In Georgia emendamenti alla legge sulle intercettazioni danno di fatto più poteri al governo e riducono sensibilmente i diritti dei cittadini. Superato il veto posto dalla presidente Salome Zurabishvili
(Articolo pubblicato originariamente da OC Media il 7 settembre 2022)
Il parlamento georgiano ha annullato il veto della presidente Salome Zurabishvili su una controversa legge sulla sorveglianza. Le modifiche daranno alle agenzie investigative georgiane poteri più ampi e meno vincoli.
Tutto questo nonostante una serie di scandali legati ad intercettazioni illegali - e mai indagati - e insistenti richieste da parte dell'UE per un migliore monitoraggio delle attività degli organismi preposti all'applicazione della legge.
Il 6 settembre, il parlamento georgiano ha annullato il veto della presidente Salome Zurabishvili contro un controverso pacchetto di emendamenti alla legge sulla sorveglianza, adottandolo nel primo giorno della sessione autunnale.
Il pacchetto di emendamenti era stato inizialmente approvato il 7 giugno scorso. I provvedimenti estendevano in modo sostanziale i limiti di tempo entro cui una persona può essere sottoposta a sorveglianza segreta e ampliava l'elenco dei reati che permettono operazioni di indagine segrete. Le modifiche hanno suscitato critiche sia a livello locale che internazionale.
Il 22 giugno la presidente georgiana Salome Zurabishvili ha rinviato il disegno di legge al parlamento utilizzando i suoi poteri di veto per la prima volta dall’inizio del suo mandato.
Zurabishvili ha ribadito la sua opposizione alla legge il 1° settembre, sei giorni prima che la maggioranza parlamentare di “Sogno Georgiano” trovasse i voti in parlamento per annullare il veto.
“Siamo tutti ben consapevoli di vivere in un paese in cui ognuno di noi, quando entra in un posto e vuole parlare, pensa: "Tengo il telefono acceso o devo lasciarlo fuori?"... Questa non è uno standard europeo, non è in linea con la tutela dei diritti umani", ha sottolineato Zurabishvili durante una conferenza stampa.
Salome Zurabishvili, nonostante in svariate occasioni abbia definito il suo predecessore Giorgi Margvelashvili un "vetoer" e abbia giurato di non seguire il suo esempio, ha ammesso la necessità di opporsi a questi emendamenti che ha descritto come "contrari allo stile di vita europeo".
Il veto di Zurabishvili è stato annullato lo stesso giorno in cui il premier georgiano Irakli Gharibashvili partiva per Bruxelles per discutere i progressi della Georgia nell'attuazione delle riforme istituzionali, condizione fondamentale per la candidatura all'adesione all'UE.
“Garantire la responsabilità e la supervisione delle forze dell'ordine" è stata una delle principali raccomandazioni che la Commissione europea ha rivolto alla Georgia il 17 giugno scorso, e un fattore che ha contribuito alla successiva decisione dell'UE di non concedere al paese lo status di candidato all'adesione.
“Abbassa gli standard di protezione dei diritti umani”
Il giorno dopo che il parlamento georgiano ha annullato il veto di Zurabishvili, l'Ambasciata degli Stati Uniti in Georgia ha criticato il parlamento per aver "intenzionalmente approvato una legge sulle intercettazioni che amplia la capacità del governo di monitorare i propri cittadini".
La dichiarazione dell'ambasciata prosegue affermando che gli emendamenti "non sono conformi agli standard europei" e sono "contrari alle chiare raccomandazioni della Commissione di Venezia e dei partner occidentali".
“Questo ritardo allontana la Georgia dall'integrazione europea, anziché avvicinarla", conclude la dichiarazione.
Il 9 giugno scorso erano stati 10 importanti gruppi di vigilanza, tra cui Transparency International Georgia e Open Society Georgia Foundation, a lanciare un appello alla presidente Zurabishvili affinché ponesse il veto al disegno di legge, avvertendo che le nuove norme avrebbero abbassato "notevolmente lo standard di protezione dei diritti umani nelle procedure delle azioni investigative segrete".
I gruppi hanno trovato "molto inquietanti" gli emendamenti, che consentono l’uso delle intercettazioni segrete in indagini su 77 tipi di reati, e che liberano le autorità dall'obbligo di notifica ad una persona intercettata per un periodo di tempo indefinito. Hanno avvertito che il disegno di legge faceva regredire i progressi di tutte le riforme attuate nel 2014 in questo settore.
L'opposizione al disegno di legge si è concentrata sugli scarsi risultati della Georgia nelle indagini sui casi di intercettazioni illegali ed è stata rafforzata da una dura valutazione pubblicata dalla Commissione di Venezia.
La Commissione di Venezia, un organo di consulenza legale del Consiglio d'Europa formalmente chiamato Commissione europea per la Democrazia attraverso il diritto, ha emesso il suo "parere urgente" il 26 agosto scorso.
Il documento, prodotto in seguito a una richiesta di Zurabishvili dopo aver esercitato il veto, arriva a suggerire "una revisione completa dei sistemi di sorveglianza segreta" in Georgia.
Secondo la Commissione, la nota esplicativa del disegno di legge sulla sorveglianza non ha "spiegato sufficientemente la necessità di emendamenti specifici sulle misure investigative segrete nell'attuale contesto georgiano".
La Commissione ha poi osservato che le modifiche proposte non erano giustificate, visti "i dubbi sull'efficienza del controllo giudiziario... le accuse di sorveglianza di massa illegale e di fuga di dati personali, nonché l'insufficiente meccanismo di sorveglianza e di appello".
La Commissione di Venezia ha inoltre criticato il disegno di legge in quanto affrettato e adottato in modo non inclusivo, dal momento che i legislatori georgiani hanno saltato le consultazioni con le parti interessate e gli organi costituzionali, tra cui il Difensore pubblico georgiano e il Servizio di protezione dei dati personali.
Le significative critiche locali e internazionali non hanno risparmiato al segretario parlamentare di Zurabishvili, Giorgi Mskhiladze, di essere rimproverato il 6 settembre dai membri della maggioranza per non aver offerto argomentazioni legali credibili contro gli emendamenti.
Il giorno successivo alla pubblicazione del parere, uno dei principali legislatori di Sogno Georgiano, il primo vicepresidente del parlamento georgiano Giorgi Volski, ha insistito sul fatto che la relazione fosse priva di qualsiasi argomentazione legale "effettiva e sostanziale". Volski ha quindi suggerito alla Commissione di Venezia di rivedere il proprio documento.