Una sponda del lago e un costume rosso. Di quel momento, risalente ai suoi primi anni d'infanzia, Nami ricorda solo l'enorme quantità di acqua ingerita nel tentativo di nuotare e i triangoli rossi di quel bikini che si muovono davanti a lui. E' un ricordo offuscato, confuso ma è comunque l'unico che ha della madre
Nel romanzo "Il lago" i luoghi non vengono mai nominati ma è chiaro che ci troviamo nell'Europa dell'est. Nami immagina di sparare ai convogli russi che passano per le strade del suo paese natale, dove vive con la nonna e il nonno. E' un paese di pescatori, le costanti che accompagnano gli abitanti di Boros nelle loro giornate, tutte uguali e ripetitive, sono la povertà e la superstizione. La quotidianità di Nami è interrotta solo dai bulli della scuola che lo deridono e gli giocano qualche brutto tiro, da Zaza, una ragazzina che vede di nascosto e di cui si innamora, dalla morte prima del nonno, e poi della nonna.
Nami si ritrova poi a vivere con la famiglia del presidente del kolchoz, un uomo crudele che, alla morte della nonna, si appropria della casa d'infanzia di Nami, impedendogli di andare a scuola, segregandolo nel pollaio e insultandolo. L'unica ancora di salvezza è Zaza, con la quale continuano a vedersi segretamente, fino a che i militari russi non li sorprendono e stuprano la ragazza davanti a un Nami incapace di reagire. Il ragazzo, profondamente scosso, decide di lasciare il paese, in cui non ha più nulla, alla volta della capitale. E' un ragazzo ferito profondamente nell'anima, a tratti disilluso, ma che nutre sempre, nel suo Io più profondo, la speranza di ritrovare sua madre e di riscattarsi.
Nella capitale il ragazzo deve fare i conti con un mondo completamente nuovo: le persone si muovono più velocemente, le macchine sfrecciano per le strade, gli odori del mercato sono forti e penetranti. Nami viene prima assunto come scaricatore di merci e poi viene impiegato nella produzione dello zolfo. Sono lavori duri per un ragazzino, costretto a lavorare molte ore al giorno per una paga misera. Trascorre le notti con altri uomini in un dormitorio infestato da cimici, in condizioni igieniche pessime. L'atmosfera è cupa, alienante, monotona, a volte violenta. I lavoratori frequentano il bordello della città, un posto in cui le prostitute hanno occhi vitrei, assenti. La percezione del lettore è che Nami stoni rispetto alla realtà che lo circonda: per pura sopravvivenza si atteggia come gli altri suoi compagni di lavoro, ma si percepisce il suo continuo disagio nei confronti di un contesto, quello di un mondo adulto e viscido, che non gli appartiene.
Dopo un episodio violento tra gli uomini che culmina con l'omicidio dell'unico amico di Nami, il ragazzo lascia la fabbrica di zolfo e viene preso come "tuttofare" da Johnny, un uomo ricco che lavora per un società mineraria straniera. Johnny è un uomo egoista che però da a Nami un tetto sopra la testa e del cibo in cambio dello svolgimento delle faccende domestiche. Le giornate di Nami trascorrono tutte uguali nella grande casa in cui è quasi sempre solo. Si reca spesso da una scimmia rinchiusa in una gabbia vicino al mercato, per conversare e darle qualcosa da mangiare, anche se questa non sembra prestargli molta attenzione. Nami è tremendamente solo, senza alcun punto di riferimento. Gli tengono compagnia solo i ricordi dei dolci della nonna e della dolcezza di Zaza. La permanenza a casa di Johnny dura poco: dopo uno scontro violento tra i due dal quale Nami si salva per miracolo, il ragazzo viene accolto dalla Vecchia dama. Questa, una nobile caduta in disgrazia, gli rivela il nome e la storia di sua madre. E' una storia triste e difficile da accettare: Nami sarebbe frutto di uno stupro.
Dopo aver lasciato la capitale, Nami giunge nel paese arido dove vive la madre. E' una donna di 35 anni, che sembra però molto più vecchia. I due trascorrono tempo insieme, ma anche in questo caso Nami avverte la propria inadeguatezza, sente che, nonostante il loro volersi bene, qualcosa tra lui e la madre si è spezzato per sempre. Segue l'impulso di tornare a Boros, da Zaza. Tuttavia Nami non trova ciò che sperava: Zaza ha avuto una vita difficile, si è sposata e non l'ha mai perdonato per essere stato un codardo e averla abbandonata. Il lago è sempre lì, testimone di tante storie e custode di tanti segreti.
"Il lago" è un romanzo duro, violento e diretto, che, senza giri di parole, racconta una realtà di ignoranza e povertà. Una realtà in cui la regola è la violenza dei mariti nei confronti delle mogli, in cui gli stupri sono più colpa delle vittime che dei carnefici, in cui l'alcolismo è l'unico modo per sfuggire alla monotonia della vita. Racconta del viaggio di un ragazzino, costretto a confrontarsi con una situazione che lo spinge a diventare uomo prima del tempo, alla ricerca di sua madre e della verità. E' un racconto che lascia con il fiato sospeso, il lettore lo divora pagina dopo pagina perché non vuole lasciare Nami in balia di quel mondo ostile e vuoto. Nami perde i pochi affetti che aveva, l'innocenza e la spensieratezza che dovrebbero essere propri di ogni bambino. Il lettore si immedesima nel suo stato d'animo e fino alla fine chiede giustizia e riscatto.