Siringa e cucchiaio per iniettarsi eroina © Leonardo.G/Shutterstock

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La battaglia contro la droga in Georgia è più punitiva che preventiva. Il Social Justice Centre, che ogni anno pubblica un report su questo tema, evidenzia una serie di criticità dei quadri legislativo, sociale e culturale relativi alle droghe nel paese

01/09/2023 -  Marilisa Lorusso

Del Caucaso si ricorda sempre l’importanza e il potenziale come crocevia di popoli e di storia, dall’Europa all’Asia e al Medio Oriente, nonché estrema propaggine del così detto Mediterraneo allargato. Questo è vero per la storia, per i mercati, per i commerci, per le vicende di tanti viaggiatori di ieri ed oggi, ma è vero anche per un mercato che si muove molto, e sottotraccia: il mercato delle droghe.

Dall’Asia all’Europa, dalle aree di produzione a quelle di consumo, per il Caucaso transitano vari tipi di droghe. Al mercato delle droghe tradizionali provenienti da Afghanistan ed altre zone di produzione, si sono aggiunte le nuove droghe sintetiche, con la Russia che è diventato un grande laboratorio in grado di entrare nei mercati anche con il supporto del dark web, divenuto strumento fondamentale per le transazioni economiche non tracciabili.

La Georgia, anche per via della sua collocazione geografica, è nota per le sue politiche draconiane rispetto al consumo e allo spaccio di droghe. Le misure repressive dei governi georgiani hanno preso forma intorno al mercato delle droghe tradizionali e il risultato – secondo alcuni osservatori – è stato che i consumatori si sono gettati nei mercati alternativi dei sostituti sintetici, alcuni sviluppati partendo dall’accesso a preparati chimici legali.

Il recente report del Social Justice Centre georgiano (Drug Policy in Georgia, 2023 ), punta il dito su una serie di criticità dei quadri legislativo, sociale, e culturale delle droghe nel paese. Il Social Justice Centre pubblica annualmente report in merito, e quello appena uscito è il primo a fare un bilancio sul tema dopo l’allentamento delle misure anti-covid.

Il periodo covid è stato infatti un momento particolare per la lotta alla droga: i lunghi periodi di isolamento e la riduzione degli eventi collettivi hanno fatto sì che il mercato della droga si spostasse in realtà ancora più difficili da rintracciare, e i dati relativi ai casi identificati e agli arresti negli anni del covid non rispondono all’effettiva circolazione delle droghe. I dati del 2022 sono più o meno in linea con la fase pre-pandemica.

Le misure

La battaglia contro la droga in Georgia è più punitiva che preventiva. Il Social Justice Centre si batte perché il consumo di droga smetta di essere connotato come reato ma perché venga considerato un problema legato alla salute della persona, e che in questa ottica si attivino meccanismi di consapevolezza sugli effetti dell’uso ma soprattutto dell’abuso delle droghe e di accompagnamento alla guarigione dalle dipendenze.

In Georgia, come in molti altri paesi, il discorso sulla droga non si articola in questo modo. Il paese aveva, prima del covid, una routine di test di positività obbligatori, che secondo il Social Justice Centre erano molto spesso imposti in base a stereotipi e luoghi comuni da parte di forze dell’ordine non particolarmente formate per la battaglia alle dipendenze. Dopo il covid pare che questa pratica piuttosto invasiva della privacy sia numericamente ridotta e i controlli siano più mirati. Dei controllati, il 72% risultano positivi nel 2022.

La positività così come il possesso anche di piccole quantità di droghe implica una situazione di violazione o penale o amministrativa. Le pene più comuni sono il rilascio su condizionale (66% dei casi di tribunali di primo grado), mentre quelle più rare sono l’affidamento a una comunità. Rimane alta la percentuale di popolazione carceraria per reati legati all’uso o allo spaccio di sostanze stupefacenti. Una condanna – ma anche una multa amministrativa - per possesso di droga ha implicazioni importanti. Si perdono infatti alcuni diritti civili: il diritto di guidare, di esercitare alcune professioni (medico, farmacista, avvocato, maestra/o, insegnate, professore), di avere incarichi pubblici, di essere eletto, o di acquistare produrre e detenere armi. Queste limitazioni possono durare dai 3 ai 20 anni.

Alternative

La lotta alla droga è una sfida enorme, una battaglia che in qualche modo troppo spesso si considera persa in partenza. La droga è parte delle nostre società, e pare essere qui per rimanere. Per questo è ancora più importante che ci sia piena consapevolezza di cosa sono le diverse droghe, di come agiscono, di che impatto abbiano sulla salute e si lavori costantemente sui meccanismi di riduzione dell’impatto e sui percorsi per chi ha deciso di smettere.

Si stima che dai 50.000 ai 56.000 georgiani si droghino in endovena, ma non ci sono statistiche sui casi annui di overdose. Il Social Justice Center sottolinea le carenze e la difficoltà nell’accesso al naloxone. Il naloxone, che può essere un salvavita in caso di overdose, è disponibile in solo 10 farmacie della capitale, e in 9 altre distribuite nelle regioni. Nella redazione del report sono state chieste informazioni alle farmacie sulla quantità totale di naloxone importato e venduto dalle stesse, senza ottenere risposte. Altrettanto frustranti sono state le comunicazioni con il ministero degli Interni, il ministero degli Sfollati dai territori occupati, del Lavoro, della Sanità e degli Affari Sociali della Georgia, a riprova che il mondo della droga viaggia ancora troppo sottotraccia anche nella raccolta sistematica dei dati.

Attualmente sono attivi programmi nelle scuole per la prevenzione dell’uso e dell’abuso di droghe, uno per i ragazzi con meno di 13 anni, uno per quelli di età superiore. Dal 2005 la Georgia ha adottato un programma per disintossicarsi basato su uso di sostanze che aiutino a mitigare l’astinenza. Fino al 2005 l’unico metodo adottato era appunto l’astinenza totale dall’assunzione di droghe. Il percorso è ora anche accompagnato da una riabilitazione psicologica. I farmaci sostitutivi disponibili nel paese sono il metadone e il suboxone e stando al dato del 2022, 12.000 persone erano in cura per disintossicarsi. I 22 centri presenti nel paese non sono distribuiti in modo capillare e un paio di regioni restano scoperte.

Le sfide sono molte, e fra queste anche quanto il recupero dei tossicodipendenti sia considerato una priorità, e quindi quanto i programmi a loro dedicati siano finanziati adeguatamente. O quanto ancora si ritenga che drogarsi sia soprattutto un reato , per cui il percorso è quello dei tribunali e delle carceri.