Connessione a internet - © Proxima Studio/Shutterstock

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Negli ultimi cinque anni la velocità media di accesso alla rete è quadruplicata in Italia, in linea con miglioramenti avvenuti in tutta Europa. Alcuni territori rischiano però di restare esclusi: sono fondamentali gli investimenti pubblici nella banda larga sostenuti dall'UE

19/12/2024 -  Ornaldo Gjergji

Resta ampio il divario tra le regioni d'Europa che godono di un eccellente accesso a internet, e quelle che invece arrancano. In un Paese come la Francia la velocità di connessione supera, in media, i 300 Megabit al secondo (Mbps), mentre la Grecia si ferma ad appena 78.9 Mbps. Quello greco è risultato peggiore tra tutti i Paesi dell'UE – si tratta dell’unico stato membro con una velocità media inferiore ai 100 Mbps – e il terzo peggiore in Europa andando a vedere anche le performance dei paesi extra-Ue.

L'Italia si attesta attorno ai 190 Mbps: un valore intermedio, inferiore a quello di altri grandi Paesi europei come la Francia, la Spagna o la Romania, ma superiore a quello della Germania.

I valori derivano da un'elaborazione di OBCT di dati sulla velocità di internet pubblicati da Ookla, che vanno dal primo trimestre del 2019 al terzo trimestre del 2024. In questo arco temporale, il paese UE che ha visto l’aumento più marcato nella velocità di internet è stato Cipro, che ha quintuplicato la propria velocità media passando in cinque anni da meno di 18 Mbps a più di 100 Mbps – ma anche in Italia la velocità media delle connessioni è aumentata di oltre quattro volte nello stesso periodo.

Gli altri paesi Ue che hanno avuto gli incrementi maggiori sono stati Croazia, Irlanda, Francia. Il caso peggiore è invece quello della Svezia, che ha "solo" raddoppiato la propria velocità di connessione e si attesta oggi su valori simili a quelli italiani.

Più Gigabit per tutti

L'espansione della banda larga è un presupposto per una maggiore digitalizzazione della società europea. Affinché favorisca anche l'inclusione socio-economica e uno sviluppo economico armonioso, è ritenuto fondamentale che il divario digitale fra le varie regioni europee si riduca progressivamente.

Gli obiettivi di digitalizzazione dell'UE sono racchiusi in iniziative come il Decennio digitale Europeo 2030 e la Gigabit society, che mirano a garantire a tutti i territori dell'Unione una maggiore connettività e la copertura con la banda larga: si tratta di obiettivi ambiziosi, che prevedono l'accesso a Internet ad alta velocità per tutte le famiglie entro il 2025, oltre alla piena copertura 5G per le aree urbane e le principali vie di comunicazione. 

Mentre le aree urbane spesso attraggono investimenti dal mercato, le regioni rurali e poco servite devono però affrontare costi elevati e una carenza di investimenti privati. È qui che interviene la politica di coesione dell'UE, che anche nell'ambito digitale cerca di colmare le disparità tra le regioni e far sì che tutti i territori possano beneficiare delle nuove opportunità offerte dalla tecnologia.

La politica di coesione convoglia ingenti risorse negli sforzi di digitalizzazione attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Per il periodo di programmazione 2021-2027, 19 Stati membri hanno accesso a 3,17 miliardi di euro di fondi destinati proprio allo sviluppo della banda larga. 

Il maggior beneficiario è la Polonia, con 800 milioni di euro. Gli altri paesi che ricevono fondi significativi sono la Spagna, con oltre 420 milioni, e la Grecia, con 342 milioni, mentre all’Italia sono destinati 102 milioni. Sono previsti anche finanziamenti pari a 1,8 milioni di euro per progetti dei programmi Interreg, ovvero quelli che investono regioni a cavallo di stati diversi.

Gli sforzi della politica di coesione si combinano con altri strumenti di finanziamento previsti o sostenuti dall'UE, come il Fondo per il collegamento dell'Europa (CEF) e i piani nazionali per la banda larga. Le sinergie aiutano a massimizzare l'impatto e allineare gli sforzi di digitalizzazione con le più ampie priorità di sviluppo, tra cui la crescita economica, l'innovazione e l'inclusione sociale. L'integrazione della digitalizzazione nella politica di coesione va infatti oltre il mero aspetto della tecnologia e delle comunicazioni, favorendo benefici più ampi.

Mentre l'UE si muove verso i suoi obiettivi digitali per il 2030, l'interazione tra digitalizzazione e politica di coesione rimarrà fondamentale per creando una società digitale più resiliente e unita. Gli stati membri però dovranno sforzarsi di spendere tutti i fondi stanziati ed evitare che, come avvenuto nel periodo di programmazione 2014-2020, un mancato utilizzo di questi fondi possa limitare l'impatto trasformativo della digitalizzazione.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.