Con le elezioni politiche in Georgia sempre più vicine, si delineano alcuni fattori che avranno un forte impatto sulle consultazioni: dall'esclusione di buona parte dei georgiani all'estero dalle urne, alle questioni dell'integrità territoriale e dei rapporti tra stato e Chiesa ortodossa
Il 26 ottobre si vota sia per il parlamento georgiano che per il consiglio supremo dell’Agiara, organo di autogoverno della repubblica autonoma sul Mar Nero, anch'essa attualmente governata dal Sogno georgiano. Il sistema elettorale - che entra in vigore con queste elezioni - è un proporzionale puro, con lo sbarramento al 5%.
Nel febbraio 2023 la commissione elettorale centrale ha adottato un decreto che ha introdotto il voto elettronico in quasi tutti i seggi. La composizione della commissione elettorale centrale stessa è stata oggetto di emendamenti.
Nel febbraio 2024 la maggioranza ha poi passato un voto provvedimento col quale il presidente della stessa commissione e i cosiddetti membri professionali sono proposti dal presidente del parlamento invece che dal presidente della Repubblica. La commissione è composta da 16 membri (più il presidente) di cui sette sono proposti dal presidente del parlamento.
Secondo l’opposizione e un fetta importante dell'opinione pubblica, questa nuova soluzione pone sotto pressione la commissione stessa e ne compromette la neutralità. Di nuovo nel maggio nel 2024 il parlamento ha abolito un gruppo di sostegno alla commissione che includeva esperti nazionali, internazionali e provenienti dall’ufficio del mediatore civico/ombudsperson.
Un tema particolarmente spinoso è quello che riguarda i georgiani all’estero. La circoscrizione estero non ha mai rispettato l’effettivo peso demografico ed economico dei cittadini georgiani che vivono e lavorano fuori dai confini nazionali, ma che sono parte consistente del tessuto sociale ed economico del paese soprattutto attraverso le rimesse.
Sul fatto che la circoscrizione estero andasse incrementata e che fossero aperti nuovi seggi si era molto spesa la presidente Salomè Zourabishvili, e sono ormai anni che il problema viene periodicamente discusso. Ma anche in queste elezioni, e nonostante l’introduzione del voto telematico, sarà molto complicato per i georgiani all’estero andare a votare. All'estero sono stati aperti una sessantina di seggi .
Nel 2020 hanno votato circa 66mila cittadini georgiani all’estero, a fronte di una stima di oltre un milione e mezzo di espatriati. Uno dei paesi dove risiedono più georgiani, e che presumibilmente sono quasi esclusivamente bacino elettorale delle forze di opposizione, è l’Ucraina, dove, fra grandi polemiche, non sono stati aperti seggi.
Si è fatto notare che se la decisione è basata su motivazioni di sicurezza, non si capisce perché invece i seggi sono stati aperti in Israele. Insomma, la circoscrizione estero, comunque vadano le elezioni, anche nel 2024 sarà sotto-rappresentata.
La guerra e l’integrità territoriale
Il partito di governo, il Sogno Georgiano, ha chiesto agli elettori di garantirgli la maggioranza costituzionale in modo da poter implementare un programma di governo di ampio respiro e di lungo termine. Tra questi progetti quello di escludere dall’agone politico i partiti di opposizione, indicati come "movimento nazionale collettivo".
Oltre alle consuete critiche mosse contro l’ex partito di maggioranza e ai vari partiti di opposizione, per questa campagna elettorale il Sogno ha tirato fuori la guerra del 2008. Bidzina Ivanishvili, il patron del partito ha infatti accusato l’ex governo georgiano di aver causato la guerra contro la Russia nel 2008, e come allora adesso di volere aprire un secondo fronte contro la Russia a supporto della guerra in Ucraina.
Secondo il Sogno il Movimento nazionale unito e tutta l’opposizione sono controllati dall’estero da quello che viene definito il partito della guerra globale. In un discorso tenuto a Gori lo scorso 14 settembre, Bidzina Ivanishvili ha detto che la guerra del 2008 è stato il peggior tradimento possibile e ha precisato che la guerra stessa è stata una provocazione ben pianificata da fuori del paese contro i georgiani e gli ossetini, per dividerli.
Ha inoltre ribadito che la guerra è stata conseguenza di un ordine pervenuto da fuori paese ed eseguito da persone che devono essere considerate senza patria, tornado ad evocare un processo di Norimberga contro l’opposizione.
Ha poi detto che la Georgia si deve scusare con i secessionisti per la guerra del 2008, spostando quindi la responsabilità dell’invasione russa da Mosca all’opposizione. Sul partito della guerra Ivanishvili – in odore di sanzioni e con i membri del suo partito ormai paria nel contesto occidentale – ha aggiustato il tiro, dicendo che non si tratta di Washington e Bruxelles, ma di imprecisate forze che li condizionano.
In questo quadro complottista, il Sogno ribadisce che la Georgia punta ad entrare nell’Unione Europea entro il 2030, e che con i partner occidentali ci sono solo malintesi che si appianeranno da soli, e che anzi è imminente anche il ritorno all’integrità territoriale del paese.
Senza precisare quale dovrebbe essere la soluzione politica dei secessionismi abkhazo e ossetino - riconosciuti e sostenuti dalla Russia -, secondo Ivanishvili la Georgia potrebbe restaurare la sua integrità territoriale in qualsiasi momento e sarà necessario emendare la costituzione per prendere atto della nuova struttura territoriale del paese, che appunto non viene spiegato come sarà.
La laicità dello stato
Parlando da una cabina antiproiettile Ivanishvili, che paragonandosi a Donald Trump si ritiene possibile obiettivo di attentati, ha rilanciato due iniziative legate all’identità conservatrice del partito di governo. La prima è l’adozione di una legge costituzionale sulla protezione dei valori familiari e dei minori e il secondo quello di trasformare lo stato georgiano rivedendo gli accordi con la Chiesa, quindi la trasformazione della Chiesa ortodossa georgiana in chiesa di stato.
La legge ordinaria contro la comunità LGBTQ+ è già stata adottata, la presidente della Repubblica non l’ha firmata ed è stata quindi firmata dal presidente del parlamento. Ma il Sogno vuole anche una legge costituzionale in merito.
La proposta sulla revisione del Concordato ha incontrato lo scetticismo della stessa Chiesa ortodossa. Una serie di metropoliti ed esperti anche laici hanno sottolineato che trasformare la Chiesa ortodossa nella chiesa di stato implicherebbe un maggiore controllo dello stato negli affari della Chiesa.
La Chiesa ortodossa georgiana è soddisfatta dell’attuale condizione in cui le vengono riconosciuti privilegi – anche fiscali e sui diritti di proprietà – e che prevede due entità differenti (chiesa e stato) che collaborano come da concordato.
Dopo che la stessa Chiesa ha fatto marcia indietro sulla proposta, il Sogno ha ritrattato e ha parlato di un emendamento costituzionale in la stessa Chiesa verrebbe riconosciuta come pilastro dello stato.