Banging or Loony Porn” del romeno Radu Jude, che sulla carta è uno dei favoriti con il coreano Hong Sangs-soo e la francese Céline Sciamma. Jude, noto per “Aferim!” e “Uppercase Print” presentati proprio a Berlino, è una delle punte di diamante di uno dei cinema più interessanti e vivaci d'Europa.
In gara c'è pure il georgiano “Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt? - What Do We See When We Look at the Sky?” di Alexandre Koberidze, espressione di un'altra cinematografia da qualche anno sulla cresta dell'onda.
Nella sezione competitiva Encounters, introdotta lo scorso anno e dedicata a opere meno codificate di quelle del concorso, sono incluse 12 opere, compresa “Moon, 66 Questions” dell'esordiente greca Jacqueline Lentzou, già nota per i suoi cortometraggi.
In Panorama sono stati inclusi la coproduzione turco-romena “Okul Tıraşı - Brother's Keeper” di Ferit Karahan, ambientata in un oppressivo collegio dell'Anatolia, e il serbo “Kelti - Celts” debutto di Milica Tomović con Dubravka Kovjanić, Stefan Trifunović, Katarina Dimić e Anja Đorđević. Quest'ultimo è collocato nella Belgrado del 1993 e fa esplodere le tensioni nel mezzo di una festa di compleanno di bambini.
Nella sezione Forum ci sono il documentario coproduzione tra Georgia, Svizzera, Germania “Taming the Garden” di Salomé Jashi e l'opera prima russa “Doch rybaka - Tzarevna Scaling” di Uldus Bakhtiozina.
Infine la sezione per giovani Generation comprende il bosniaco “Tabija – The White Fortress” di Igor Drljaca, incontro tra un ragazzo e una ragazza che rappresentano due Sarajevo opposte, e l'ucraino “Stop-Zemlia” di Kateryna Gornostai.