Arrivata al suo ultimo anno in carica, la presidente Salomé Zourabishvili ha lanciato una piattaforma per sostenere il percorso europeo della Georgia. Un'iniziativa contestata dalle forze della maggioranza, che la interpretano come tentativo di creare un progetto politico di opposizione
Il 6 febbraio 2024 la presidente georgiana Salomé Zourabishvili ha tenuto il suo discorso annuale al Parlamento. È stata come sempre accolta da una maggioranza che non si è alzata in piedi all'ingresso della presidente, con la quale i rapporti sono ormai largamente compromessi.
Quello di Zourabishvili è stato un discorso importante, sia per questo mandato presidenziale, sia per il momento in cui è stato tenuto. Sarà l'ultimo discorso annuale della presidente in carica, che ha auspicato di essere seguita nel suo ruolo da una figura autorevole. Ma a parte questo riferimento a chi la sostituirà, il discorso non è stato di bilancio quanto piuttosto propositivo. La congiuntura in cui è stato pronunciato è significativa: a febbraio si era prossimi alla nomina di un nuovo governo, quello che porterà al voto, e la Georgia aveva ottenuto da poco lo status di paese candidato all'Unione Europea.
Come negli anni precedenti la presidente ha sferzato duramente sia il governo che l'opposizione, e ha fatto del proprio discorso un’occasione per definire le priorità del paese, in primis l'integrazione europea per la quale lei stessa si è molto spesa.
Come fatto in altre occasioni, Zourabishvili ha messo in guardia contro la russificazione della retorica negli spazi pubblici e il fatto che la propaganda anti occidentale sia tracimata dalla nicchia di gruppi marginali per essere poi sposata dal partito di governo. Ha ricordato che in questo anno elettorale si gioca tanto del futuro del paese, ha chiamato all'appello tutti perché facciano la loro parte e seppellire per sempre il passato sovietico a favore di un futuro europeo.
L’iniziativa presidenziale
La presidente ha quindi contestualmente lanciato una specifica iniziativa volta a contribuire al processo di integrazione. L'iniziativa si chiama Piattaforma Unità per l'Europa e raccoglie politici, rappresentanti eletti, figure della società civile che la presidente incontra e con le quali si confronta.
Gli incontri sono iniziati il giorno seguente. I primi colloqui si sono tenuti con i rappresentanti dei partiti dell'opposizione, o almeno di quelli che si sono resi disponibili a partecipare all'iniziativa presidenziale.
Con l'eccezione del partito dell'ex Primo ministro Giorgi Gakharia, l'opposizione ha dato la propria disponibilità a tenere incontri bilaterali con la Zourabishvili e ne ha dato una valutazione positiva. Il governo ha invece tracciato la Piattaforma come soggetto politico promosso dalla presidenza.
Gli incontri sono poi proseguiti con la società civile e quindi le ONG. Durante o al termine di questo processo dovrebbe essere redatto un documento progettuale o di intenti sull’integrazione europea a cui qualche partito di opposizione si è preventivamente impegnato ad aderire qualora vincesse le elezioni.
A fine febbraio la presidente ha incontrato rappresentanti della società civile , media e professionisti che lavorano per sostenere la Georgia nel suo percorso verso l’integrazione nell’UE. La presidente ha ricevuto i principali ricercatori europei che lavorano su questioni di ampliamento dell’UE e esperti provenienti da think-tank locali che si trovano in Georgia nell’ambito del progetto Horizon Europe.
Horizon è un programma della Commissione UE di ricerca e innovazione, attraverso bandi di selezione in Europa e paesi associati. Le attività finanziate dal programma devono concentrarsi esclusivamente su applicazioni civili.
L’associazionismo pro-europeo sotto tiro
Mentre la presidente cerca di coinvolgere a 360 gradi la società civile in un percorso inclusivo, l’espressione della stessa società civile nel paese rimane sotto tiro del governo, a riprova di come questa coabitazione di presidenza e governo sia complicata per questioni di incompatibilità di valori e lettura del paese.
Un recente rapporto del Consiglio d’Europa analizza come la società civile e l’associazionismo vengono percepiti e quali sfide incontrano nello svolgere le loro missioni. Fra i paesi trattati ci sono sia l’Italia che la Georgia, e lo studio certifica come l’associazionismo georgiano sia sotto tiro.
Stando all’auto valutazione delle ONG, le fonti significative di stigmatizzazione includono le autorità pubbliche, i politici soprattutto di alto profilo, i media pro-governativi, la Chiesa, i gruppi estremisti di destra.
Le autorità pubbliche sono state identificate in modo particolare come la fonte principale di stigmatizzazione, sia attraverso le loro azioni che per il loro fallimento nel proteggere i diritti delle ONG. Come giustificazione per la stigmatizzazione spesso le autorità si appellano alla protezione dei valori tradizionali, della moralità, della sicurezza nazionale e della difesa dall'interferenza straniera.
Le ONG che lavorano sui diritti delle minoranze religiose e di genere, delle donne, contro la corruzione e il giornalismo investigativo hanno segnalato un alto livello di ostilità. Le ONG lamentano poi di essere escluse dai processi decisionali e dalla loro funzione di amicus curiae, di consulenti nel redigere le leggi in quelli che sono i loro settori di competenza.
C’è poi una questione di sicurezza: gli attivisti che subiscono aggressioni sostengono che non si sentono tutelati dalle forze dell’ordine: sicuramente il caso più plateale sono le sistematiche aggressioni in occasione degli eventi della comunità LGBT+.
Ci sono settori che le ONG identificano come aree in cui si opera in ambiente particolarmente ostile, sia costantemente, sia in occasione di particolari eventi: proprio quell’integrazione europea verso cui il dialogo presidenziale cerca di essere quanto più inclusivo è uno dei settori verso cui il governo sembra più disturbato dalle attività dell’associazionismo.
Nel 2022 la grande campagna e le grandi manifestazioni con lo slogan “Go Home, to Europe” sono state seguite da attività sociali e politiche che dimostravano un irrigidimento dell'atteggiamento del governo georgiano nei confronti delle ONG. Questo irrigidimento si è materializzato con accuse, attacchi verbali e la deliberata diffusione di disinformazione contro le ONG.
La risposta della società civile al processo di adesione della Georgia all’UE sembra essere proprio uno dei fattori che innesca i più feroci attacchi retorici da parte dei leader governativi e dei media pro-governativi. Tuttavia, il governo è rimasto aperto a collaborare con le ONG su iniziative meno politicamente sensibili.