Illustrazione: Mananiko Kobakhidze/Chai Khana

Con la pandemia stanno vivendo un doppio isolamento: sono i diversamente abili della Georgia. Ma dall'emergenza potrebbe nascere una nuova empatia

26/05/2020 -  Lasha Shakulashvili

(Pubblicato originariamente da Chai Khana , il 29 aprile 2020)

Illustrazioni: Mananiko Kobakhidze

Il covid-19 ha costretto milioni di persone in tutto il mondo all'isolamento a causa delle misure di distanziamento sociale e delle restrizioni nazionali di emergenza. Ma per alcuni l'isolamento appartiene da sempre alla propria quotidianità. Come molte ex repubbliche sovietiche, la Georgia è alle prese con l'eredità dell'isolamento delle persone con disabilità, a casa o in un istituto.

In Georgia, secondo le ultime statistiche disponibili (dati sulle case di cura per anziani e disabili) vi sono 340 persone negli istituti e 125.104 persone ricevono assistenza sociale per disabilità. A loro favore il governo sta stanziando alcuni fondi per i cittadini gravemente disabili nell'ambito del pacchetto di assistenza sociale Covid-19, ma il numero dei beneficiari non è stato ancora comunicato.

Molte comunità non hanno servizi per i disabili e la errata percezione comune - tra cui le paure che le disabilità siano una minaccia o contagiose - significa che le persone con disabilità rischiano di essere intrappolate in eterne quarantene.

"Nelle zone rurali la gente ha paura che avere una persona con disabilità all'interno della famiglia possa inviare all'esterno messaggi sbagliati sul fatto di avere 'geni cattivi', quindi l'isolamento stretto dei propri cari è purtroppo una pratica comune", sottolinea Esma Gumberidze.

Esma, 25 anni, è ipovedente e membro del Consiglio Consultivo Nazionale per il monitoraggio della protezione, della promozione e dell'attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Inoltre, Esma è la rappresentante 2019/2020 dei giovani della Georgia presso le Nazioni Unite.

La Georgia ha firmato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) nel 2014. L'articolo 19 della Convenzione stabilisce che le persone con disabilità devono avere accesso a una serie di servizi di sostegno a domicilio, residenziali e altri servizi di supporto alla comunità, come l'assistenza per un maggiore coinvolgimento nella comunità e per prevenire l'isolamento o la segregazione dalla comunità.

Esma, che è un'attiva sostenitrice dei diritti delle persone con disabilità, ricorda un caso di una comunità rurale, dove una donna con disabilità psico-sociale era stata incatenata nel suo cortile di casa e nessuno del villaggio l'aveva mai vista.

"Il genere gioca un ruolo importante quando si discute dell'isolamento forzato delle persone da parte dei loro familiari. Le donne sono più vulnerabili in questi scenari perché spesso le famiglie temono che le loro familiari vengano violentate o rapite e quindi vengono tenute lontane dai vicini e dalla gente in generale", dice Esma.

Lei e altri portavoce vedono questo periodo di isolamento forzato a livello globale come un'opportunità, un'opportunità per la società di acquisire empatia per le sfide che i disabili devono affrontare in Georgia.

"Spero che l'isolamento aiuti tutti ad apprendere che le persone con disabilità esistono, che ci sia una pandemia globale o meno", osserva Salome Ketsbaia, anche lei ipovedente.

"Il Covid-19 ha causato un doppio isolamento per le persone con disabilità. Molti disabili vivono per lo più al chiuso e sono fortemente dipendenti dai loro familiari. Questi ultimi ora non possono uscire liberamente dalle loro case e quindi i disabili sperimentano un isolamento ancora maggiore dal mondo esterno".

Salome, 19 anni, aveva 12 anni quando ha perso la vista, e ricorda come ci si sente a passare da una vita normale, piena di possibilità, all'essere isolati e bloccati dentro di sé.

"Abbiamo bisogno di persone che ci aiutino e siano più empatiche nei confronti dei disabili, in modo che l'ambiente in cui tutti viviamo si trasformi in un ambiente più accessibile".

Levan Kikishvili, 33 anni, ha sperimentato in prima persona come l'accesso e l'accettazione possono fare la differenza. Nato con un grave glaucoma, la sua famiglia lo ha tenuto in casa per tenerlo al sicuro.

Ma sua nonna era "ribelle" nella sua ricerca di medici, e alla fine ne trovò uno a Telavi, una città della Georgia orientale. "Sono così fortunato che l'abbia fatto". Aveva incontrato un medico meraviglioso a Telavi che gli aveva consigliato di non tenermi in casa e di portarmi invece alla scuola speciale per bambini non vedenti e ipovedenti di Tbilisi", racconta Levan.

"Nonostante la stretta resistenza della mia famiglia, mia nonna mi ha miracolosamente fatto uscire dal mio villaggio e mi ha fatto entrare in quella scuola speciale".

Dice che far parte di una comunità può "trasformare in modo significativo la vita delle persone con disabilità".

Ana Durglishvili, psicologa, concorda sul fatto che la socializzazione è vitale per gli esseri umani. "L’avere dei compagni e l'essere in società fa di ognuno di noi quello che siamo", osserva.

Levan ricorda che la sua vita è cambiata radicalmente dopo il suo arrivo a scuola. "Dopo l'iscrizione alla scuola speciale, ho iniziato a frequentare le funzioni religiose, dove ho incontrato decine di persone, che mi hanno portato a fare escursioni e ad altri eventi sociali. I miei familiari sono sorpresi di vedere come mi occupo delle faccende quotidiane dopo essere stato integrato nella società; sono in grado di svolgere compiti che avevano sempre creduto che non sarei mai stato in grado di fare", afferma Levan.

I sostenitori dei diritti umani osservano che le persone con disabilità sono spesso "in gran parte invisibili" nella società georgiana. Salome aggiunge che le persone con bisogni speciali "hanno difficoltà a fidarsi della società". "Temiamo che tutto ciò che hanno per noi sia la compassione, mentre noi cerchiamo la fiducia reciproca e la comprensione", dice.

Levan dice che da quando è stato annunciato lo stato di emergenza nazionale, la gente è stata più empatica e disposta ad aiutarlo.

I negozi di alimentari locali gli consegnano regolarmente i prodotti; inoltre, nonostante il fatto che si sia già diplomato al suo istituto professionale, l'amministrazione della scuola gli ha permesso di vivere gratuitamente nello studentato fino alla fine della pandemia.

"Mentre le persone sono in isolamento e rimangono a casa, sento che sono più consapevoli nei miei confronti rispetto a prima. Sanno che potrei aver bisogno di assistenza e sono sempre pronti ad aiutarmi, senza che io chieda aiuto", racconta Levan.