Per l'opposizione non se è mai andato, era solo dietro le quinte. L'oligarca georgiano Bidzina Ivanishvili, fondatore del Sogno georgiano, è sceso in politica nel 2012 per poi abbandonare dopo un anno da premier. Nel 2018 era tornato, ma solo per sparire di nuovo. Ora però torna in campo per le politiche di quest'anno
Non c’è due senza tre: ecco la terza discesa in campo di Bidzina Ivanishvili, l’eminenza grigia della politica georgiana. Ivanishvili è l’oligarca che detiene dal solo il 30% del PIL nazionale. Le indagini di ONG indipendenti in questi anni hanno dimostrato che i suoi legami economici e personali con la Russia non si sono mai interrotti, e anzi i suoi investimenti nel paese dove ha creato il proprio potere sono continuati anche quando aveva incarichi istituzionali in Georgia.
Ivanishvili è indicato come il primo destinatario delle richieste europee per una de-oligarchizzazione del paese, necessaria per creare un ambiente politico ed economico realmente competitivo. È considerato il vero governatore della Georgia, nonché colui che ha fatto “ballare” i primi ministri. Il via-vai del massimo incarico esecutivo dipenderebbe dalle volontà di Ivanishvili, che ha solo brevemente ricoperto l’incarico.
Sceso in campo la prima volta con la chiara intenzione di rimuovere il team del Movimento Nazionale Unito nelle elezioni parlamentari del 2012, è diventato primo ministro della coalizione che si era raccolta intorno al Sogno Georgiano. Si è dimesso nel novembre 2013, allontanandosi ufficialmente dalla politica. La causa di queste anomale dimissioni, dopo solo un anno di governo, sarebbe stata, a detta sua, l’aver realizzato tutti i punti per cui si era fatto eleggere.
Nel 2018, dopo una pausa quinquennale, Ivanishvili è tornato in politica, assumendo la presidenza del Sogno Georgiano e sostenendo attivamente l'elezione della presidente Salome Zourabishvili.
La Zourabishvili è stata eletta, ma i rapporti fra il partito e la presidente si sono deteriorati al punto che lo stesso partito che l’aveva proposta ne ha lanciato l’impeachment.
Nonostante l'annuncio del suo ritiro, i sospetti sul fatto che Ivanishvili abbia continuato a esercitare influenza dietro le quinte, plasmando decisioni cruciali nel paese, non sono mai mancati. Ora la ri-discesa in campo viene inserita nel quadro delle imminenti elezioni, ed evidentemente il patron del Sogno non ritiene che le retrovie siano una posizione sufficiente per le elezioni parlamentari nel 2024.
La posizione scelta per giocare la sua partita è quella di presidente onorario del Sogno , condizione che consolida il suo ruolo all'interno del partito e alimenta nuove speculazioni sulla sua continua influenza sulla politica georgiana, e possibili bordate in vista. Il partito ha emendato il proprio ordinamento affinché l’incarico da lui rivestito abbia un indiscutibile peso politico.
Il manifesto
Ivanishvili ha fatto il suo "discorso manifesto " sul senso del suo nuovo incarico durante il congresso di fine anno del 30 dicembre presso la sede del partito, spiegando cosa lo avrebbe persuaso a lasciare quello che sarebbe stato una sorta di "divino isolamento" dalla politica attiva. Ha citato le sfide globali e la sempre più complessa situazione geopolitica attorno alla Georgia. Ha sottolineato la necessità di proteggere l'identità nazionale della Georgia, ripristinare la sovranità, unire il paese e raggiungere gli obiettivi di politica estera, con un focus principale sull'integrazione nell'Unione Europea.
Ha poi spiegato che il suo ruolo è fondamentale per mantenere funzionante il partito di governo. Stando alla sua lettura del quadro politico, per colpa dell’opposizione il Sogno rischia di diventare un partito disfunzionale. Ivanishvili ha criticato lo stato dell'opposizione, accusandola di non essere in grado di contrastare, attraverso un sano ed efficace controllo sul potere, le eventuali degenerazioni del Sogno. Esprimendo poi preoccupazioni sull'organizzazione interna della squadra di governo, ha avvertito del potenziale rischio di compiacenza e debolezza in assenza di un’opposizione funzionante.
Secondo Ivanishvili con una opposizione così non c’è competizione, e il Sogno potrebbe vincere le elezioni senza nemmeno fare campagna elettorale. Evidenziando la forza della sua squadra, Ivanishvili ha dichiarato che il partito al potere ha bisogno di protezione dalle tentazioni umane piuttosto che di assistenza. Pur impegnandosi a essere il presidente onorario e il principale consulente del Sogno, ha confermato Irakli Kobakhidze a presidente, unico membro del partito che ha ricevuto il plauso aperto del patron. Ivanishvili vede la sua missione nella creazione di un nuovo centro di gravità per il partito, sottolineando la necessità della sua esperienza politica e di vita per guidare il paese verso i suoi obiettivi.
Le reazioni nel Sogno sono state entusiaste per il ritorno attivo del grande capo. Dal sarcastico al laconico invece quelle dell’opposizione, con commenti che vanno dal “perché, se ne era mai andato?”, a chi ipotizza che l’ordine della discesa in campo sia ordinato direttamente da Mosca . E a chi chiede a Ivanishvili se lo fa per tutelarsi dalle sanzioni che hanno colpito vari oligarchi, lui risponde che si sfonda una porta aperta, perché di fatto, dall’inizio della guerra in Ucraina lui è già sotto sanzione.
Il quadro
L’atto di accusa di Ivanishvili contro le opposizioni arriva dopo l’ennesima frammentazione del Movimento Nazionale Unito, con Nika Melia che dopo aver perso le primarie si è portato via una parte del partito e ha creato un nuovo movimento politico. Nel gennaio 2023 è infatti stato eletto Levan Khabeishvili a segretario del partito, sostenuto dalla vecchia guardia di figure legate all’era Saakashvili del Movimento, in particolare l’ex ministro degli Interni Vano Merabishvili, che è stato rilasciato dopo aver servito la pena in carcere.
Il 2023 è stato segnato da forti tensioni nel partito, che ha perso diversi membri. Il processo di sfrangiamento del Movimento va ormai avanti da un decennio, ed ha dato vita a altri partiti che oggi siedono in parlamento, come Georgia Europea di Giga Bokeria, ex enfant prodige del Movimento stesso. Da una costola del Sogno proviene invece il partito Per la Georgia di Giorgi Gakharia, ex primo ministro del Sogno defenestrato all’apice della popolarità.
Di fatto il quadro politico georgiano come si è delineato nelle elezioni del 2012 è rimasto senza grandi nuove offerte politico-culturali. La polarizzazione del periodo non è mai stata messa in discussione da terze forze veramente alternative: solo varie correnti dei due principali partiti si sono staccate nel tempo divenendo nuovi movimenti politici. La grande coalizione intorno al Sogno è scomparsa, rendendo i suoi governi sempre più monocolore e poco inclusivi di diverse sensibilità politiche.
Ci si avvia verso l’anno elettorale con i ranghi che si stanno serrando. Il Sogno ha calato la sua carta più pesante da subito, difficilmente nelle fila dell’opposizione si può tirar fuori un pezzo da novanta altrettanto di peso. Sicuramente non economico: con la nuova discesa in campo di Ivanishvili, le risorse della campagna elettorale sono da ora completamente sbilanciate.