Manca meno di un mese e mezzo al voto in Georgia: leader, schieramenti e obiettivi elettorali hanno ormai preso forma. Ventisette i partiti e le coalizioni in lizza. E mentre l'opposizione prova ad unirsi in coalizioni, il governo promette di bandire le voci critiche dopo il voto
In vista delle prossime elezioni politiche in Georgia, previste per il prossimo 26 ottobre, il quadro delle forze di opposizione si presenta meno frammentato che in passato, ma comunque con numerosi soggetti.
L’ex partito di governo post-rivoluzione delle rose, nonché principale partito di opposizione, il Movimento Nazionale Unito, ha cambiato tre leader nel giro di poco più di un anno. Nika Melia ha perso le primarie a favore di Levan Khabeishvili, ed ha lasciato il partito creandone uno proprio, "Ahali".
Khabeishvili, vittima di una pesante aggressione durante le grandi manifestazioni contro la legge sugli agenti stranieri, ha lasciato per motivi di salute e quindi la leader che porterà il partito alle elezioni è Tina Bokuchava.
Il Movimento si presenta al voto in coalizione con la "Strategia Aghmashenebeli" di Giorgi Vashadze. Il nome della coalizione è "Piattaforma per la Vittoria", ed è stata poi ampliata in un formato che include sostenitori di altri partiti nonché attivisti della società civile, sotto il nome di “Unità – per Salvare la Georgia”. Si sono uniti alla coalizione svariati membri di Georgia Europea dopo una scissione del partito.
Il partito "Ahali" di Melia sarà invece in coalizione con Girchi-Più Libertà, Droa, i Repubblicani e l’organizzazione giovanile degli azeri di Georgia. La coalizione ha preso il nome di "Per il Cambiamento" ed è stata a lungo in trattativa anche con Lelo, poi saltata. Lelo è entrato poi in coalizione con "Per il Popolo", il partito Cittadini e il movimento Piazza della Libertà nella coalizione Georgia Forte.
È difficile immaginare come saranno indirizzate le preferenze sia di voto che post-voto, nel senso che tutti i partiti qui elencati e raggruppati in diverse coalizioni sono firmatari della Carta Georgia lanciata dalla presidente Salomè Zurabishvili nel giorno dell’Indipendenza, e sono quindi vincolati agli impegni contratti nel documento programmatico voluto dalla Presidente. Si rammenta che la Carta prevede un governo e una legislatura tecnici, che in coordinazione con la presidenza arrivino a soddisfare i requisiti richiesti dall’UE per l’adesione, e quindi abolizione delle leggi anti-europeiste, la riforma della giustizia, il ri-bilanciamento dei poteri degli organi dello stato.
Il Sogno Georgiano cerca il quarto mandato
Sono passati quattro anni da quando il Sogno Georgiano ha vinto le sue terze elezioni parlamentari consecutive, ma sembra passata un’era geologica, o meglio, geopolitica. Tre guerre regionali dal 2020: proprio nell’anno delle elezioni, la guerra per il Karabakh, poi l’invasione su larga scala dell’Ucraina, e infine nel 2023 la caduta del Karabakh.
In un contesto che si è così esacerbato, il Sogno Georgiano ha abbandonato la strategia che gli aveva garantito di apparire un partito conciliante, centrista – almeno nella comunicazione – molto più di quanto lo sia mai stato nelle effettive scelte di governo. La maschera è caduta e la ricerca di un quarto mandato avviene con i toni militanti di un partito da posizioni massimaliste: include infatti nelle proprie liste candidati del partito di destra Potere al Popolo.
Lanciando la campagna elettorale con lo slogan pace, dignità e prosperità verso l’Europa Bidzina Ivanishvili - fondatore del Sogno - ha auspicato la vittoria della lista elettorale di cui è portabandiera con i due terzi dei voti, ovvero la maggioranza costituzionale. Questa maggioranza servirà per mettere fine all’esistenza dei partiti di opposizione. Ebbene sì, nei comizi elettorali di partito è stata più volte confermata la volontà di bandire per sempre l’esistenza del “Movimento nazionale collettivo”, come viene definita l’opposizione del principale partito di opposizione, le sue costole e i suoi alleati.
Questa “collettività” è accusata di essere manipolata dall’estero e di aver causato la guerra con la Russia nel 2008. Questa uscita di Ivanishvili ha immediatamente trovato eco in Russia, che l’ha trasformata in un cavallo di battaglia nei fora internazionali, trovando così sponda proprio nel governo georgiano nella propria operazione di stravolgimento delle responsabilità. È – mutatis mutandis – la stessa retorica applicata al conflitto in Ucraina: una mano straniera che spinge agenti locali ad attaccare la Russia, ed è una retorica cara al Cremlino.
Durante il comizio elettorale del 21 agosto a Mtskheta, Ivanishvili ha poi introdotto una novità sul motivo per cui si debba bandire il “collettivo”: dovrà essere cambiata la costituzione per rispondere a come evolverà la situazione con Abkhazia e Ossezia del Sud, nei prossimi mesi. Ivanishvili parla di una rinnovata integrità territoriale, senza specificare di come essa si configurerà. Ma lui è certo che l’opposizione si opporrà a questa rinnovata integrità territoriale. Anche per perseguire questo obiettivo, quindi, il Sogno ha bisogno della maggioranza costituzionale e della rimozione dell’opposizione .
Parlando dell’opposizione, Ivanishvili l’ha definita una grave malattia da cui guarire. Ha aggiunto “Le elezioni del 26 ottobre devono trasformarsi in un processo di Norimberga per in Movimento Nazionale Unito, dove la maggioranza costituzionale del popolo georgiano pronuncerà un giusto verdetto per questo gruppo di politici senza patria, per la rete di agenti stranieri pronti a firmare qualsiasi ordine antistatale”.
Queste parole hanno dato il là per una nuova campagna volta all’abolizione dell’opposizione dal panorama politico. Il primo ministro Irakli Kobakhidze ha precisato che tutte le coalizioni – l’Unità per salvare la Georgia, la Coalizione per il Cambio, e Georgia Forte – sono parte di questo collettivo da abolire e sono criminali.
L’ex primo ministro del Sogno Giorgi Gakharia, che non fa parte delle coalizioni e non ha firmato la Carta presidenziale ed ora corre con un partito solo, è perseguibile perché concorre con il Movimento in quattro municipalità. Secondo il primo ministro la procedura per abolire l’opposizione potrebbe essere iniziata da indagini della procura che potrebbero ingenerare una commissione parlamentare.
Questa procedura permetterebbe di evitare che la decisione esclusiva sia della Corte Costituzionale. La conseguenza della procedura proposta sarebbe il decadimento del mandato parlamentare ottenuto attraverso il voto da parte dei membri dell’opposizione.
L’ipotesi di mettere fuori legge le forze di opposizione ha causato costernazione nei partner occidentali. Si sono detti molto allarmati gli Stati Uniti. Mentre il collettivo Anonymous ha minacciato un cyber attacco contro un governo che diventa sempre più autoritario.